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VIRY CHÂTILLON – Siamo alla vigilia dell’undicesima stagione di Formula E che prenderà ufficialmente il via il 5 novembre con i test di Jarama. Tutti i team sono pronti per questa nuova avventura che vedrà il debutto delle nuove monoposto Gen3 Evo. Anche nel quartier generale di Nissan, alle porte di Parigi, fremono per tornare in pista con la loro e-4ORCE 05. L’obiettivo è quello di proseguire la striscia positiva che ha visto il team nipponico protagonista di un finale di stagione in crescendo concluso con la vittoria dell’e-Prix di Londra da parte di Oliver Rowland.
Proprio in occasione della presentazione della nuova monoposto della Casa giapponese, avvenuta nella nuova sede di Viry Châtillon, abbiamo avuto l’occasione di incontrare Tommaso Volpe, team principal e managing director Nissan Formula E, per farci raccontare come sarà la nuova stagione del campionato full electric e soprattutto quali saranno le ambizioni del team nipponico.
Ci troviamo nel nuovo quartier generale di Viry Châtillon, com’è migliorata la qualità del lavoro rispetto la vecchia sede di Le Mans?
«Ci siamo spostati dalla Factory che era di Dams, a Le Mans, dove la struttura era davvero piccola ed era difficile anche organizzarsi per quanto riguarda la gestione del magazzino. Qui a Viry Châtillon abbiamo dei sistemi di gestione automatica che rendono il lavoro più semplice e veloce. L’intera infrastruttura è ora molto più efficiente perché ogni spazio è studiato al meglio. Inoltre abbiamo colto l'occasione per reinvestire in tutti gli IT system, software e, in vista dell'anno prossimo, in training per il nostro management e per gli ingegneri. Tutte aree fondamentali nelle quali abbiamo investito per migliorare la performance».
Anche il simulatore è nuovo?
«Il simulatore è fisicamente lo stesso che avevamo a Le Mans, ma l'abbiamo aggiornato con nuovi software e nuove funzionalità. In futuro, dato che comunque stiamo anche parlando delle nuove vetture Gen 4, stiamo valutando se cambiare anche l'hardware del simulatore. Proprio in quest’ottica la stanza dedicata al simulatore è grande, per avere la possibilità di prendere un dispositivo più grande».
Quest’anno esordirà la Gen3 Evo, quanto della precedente monoposto è stato trasferito sulla nuova?
«Direi che circa il 70% dell’esperienza maturata sulla Gen3 la possiamo ritrovare sulla nuova vettura. La differenza principale sarà nell’uso della trazione integrale anche se sarà limitata alla partenza e nelle fasi di Attack Mode. Se nella partenza avrà un impatto minore, poiché verrà utilizzata da tutti i concorrenti nello stesso momento, la trazione integrale farà una grande differenza nella strategia di gara. Inoltre anche gli pneumatici hanno una nuova mescola, più morbida, quindi bisognerà considerare un tasso di degrado diverso. Queste sono le due aree in cui i nostri ingegneri hanno lavorato maggiormente».
Su quali punti vi siete focalizzati nel realizzare la nuova monoposto?
«Nello sviluppare la Gen3 Evo ci siamo focalizzati soprattutto nell'incrementare l'efficienza energetica dell'hardware. Abbiamo raggiunto un obiettivo che definirei molto aggressivo. Stiamo facendo gli ultimi calcoli, ma abbiamo fatto un bel salto in avanti. Ovviamente è una competizione, quindi bisogna vedere cosa hanno fatto gli avversari e se, magari, hanno portato un miglioramento ancora più grande del nostro. Dal mio punto di vista saremo allineati con i top team. L’anno scorso, anche se abbiamo terminato al quarto posto, abbiamo dimostrato di essere il terzo team dopo Jaguar e Porsche. In alcune occasioni siamo stati sfortunati, se tutto andrà come speriamo quest’anno potremmo essere tutti molto più vicini».
Avete già effettuato dei test, quali sono stati i primi riscontri?
«I primi gironi di test sono stati incentrati tutti sull’affidabilità. Abbiamo una nuova vettura quindi è normale che bisogna accumulare chilometri per essere sicuri che non ci siano problemi. Grossomodo buona parte dei test fatti finora erano dedicati all’affidabilità prima di effettuare l’omologazione tre settimane fa circa. Poi negli ultimi test abbiamo iniziato a focalizzarci su come massimizzare sia la performance che l’efficienza della vettura. Visto che le componenti sono omologate, nei test pre stagionali di Jarama continueremo a lavorare sul lato software».
C’è uno scambio dati tra voi e la Casa madre in Giappone?
«In Nissan abbiamo una collaborazione costante, effettuando meeting settimanali, con il reparto Advanced R&D in Giappone. Il reparto ricerca e sviluppo realizza e testa soluzioni per le vetture dei prossimi anni, alcune delle quali vengono implementate anche in Formula E. Ad esempio con la Gen3 Evo la parte hardware, quindi motore, inverter e trasmissione, è stato in parte modificato con gli input provenienti direttamente dal Giappone. Un paio di soluzioni, che erano state testate anni fa per i veicoli elettrici di Nissan, hanno trovato applicazione sulla nostra monoposto»
Qual è invece il travaso tecnologico dalla pista alla strada?
«Penso che l’esperienza maturata in Formula E si possa vedere sulle auto che guidiamo tutti i giorni tra quattro cinque anni. Nel caso specifico della Gen3 Evo, la monoposto verrà utilizzata per due anni quindi avremo tempo per generare dati che verranno studiati per essere implementati sulle vetture stradali».
Oltre a essere un team, voi di Nissan fornite anche il vostro powertrain a McLaren, c’è una sfida tra le due squadre?
«Noi lavoriamo benissimo con McLaren e abbiamo uno scambio abbastanza trasparente, poi è chiaro che in pista siamo avversari. Mi ritengo fiero della mia squadra, perché non dimentichiamoci che McLaren è l'ex team Mercedes che ha vinto due campionati di fila con le Gen2. Già lo scorso anno, il primo del sodalizio, siamo arrivati davanti di pochi punti mentre l’ultima stagione li abbiamo distanziati maggiormente. Un altro fattore da non sottovalutare è che Nissan è uno dei team più giovani in Formula E. Crediamo e investiamo molto sui nuovi talenti anche se a volte manchiamo di esperienza».
Però McLaren la scorsa stagione ha conquistato un e-Prix prima di voi…
«È vero McLaren ha vinto prima di noi nella scorsa stagione, grazie anche all’ottima prestazione di Sam Bird a San Paolo, ma voglio ricordare che Rowland è arrivato terzo superando due avversari all’ultima curva. Inoltre, proprio in Brasile, è iniziato il nostro trend positivo che ci ha portato a fare sette podi, di cui quattro di fila, ottenendo anche una vittoria. Sicuramente fa piacere che McLaren riesca ad andare forte perché porta punti anche nel campionato costruttori. Ricordiamo che, molto spesso, nelle qualifiche di Formula E tutte le vetture sono racchiuse in meno di un secondo. I distacchi sono minimi quindi figuriamoci tra due team che hanno lo stesso powertrain».
Com’è cambiata la Formula E nel corso di queste dieci stagioni?
«La Formula E esiste da soli dieci anni e stiamo per affrontare l’undicesima stagione. Quindi se viene comparata ad altre categorie è ancora una startup. Ciò nonostante fa parte del panorama delle corse automobilistiche e, a livello di posizionamento, è riconosciuto sicuramente tra i primi cinque campionati di motorsport a livello globale. Dal punto di vista del prodotto, a mio parere, la Formula E è molto più affine all’automotive per seguire e promuovere l’elettrificazione e la sostenibilità della mobilità urbana. Inoltre a livello di ricerca e sviluppo è sicuramente la più rilevante rispetto alle altre categorie di motorsport. Il fatto che si cerca sempre di correre in circuiti cittadini, o per lo meno nella metà delle gare a calendario, la pone in una posizione diversa rispetto agli altri sport».
Cosa differenzia la Formula E dagli altri sport automobilistici?
«A mio avviso il ruolo della Formula E è anche quello di comunicare una tecnologia che è anche divertente. Oggigiorno, malgrado tanta comunicazione, molte persone pensano ancora che le vetture elettriche siano noiose, lente e che le acquistino solamente coloro che non vogliono inquinare. La Formula È è l’unica piattaforma, a livello globale, che da’ un messaggio diverso. L’impressione è che ci sia molto scetticismo finché non si vede un e-Prix. A mio avviso un punto di forza della Formula E è la durata delle gare: in 45-50 minuti ci sono tanti sorpassi. Le qualifiche sono completamente differenti rispetto alle altre categorie con i duelli tra piloti. Osservando i dati, l’età media degli spettatori è molto più bassa rispetto ad altri sport».
Col passare delle stagioni però ci sono meno circuiti cittadini e sempre più circuiti permanenti…
«Noi di Nissan vorremmo mantenere sempre un calendario composto per metà da circuiti cittadini e metà da circuiti permanenti. All'inizio quando è nata la Formula E i veicoli elettrici, vuoi per l’autonomia, erano sviluppati principalmente per l’uso cittadino, quindi era naturale presentare un campionato di vetture elettriche in città, che era già comunque un'idea innovativa e difficile da implementare. Ora stiamo andando verso la Gen4 e i veicoli elettrici, man mano, sono sempre più diffusi nell’uso quotidiano. Di conseguenza anche noi dobbiamo seguire questa evoluzione pur restando fedeli al nostro DNA che sono i circuiti cittadini. Contemporaneamente è bello mostrare anche come le nostre macchine siano capaci di competere in circuiti permanenti alla pari delle altre categorie. Non abbiamo più il problema di potenza non abbiamo più il problema dell’autonomia: possiamo comunicare l'utilizzo dell'elettrico sia in città che in autostrada che sarebbe l'equivalente della nostra pista».
Questa stagione non ci sarà più un e-Prix in Italia…
«Sono rimasto molto male. Ma al di là della mia nazionalità, l'Italia è uno dei paesi cardine della Formula E con i migliori valori di broadcast e di followers. Inoltre è un mercato fondamentale a livello europeo anche per l’elettrico. Ci hanno promesso che dovremmo tornare già nella prossima stagione. Dal mio punto di vista ci dovrebbe essere almeno un e-Prix di “casa” per ogni costruttore impegnato in Formula E, quindi spero di tornare anche in India per la Mahindra».