Tobia Cavallini, responsabile del Toyota GR Yaris Rally Cup, il campionato monomarca

Tobia Cavallini: «Il Toyota GR Yaris Rally Cup è un successo nato per una scommessa»

di Nicola Desiderio
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Tobia Cavallini è un pilota non troppo ex, dal 2018 è il responsabile del Toyota Driving Acedemy e la casa giapponese gli ha affidato il primo campionato monomarca organizzato in Italia, il Toyota GR Yaris Rally Cup che si è chiuso a Monza dopo 5 tappe, in concomitanza con l’ultima gare del WRC che ha visto Toyota conquistare entrambi i titoli. Il successo della formula sta nella partecipazione che il campionato ha subito riscosso in un periodo non facile. «Personalmente sono felicissimo. Ho creduto nel progetto e nella macchina – dice subito il pilota di Empoli – e credo che abbiamo fatto davvero un miracolo».

Perché?

«Abbiamo ufficializzato il progetto il 22 febbraio e siamo partiti 22 luglio, mesi dopo. In questi 5 mesi abbiamo fatto la prima macchina, deliberato i materiali, iniziato il processo di omologazione, sviluppato il kit di trasformazione e approntato la sua commercializzazione. E tutto con la pandemia in corso e anche questo per noi è una grande vittoria perché, con tutto il nostro entusiasmo, sapevamo che tutto si sarebbe potuto vanificare. Ed invece a Monza abbiamo visto i piloti e i team vincitori premiati addirittura da Jari Latvala, il team principal del Toyota Gazoo Racing nel WRC. Un’emozione grandissima per tutti».

Con quali dati si può fare capire quanto la Toyota GR Yaris Cup sia stato un successo?

«Beh, il primo dato è stato l’appeal immediato. Avevamo a stock 20 vetture dedicate e le abbiamo vendute tutte in 2 settimane. E siamo partiti a luglio, quando tutti avevano già fatto le loro scelte di budget per l’anno in corso. Io credo che le qualità della macchina e l’attività di comunicazione di Toyota siano stati fondamentali e credo anche che erano molti anni che non si vedeva un progetto di questo tipo in Italia. Ovviamente, anche il montepremi ha fatto la sua parte».

Quale è lo scoglio più grosso che hai incontrato?

«Il più grosso è stato l’omologazione perché la GR Yaris è stata la prima auto omologata secondo il nuovo regolamento FIA in vigore dall’inizio del 2021. Ci sono state dunque delle situazioni in cui l’interpretazione delle regole da parte di FIA e della FIR ha fatto slittare i tempi mettendo a rischio tutto. In più, sempre per il tema che non c’erano le macchine, trovarne una per fare le nostre prove, non è stato facile. Anzi, ti racconto come ne abbiamo fatta arrivare una direttamente dall’estero…»

Racconta…

«Sapevamo che in Toyota Motor Europe a Bruxelles c’era ancora qualche esemplare utilizzato per l’evento di lancio alla stampa. Allora ho interpellato un mio carissimo amico, Robert Kubika che corre proprio con un team belga (WRT, ndr) nella ELMS dove tra l’altro ha vinto il campionato. Gli ho chiesto di portarci direttamente la macchina e lui ha accettato con entusiasmo. Quando abbiamo fatto sapere a Bruxelles che la vettura sarebbe stata ritirata da Robert Kubika, pensavano fosse uno scherzo. E ne dico un’altra: l’ispezione per il montaggio del rollbar l’abbiamo fatta nel parcheggio di un aeroporto perché il tecnico era in partenza e non avevamo tempo. Insomma, situazioni da film!»

Secondo te è emerso qualche buon pilota?

«Secondo me, sì. Ed è emerso ancora di più che la GR Yaris è una macchina straordinaria, anche per affidabilità. La base è ottima, l’abbiamo modificata e abbiamo continuato ad evolverla nel corso della stagione. Motore, cambio e trasmissione sono quelli di serie e, nonostante oltre 6mila km percorsi, nessuna vettura si è mai ritirata per problemi meccanici. Solo il cambio ha mostrato fragilità dovute al fatto che è di serie, ma viene utilizzato come su un’auto da corsa, dunque in maniera impropria. Tuttavia, i guasti non hanno mai fermato la macchina. Anche a Monza abbiamo avuto problemi, ma dopo 200 km di prove speciali e senza ritiri».

Parliamo dello sviluppo tecnico della vettura nel corso dell’anno…

«Siamo partiti in modo molto conservativo per tutelare l’affidabilità e perché sapevamo di avere un’auto nuova. In termini cronometrici, all’esordio a Roma eravamo a 7 secondi al km di distanza da un’auto di categoria R5. Abbiamo continuato a lavorare e abbiamo messo il “bang”. La macchina è migliorata immediatamente di un secondo e mezzo al chilometro perché la risposta all’acceleratore è diventata più veloce e si sentiva meno il rapporto al ponte lungo. Parliamo di un’auto che fa 230 km/h autolimitati mentre una WRC Plus da 400 cavalli è raro che superi i 190 km/h. Quindi si va di seconda e terza. Abbiamo poi omologato barre antirollio più rigide. Con queste modifiche abbiamo abbassato il gap con la R5 a 3,5-4 secondi al km. Al Rally di Modena, che abbiamo trovato condizioni di aderenza ridotte, con 200 concorrenti abbiamo fatto segnare tempi che ci avrebbero permesso di stare tra il 15° e il 20° posto assoluto. Questo dimostra quanto va forte la GR Yaris e anche il valore dei piloti che vi hanno corso».

E per il futuro?

«Abbiamo provato un differenziale posteriore diverso e un cambio sequenziale da competizione che dovrebbe migliorare ulteriormente le prestazioni della vettura e anche l’affidabilità. A breve prenderemo una decisione».

Dal punto di vista sportivo, c’è qualcosa che volete cambiare?

«Quest’anno abbiamo cercato di rendere il campionato allettante e abbiamo gestito il montepremi in modo da privilegiare i team che sono quindi incentivati a mettere piloti veloci. Per questo credo che la GR Yaris Cup abbia fisiologicamente un grosso potenziale. I due piloti più forti in campionato vengono dai gruppi N e la loro esperienza li ha aiutati ad essere più veloci sulla nuova macchina, ma abbiamo giovani molto veloci come il vincitore Grossi, Romagnoli e Paperini. Ora abbiamo anche un anno di esperienza per fare tutti gli aggiustamenti».

Questo è un progetto esportabile in altri campionati e altri paesi?

«Per la GR Yaris abbiamo creato una nuova classe di omologazione (R1T Nazionale 4x4, ndr) che esiste solo in Italia. Di fatto, c’è molto interesse da tutti gli altri paesi. Diciamo che noi siamo stati apripista e siamo stati più pazzi degli altri perché intraprendere un progetto del genere con così poco tempo e poche macchine nel mezzo di una pandemia è stata quasi una follia. So che la Spagna sta preparando qualcosa del genere, ma devo dire che la nostra auto è molto più bella!».

Come è nata questa idea?

«È nato tutto in una cena del 3 febbraio 2020 a Champoluc. Eravamo lì per le attività di guida sul ghiaccio con la Toyota Driving Academy e per l’attivazione dei 20 Gazoo Garage, cioè i concessionari specializzati su auto con marchio GR. Qualcuno di loro ha iniziato a proporre di fare una gara. Da lì è nata una scommessa e ci siamo detti: vediamo se siamo in grado di fare una cosa del genere. Purtroppo il 22 febbraio c’è stato il primo caso di covid-19 e il progetto lo abbiamo messo in ghiaccio. Abbiamo ricominciato a parlarne in ottobre e utilizzato la macchina per fare da apripista al Rally di Monza dello scorso anno per sondare il terreno. Abbiamo visto subito dai tempi quale era il potenziale che avevamo in mano. A febbraio del 2021 abbiamo ufficializzato il progetto. E ora siamo qui».

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Lunedì 29 Novembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 20:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA