Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia

Nalli (Suzuki): «Il recupero di energia è per tutti, l’intera nostra gamma sarà ibrida»

di Nicola Desiderio
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Una crescita ininterrotta che dura da 7 anni e culminata nel 2019. È così che Suzuki si sta ritagliando una fetta sempre più ampia del mercato italiano. «Stiamo crescendo dal 2013 senza sosta – dice il presidente di Suzuki Italia, Massimo Nalli – e nel 2019 abbiamo immatricolato 38.300 unità pari al 2% di quota di mercato. Non potremo confermare la crescita data la contingenza in corso e penso che anche chi avrebbe dovuto acquistare una vettura entro fine anno ora è condizionato dall’emergenza».

Quale è stata la ragione principale di questa ascesa?
«Sicuramente il prodotto. Le nostre auto hanno dimensioni molto compatte e questo ci ha permesso di attaccare i segmenti A e B che rappresentano la parte più corposa del nostro mercato. L’altro fattore è tecnologico. Da un lato per la ricca dotazione di sicurezza, di serie anche sulle auto più piccole. Dall’altro c’è l’ibrido. Lo abbiamo presentato nel 2016 sulla Baleno e siamo stati i primi ad avere un ibrido “leggero”, cioè con un basso impatto su prezzo, peso e spazio, ma con un miglioramento sui consumi del 10-15%. Questo sistema si è dimostrato vincente visto che tutti lo stanno adottando».

Suzuki ha in pratica il 100% della gamma ibrida. Il sistema è identico per tutti i modelli?
«È da 12 Volt su Ignis e Swift e da 48 Volt su S-Cross e Vitara che contribuisce a una riduzione dei consumi fino al 25%».

Suzuki ha un accordo con Toyota per introdurre nel 2020 un modello derivato dalla Corolla e un altro dalla RAV4, sono confermati?
«Avremo un’espansione della gamma verso i segmenti alti: una wagon e un Suv dotati di tecnologie ibride evolute. Entrambi avranno emissioni di CO2 ben al di sotto dei 95 g/km».

Questi ibridi avranno anche un carattere sportivo?
«Sì, avremo anche la Swift Sport che lanciamo con sistema a 48 Volt e che sarà la nostra prima piccola sportiva ibrida. La potenza del 4 cilindri a benzina 1.4 è diminuita da 140 a 129 cv, ma il motore elettrico da 10 kW permette di avere maggiore prontezza con consumi ed emissioni inferiori».

Altro cavallo di battaglia è la Jimny che ha avuto un grande successo. Le 2mila unità per il 2020 sono già esaurite. Che cosa si può dire a chi ancora la vuole?
Possiamo dire che Suzuki non vuole farne a meno e che bisogna avere pazienza perché la Jimny tornerà, ma con sistemi di propulsione innovativi».

Per l’elettrico quanto dovremo aspettare?
«Per Suzuki l’elettrico è ancora immaturo. La crescita c’è ed è notevole, ma i volumi sono ancora ridotti e ininfluenti anche per rispettare i limiti richiesti dalla UE. Aspetteremo che la domanda si consolidi e poi arriveremo, probabilmente tra un paio d’anni».

Il momento è drammatico, soprattutto per la rete di vendita e ogni previsione, al momento, è impossibile. Possiamo dire però che cosa bisognerà fare nel momento in cui tornerà la normalità?
«Probabilmente la normalità, come la intendevamo fino a 2 mesi fa non ritornerà. L’impresa dovrà affrontare sicuramente un processo di affinamento della struttura dei costi. Questa situazione, storicamente inedita, ci sta dando un’occasione per implementare cambiamenti che prima ci apparivano possibili e invece saranno necessari. Per vendere automobili ci vorranno più persone, più telefono, più web e meno investimenti sulle strutture. Se prima non eravamo convinti, ora sarà una necessità. Le case dovranno guidare questo cambiamento e gli imprenditori dovranno cogliere questa opportunità».

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Lunedì 30 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 31-03-2020 16:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA