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PORTIMAO - «L’accelerazione di queste macchine è paurosa». Fernando Alonso in versione endurance, appare quasi stupito. A meno di una settimana dall’inizio dei primi test di F1 a Barcellona, il pilota spagnolo ha dato il via alla sua seconda vita da pilota, al volante di un prototipo. Parteciperà con la Toyota al Mondiale Wec, che si svilupperà nell’arco di due stagioni, cioè fino al 2019, con otto gare in programma, cinque quest’anno e tre il prossimo. Con l’obiettivo dichiarato di vincere la «24 Ore» di Le Mans e magari anche questo supercampionato. Per ora lascia da parte la Formula Indy, lasciando però una porta aperta per il futuro. Per tre giorni ha lavorato su questa bella pista che si trova nell’Algarve, in Portogallo. Prove a 360 gradi di giorno e di notte, con sessioni anche molto lunghe. Lo stesso target della Toyota, che mette in pista due prototipi, anche un secondo con Conway, Kobajashi e Lopez e che usa le corse per sviluppare nuove tecnologie e vuole battere proprio la corsa di durata più famosa del mondo, contro rivali che qualcuno dice, sulla carta, che potrebbero infastidirla. E poi si sa che in 24 ore può sempre succedere di tutto. Sono ammesse sorprese, come già accaduto.
Come è nata questa folle idea?
«Nel 2014 fui invitato a fare lo starter per quella gara in Francia. Rimasi impressionato dalle macchina, dall’atmosfera. E pensai: un giorno correrò qui. C’è stata la possibilità quando ero alla Ferrari. Ma non se ne fece nulla. Il tarlo però mi era rimasto. Ed adesso colgo l’opportunità che mi ha offerto la Toyota. Gareggerò con un’auto molto competitiva e con una grande squadra».
Ventun GP da disputare con la McLaren e cinque con la Casa giapponese. Non è troppo?
«E’ tutto programmato nei minimi particolari. So già adesso quali aerei prenderò, come saranno i viaggi da una parte all’altra del mondo. Non mi spaventa, avrò anche qualche momento libero per stare con la famiglia e con gli amici. Comunque quello dell’impegno è il problema più grosso, non quello delle corse. Le interviste, gli sponsor, i tifosi, cercherò di gestirli al meglio».
Lei ha 36 anni e ha cominciato con i kar da bambino e dal 2001 è in F1.
«Mi sento giovane e in piena forma. Mi alleno molto e sono motivato. Ho ancora fame».
Di soldi?
«No, da questo punto di vista non mi posso lamentare. La verità è che mi piace correre, la sfida. Credo di essere l’unico, e lo dico immodestamente, che può disputare due campionati e vincerli».
Cosa vuol dire dividere la macchina con altri piloti: Buemi e Nakajima. Se uno farà un incidente, lei rimarrà a piedi...
«In Formula 1 ho passato gli ultimi tre anni fermo ai box che mi riportassero la macchina che si era fermata. Ci ho fatto il callo... No, mi piace questa formula».
Lei è famoso per avere avuto molte volte delle difficoltà con i compagni di squadra.
«Qui è tutto diverso. Nel mondo dei GP ci frequentiamo durante i briefing, ma onestamente non siamo amici. Il compagno di squadra è il primo rivale. Nell’endurance c’è il tempo per parlare, ci scambiamo opinioni e dati perché guidiamo la stessa macchina, è proprio l’ambiente a essere differente. La competizione non è individuale ma con gli altri team».
E’ difficile guidare una vettura così lontana dalla Formula 1?
«Sono un apprendista, sto imparando. I cavalli della power unit ibrida della TS050 sono tanti: fra motore atmosferico turbo e quelli elettrici sono 1000. Ma qui abbiamo tanti aiuti elettronici come il controllo della trazione che è integrale, il bilanciamento della potenza fra una ruota e l’altra. Certo bisogna lavorare molto, ma sono già a buon punto. Comunque è tutta un’altra cosa dalla F1, quindi bisogna adattarsi. Fare i conti con la guida di notte e con la pioggia. Però qui abbiamo i tergicristalli e le ruote posteriori sono coperte, quindi non spruzzano».
Vogliamo parlare anche di F1? Ci dica qualcosa della McLaren...
«Potrei raccontare come saranno i colori. Come possiamo sapere se sarà competitiva? E’ chiaro che lo spero».
Per la terza volta guiderà una macchina con motore Renault.
«Per adesso è andata abbastanza bene. Vedremo. Al momento nessuno e nessuna squadra ha ancora delle certezze».