Alberto Bombassei, presidente della Brembo, con uno degli impianti frenanti (disco e pinza) che hanno reso famosa in tutto il mondo l azienda da lui fondata

Brembo, la 24 Ore di Le Mans è tricolore. Abbiamo dominato 25 delle ultime 28 edizioni

di Alberto Bombassei
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BERGAMO - Oltre all’esperienza quarantennale in F1, Brembo vanta anche una lunga tradizione nelle gare Endurance, su tutte la 24 Ore di Le Mans: un’esperienza ricca di successi come dimostrano le 25 vittorie assolute ottenute da vetture con freni Brembo nelle ultime 28 edizioni. Recentemente non solo le vetture si sono evolute tantissimo (basti solo pensare al passaggio dai motori a benzina, a quelli diesel sino a quelli ibridi) ma gli stessi sistemi frenanti hanno subito continue evoluzioni. Un tempo, infatti, l’impianto frenante ottimale era quello che assicurava i migliori risultati in frenata. Ultimamente, invece, i freni hanno un rilevante impatto anche in termini di accelerazione e percorrenza di curva, grazie alla riduzione di dimensioni e pesi sulle masse non sospese, senza tralasciare l’affidabilità e la durata.
 

 

Le innovazioni introdotte da Brembo e che hanno completamente cambiato il profilo dei sistemi frenanti utilizzati dalle LMP1 negli ultimi anni hanno coinvolto tutti i diversi componenti dell’impianto frenante. La principale innovazione relativa ai dischi in carbonio per le competizioni endurance ha riguardato la riduzione della loro usura e di conseguenza la loro durata. In una corsa di 24 ore può risultare “decisivo” evitare la sostituzione in gara dei dischi usurati risparmiando tempo prezioso. Grazie all’introduzione di nuovo materiale d’attrito, che ha ridotto notevolmente l’usura e garantito una più efficace conducibilità termica, già nel 2001 Brembo ha consentito all’Audi R8 del Team Joest guidata da Frank Biela, Emanuele Pirro e Tom Kristensen di concludere la gara in prima posizione senza sostituire dischi e pastiglie nemmeno una volta.

L’usura incredibilmente bassa ha permesso, negli ultimi anni, inoltre di mantenere le prestazioni inalterate e ripetibili da inizio a fine gara, aspetto decisivo in una gara in cui le condizioni di grip della pista cambiano in continuazione. Per quanto riguarda le pinze freno, invece, l’evoluzione più significativa da parte di Brembo ha riguardato l’ottimizzazione del rapporto peso/rigidezza al fine di assicurare la massima rigidezza con il minor peso del corpo pinza senza comprometterne l’affidabilità.

Dopo un attento studio, nel 2006 ha introdotto le pinze monoblocco in alluminio/litio, uno sviluppo significativo in termini di peso e rigidezza rispetto alle pinze in alluminio utilizzate fino a quel momento. Ricavate dal pieno, costituiscono la soluzione ottimale per le vetture impegnate nelle gare di durata.
Novità sono state, inoltre, introdotte da Brembo anche nel fissaggio tra campana e fascia frenante. Il trascinamento a bussoline, utilizzato fino una decina di anni fa dalle LMP1 (ma diffusissimo ancora oggi tra le LMP2 per questioni di costo) è stato rimpiazzato a partire dal 2008 dal trascinamento “spline”. Si tratta di una soluzione mutuata dalla F1 che vede il diretto trascinamento del disco da parte della campana, realizzata in titanio, senza l’interposizione di elementi di unione tra i due elementi (bussoline).

I vantaggi di tale soluzione sono notevoli, sia in termini di peso, che nella miglior trasmissione della coppia frenante. Inoltre negli anni precedenti la ventilazione era fortemente limitata nella portata in ingresso per effetto del blocco causato dai fissaggi della fascia frenante, ma con l’introduzione dello “spline”, una sorta d’ingranaggio a ruota dentata, la parte interna del disco si è aperta al flusso d’aria.

Ultimamente l’attenzione di Brembo si è concentrata sull’ottimizzazione delle misure di dischi e pastiglie, per ridurre al minimo le masse non sospese: i dischi dei prototipi che solo 10 anni fa raggiungevano uno spessore di 35 mm misurano ora 30-32 mm. Allo stesso modo lo spessore delle pastiglie in carbonio è diminuito da 31,5 mm ad un massimo di 26 mm. Sembrano pochi ma sui prototipi LMP1 ogni guadagno di peso, anche solo di un chilogrammo, si traduce in un guadagno di alcuni decimi sul giro.

Per le vetture GT (GTE e GTE-pro), invece, il regolamento vieta espressamente l’utilizzo di dischi freno in carbonio, motivo per cui - per queste vetture - Brembo fornisce dischi composti con fascia frenante in ghisa e campana in alluminio, che almeno dal punto di vista dei materiali utilizzati, sono molto più simili a quelli delle automobili che usiamo quotidianamente. Prestiamo una particolare cura alle vetture delle categorie GT, si tratta di supercar come Porsche, Ferrari, Aston Martin, Corvette o Dodge che nella quasi totalità dei casi sono equipaggiate con sistemi frenanti Brembo anche nella loro versione stradale.

In questo caso l’impegno da parte nostra è doppio sia perché si tratta di migliorare ulteriormente l’impianto frenante di serie Brembo sia perché si tratta di vetture derivate dalla serie per le quali la ricerca in pista può avere una ricaduta anche per la produzione degli impianti frenanti di serie. Anche per questo motivo, ad esempio, è stata grande la soddisfazione l’anno scorso quando, a 50 anni dalla prima vittoria del 1966, la Ford ha vinto nella categoria GTE utilizzando impianti frenanti Brembo che gli hanno permesso di guadagnare secondi preziosi, mentre nella categoria GTE Am abbiamo contribuito al successo della Ferrari 458 Italia.
 

 

 

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Venerdì 16 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 23-06-2017 10:41 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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