Maserati show a Montecarlo. Svela Tridente ed è 100% elettrica, non è un’auto ma una barca da 40 nodi
Maserati MC20 GT2 Stradale, a Monza svelata la sportiva del Tridente che prende ispirazione dal mondo delle competizioni
GT2 European Series, Monza: KTM risponde con Kofler-Koch, Maserati LP Racing tiene aperti i giochi con Gorini-Tamburini
La Ds Penske ha ufficializzato l'ingaggio di Maximilian Günther, il 27enne pilota tedesco che ha corso per due anni con la Maserati in Formula E regalando alla casa del Tridente il primo storico successo con una monoposto a ruote scoperte a 66 anni distanza dall'ultima volta. Nell'albo d'oro del costruttore modenese succede a Manuel Fangio, che si era imposto in Formula 1. Il trasloco era noto da tempo: è stato una sorta di “scambio” con Stoffel Vandoorne, che ha lasciato la scuderia franco americana per andare in Maserati. Nel mondiale elettrico Günther ha già vinto 5 ePrix: in Cile, Germania, Stati Uniti, Indonesia e Giappone. Il suo obiettivo, però, è un altro: «Sono molto contento di questo nuovo progetto – spiega – e sono qui per vincere il mondiale. Credo che questa sia la scuderia con il progetto più solido».
Parti quasi avvantaggiato: la monoposto ti è già familiare.
«Da due anni corro con Stellantis e conosco le basi della macchina, certo. Molte cose credo di saperle, incluso il fatto che la Ds Penske sviluppa la monoposto in modo diverso».
Hai detto che vuoi vincere: proprio subito?
«Voglio diventare campione di Formula E, sì. E per questo serve un gran lavoro, il migliore possibile, per cominciare a guadagnare quanti più punti in una visione di uno o due anni».
Nelle ultime stagioni hanno dominato altri: da dove deriva la tua sicurezza sulla solidità del progetto?
«La scuderia lavora bene e ci sono ottime persone. Ds è il marchio che ha vinto di più in assoluto in Formula E: lo dicono i numeri, non io. È evidente che io sia contento di rappresentare un costruttore così».
E?
«E sono contento di ritrovare Penske: ho debuttato con lui in Formula E. È una sensazione speciale».
Come sarà correre con Vergne, l'unico ad aver vinto due volte il titolo?
«Sarà bello. Abbiamo un rapporto pieno di rispetto: è un pilota di prima classe e abbiamo già condiviso parecchie sfide per il podio».
Non è meglio essere il numero uno di una scuderia per avere tutta l'attenzione della squadra?
«Risposta semplice: considero fondamentale confrontarmi con i più forti per riuscire ad offrire la miglior versione di me stesso e dare il massimo. Senza contare che se hai un compagno di squadra così, sai anche che puoi lavorare allo sviluppo della macchina e “spingere” su questo aspetto».
Il momento più bello in Formula E, finora?
«Direi sicuramente la prima vittoria, nel 2020 a Santiago del Cile: è stato il mio primo successo da professionista, un sogno che si è avverato. Molto emozionale».
Il peggiore?
«Onestamente? Non ho tutti questi brutti ricordi, ma non posso nascondere che a Londra, nella penultima gara della passata stagione, ho provato molta delusione quando, dopo essere partito undicesimo ero risalito fino al secondo posto e, a tre giri dalla fine, la macchina si è fermata per un problema alla trasmissione. È stato doloroso».
I rivali del prossimo campionato?
«Il livello è molto alto, ma è chiaro che sia i piloti di Porsche sia quelli di Jaguar lotteranno per il titolo. Noi proveremo a dire la nostra, ma ce ne sono altri che vorranno fare sentire la loro voce».
Roma resta fuori dal calendario.
«Mi mancherà. Mi piacciono i circuiti cittadini perché sono quelli che ti costringono a dare il massimo. Roma era un tracciato simbolo e uno dei miei preferiti, per non dire di quanto sia bella la città. Ma non dobbiamo dimenticare che corriamo comunque in metropoli importanti e in altri bei circuiti».