Stephane Ratel, l uomo che ha riportato al massimo successo la categoria delle vetture Gran Turismo a Roma, dove è di casa

Stepahen Ratel, monsieur GT: «Importante non esserci fermati, passione per la competizione sono il motore. La vita è una corsa»

di Franco Carmignani
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La sua vita è davvero un romanzo e non poteva essere altrimenti visto che stiamo parlando di Stephane Ratel, l’uomo che ha riportato al massimo successo la categoria delle vetture Gran Turismo, che dopo gli anni d’oro delle Ferrari GTO, Aston Martin, Jaguar, Porsche e Cobra, ha rischiato di sparire, congiuntamente al concetto delle corse endurance, lasciando spazio alla sola F1.

E’ facile incontrarlo a Roma, dove vive per buona parte dell’anno, dalle parti di Via del Corso, merito anche dell’amicizia con Luca Pirri, un altro “cittadino del mondo” della…capitale, incrociato in pista e nelle vie del Centro.

«Quando si dice le circostanze! Arrivato a Roma ho conosciuto tante persone, ma pensare che la porta accanto a casa mia fosse quella di Pirri è incredibile! Ci siamo trovati, e abbiamo cominciato ad allenarci sul simulatore, di cui Luca è un grande fan. Lui ha le vetture, un team, così quando mi sono sentito pronto è stato naturale correre con le sue macchine, e già alla seconda gara sono arrivato secondo. Formidabile!»

Ma il pilota ha dovuto cedere all’organizzatore. Ratel cresciuto come abile venditore di auto sportive in California, ideatore di una Canonball da Parigi a Saint Tropez, poi del Trofeo Venturi con le GT del brand originale, oggi monegasco e impegnato in Formula E, il Trofeo Lamborghini, il Blancpain, la 24 Ore di Spa,  ecc.  Insomma è arrivato organizzare con la SRO qualcosa come cento gare annue compre in più di 50 eventi in 23 paesi diversi. A quel punto è scoppiato il COVID 19 che ha rischiato di travolgere tutto e non solo le corse. Ma l’SRO e gli appassionati di GT hanno tenuto duro. La maggior parte dei campionati hanno avuto luogo, le griglie si sono mantenute a dei livelli accettabili. La 24 Ore di Spa si è corsa a fine ottobre a dispetto del buio e della pioggia che si è abbattuta sulle Ardenne.

«Io penso che c’è una forma di resilienza, è importante non esserci fermati e questo vale per tutti. Del resto, piloti, gentlemen drivers, team, tutti hanno accettato tutte le restrizioni e i controlli per poter correre. E’ fondamentale che la passione, la competizione, la concorrenza a livello sportivo non si fermino. Ripeto, è la resilienza che ci spinge a continuare a vivere nonostante tutto! La vita è una corsa!» sostiene, positivo, Stéphane.

A Monza, la scorsa settimana con la 3 Ore endurance, la conferma.

«Devo dire che siamo molto soddisfatti per come stanno andando le cose, dopo i problemi del 2020. Abbiamo 44 iscritti nell’Endurance,  47 nel GT4, categoria che riteniamo molto importante. Anche in America siamo ripartiti con GT3, GT4 e turismo, in Australia abbiamo lanciato una nuova serie. In Francia abbiamo il campionato nazionale GT e Turismo. Insomma, nonostante le restrizioni… Certo, ci sono ancora problemi in Asia, in America del Sud con i diversi protocolli in vigore. Ci si trova a dover affrontare di continuo quarantene, tamponi, ecc. Questo è più semplice per i piloti della F1, che sono professionisti, mentre la maggioranza di chi corre con noi sono gentlemen drivers animati dalla passione, che alternano il week end in pista con il lavoro, e viaggiare in Giappone, in Thailandia o in Cina diventa praticamente impossibile. In più abbiamo perso alcune squadre inglesi a causa della Brexit e delle restrizioni. Il pubblico ci manca eccome, anche da un punto di vista economico. Anche mille, diecimila, quindicimila persone, o le ventimila che avevamo a Monza fino a due anni fa, fanno una certa differenza, al pari dei passi VIP e invitati.  Normalmente, il paddock di Monza dove abbiamo corso di recente è strapieno, e questo è importante per i contatti e le conoscenze a ogni livello».

E’il momento dell’auto elettrica. Come si rapporta con le corse endurance?

«Abbiamo studiato l’elettrico, ma per il momento non abbiamo ancora deciso di impegnarci. Ho sempre pensato che i campionati che dipendono dai costruttori siano fragili. La nostra filosofia si basa fin dal 2003 sulla competizione clienti, e si indirizza a piloti professionisti e amatori, giovani che aspirano a diventare professionisti, ma tutti traggono soddisfazione dalla guida, dal rumore, dalle vibrazioni, dalle lunghe distanze ecc., gli stessi FIA Motorsport Games seguono questo approccio di competizione clienti. La Formula E per definizione si basa sui costruttori che si impegnano in modo diretto. Quello della FE è l’unico campionato elettrico e indubbiamente è un successo, ma si potrà contare su programmi finanziati direttamente dalle case anche per gli altri campionati elettrici che si stanno preparando? Quanto a noi abbiamo elaborato un progetto   che è stato ritardato dal COVID 19, il GTX Tour. L’idea è quella del city-to-city, con vetture elettriche. Si basa sul concetto al Tour de France Automobile, esteso a quello d’Europa, con corse in salita e prove speciali rallistiche lungo il percorso, esposizione nel centro delle città ogni sera. A differenza del campionato elettrico in circuito è un prodotto più facilmente vendibile a clienti privati perché combina turismo e competizione, convivialità e prestazione. Ma anche se tutto il mercato globale, diventasse elettrico, ci saranno ancora corse con vetture a motore termico. Ugualmente, se il teletrasporto dovesse un giorno sostituire tutti gli altri modelli di trasporto, ci saranno ancora macchine da corsa come ci sono i cavalli da corsa e si parlerà del ruggito dei motori pluricilindrici».

Tornando alle corse di durata tradizionali quale sarà l’impatto del ritorno della Ferrari nei prototipi?

 «L’arrivo della Ferrari che va ad aggiungersi a Porsche, Peugeot e Toyota nella LMH/LMDH, la nuova categoria regina dell’Endurance, è una buona notizia per l’insieme dei campionati “Vetture Sport e GT”. Con una vetrina del genere ci saranno sempre più giovani che vorranno entrare in questa filiera, che non mancherà di approfittare dell’insieme delle nostre serie GT3 e GT4. E anche se noi non siamo che la seconda divisione rispetto al Campionato Mondiale Endurance, per noi questa svolta va benissimo».

Una provocazione per finire. Ammettiamo che Ratel debba occuparsi della F1, cosa farebbe?

«La F1 è un’equazione difficile: tecnologia e spettacolo. Le vetture hanno raggiunto livelli incredibili di velocità, frenata, pneumatici. Oggi, credo, si è arrivati a un buon compromesso tra spettacolo, competizione e rilevanza tecnologica. Io non potrei aggiungere molto di più». 

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Martedì 27 Aprile 2021 - Ultimo aggiornamento: 28-04-2021 11:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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