La Toyota TS050 versione 2017

Toyota, è scattata l’ora del Sol Levante. Dopo la delusione del 2016, la casa di Nagoya vuole la vittoria

di Nicola Desiderio
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LE MANS - Tornare a Le Mans guariti e ancora più affamati di prima, ma soprattutto con un una macchina in più e uno spirito diverso. La Toyota si presenterà al circuito di Le Sarthe con i favori del pronostico, dopo due gare del WEC dove ha fatto il pieno di punti, schierando tre vetture guidate da piloti che condividono con la Casa delle Tre Ellissi il fatto di non aver mai vinto la 24 Ore. La casa di Nagoya ci prova dal 1985, quando qualcuno di loro non era neppure nato e mai come l’anno scorso ci è arrivata vicina perdendola al penultimo giro. È domenica 19 giugno del 2016, mancano meno di 3 minuti alle ore 15 e al volante della TS050 numero 5 c’è Kazuki Nakajima, la Porsche numero 2 è distante 1’14”, ma il giapponese comincia a rallentare. Tutti pensano che stia aspettando la vettura gemella per l’arrivo in parata e invece sta urlando alla radio «No power, no power!».
 

 

I sorrisi all’interno del box si congelano, gli occhi si sciolgono. Nakajima si ferma proprio sul rettilineo di fronte ai box e vede passare Neel Jani con la sua 919 Hybrid mentre i suoi compagni di squadra, Romain Dumas e Marc Lieb, rotolano per terra tra le lacrime, di gioia. In una gara che dura un giorno su un tracciato lungo 13.629 metri, la Fortuna ha scelto quei minuti e quel fazzoletto di pista per farne la vetrina di un dramma sportivo senza precedenti. Il giorno dopo è il capo dell’azienda in persona, Akio Toyoda, ad annunciare «Torneremo» e al Salone di Parigi afferma: «A noi di Toyota non piace perdere».

Troppe volte la casa di Nagoya ha sfiorato la vittoria a Le Mans e troppe volte le è sfuggita, per banalità. Nel 2016 – si è saputo più tardi – la colpa era stata del raccordo tra il turbo e l’intercooler. Nel 2014 quando la TS040, che dava 2” a giro agli avversari, si fermò alla quindicesima ora dopo la curva Arnage con un filetto di fumo. Motore? Sistema ibrido? Macché: un filo che si era surriscaldato. Senza contare i piazzamenti del 1992, 1994 e 1999, quest’ultimo funestato da numerose forature agli pneumatici posteriori, ultima delle quali a Ukyo Katayama lanciato sulla sua TS020 “GT One” a oltre 300 km/h sul lungo curvone che congiunge la curva Arnage alla Indianapolis.

La colpa fu data all’allora direttore tecnico e progettista della GT One, André de Cortanze il quale aveva deciso di allungare gli stint dei cambi gomme per tenere a distanza la BMW di Yannick Dalmas e Pierluigi Martini. In realtà a causare le forature – si seppe più tardi – erano vortici aerodinamici che risucchiavano i detriti all’interno dei passaruota. La squadra quest’anno schiera tre vetture, ma con lo stesso budget dello scorso anno. La TS050 ha mantenuto il nome e il telaio di quella del 2016, ma per il resto è cambiata totalmente. Come sempre, la vettura è sviluppata, assemblata e gestita presso la sede di Toyota Motorsport Gmbh (TMG) di Colonia, una struttura da 30.000 mq dove lavorano 300 persone e ci sono due gallerie del vento utilizzate da molti team di Formula 1. Il sistema ibrido invece arriva dal centro di ricerca e sviluppo di Higashi-Fuji, dove nascono anche le Toyota stradali e a pochi passi dall’omonimo circuito che ospita l’ultima data del calendario WEC.

Il sistema eroga oltre 1.000 cv, equamente ripartiti tra i due motori elettrici e il motore a combustione interna che è sempre un 6 cilindri a V, 2,4 litri biturbo ad iniezione diretta, ma è interamente riprogettato e funziona con un rapporto di compressione più alto e una carica più magra per essere più efficiente. Il sistema, in particolare la batteria agli ioni di litio, è stato alleggerito ed ora è capace di recuperare più energia, soprattutto attraverso il motogeneratore anteriore che spalleggia quello posteriore, molto più piccolo e incorporato nel cambio a 7 rapporti. Quest’ultimo è nuovo e, di conseguenza, lo è pure la sospensione posteriore. Anche visivamente l’auto mostra fiancate più sottili con i parafanghi anteriori più staccati dalle pance laterali. Per la prima volta, la Toyota usa i fari laser.

L’anno scorso la TS050 ha sofferto durate il campionato, ma si è mostrata particolarmente efficace a Le Mans dove riusciva a compiere stint di 14 giri, uno in più rispetto a Porsche e Audi. «Non è che noi consumavamo meno è che siamo riusciti a sfruttare tutto quello che c’era nel serbatoio» ha detto uno dei piloti rivelando uno dei segreti che potrebbero risultare fondamentali anche quest’anno che invece ha mostrato una TS050 più veloce dell’anno scorso nonostante il regolamento abbia imposto uno scivolo posteriore meno capace del 40% e uno splitter anteriore più alto di 15 mm nel tentativo di attardare le vetture di 4-5 secondi a giro.

La verità è che la TS050 ha già disintegrato il record sul giro a Spa finendo le 6 ore con 3 giri in più rispetto al 2016 e il direttore di TMG, Rob Leupen, dopo le cautele di inizio anno è certo che le vetture a Le Mans saranno 1,5-2 secondi più veloci sul giro. A dirigere in pista la squadra saranno ancora una volta Koei Saga, ceo e direttore tecnico del team Gazoo Racing oltre che responsabile ricerca e sviluppo di Toyota, e Pascal Vassellon, direttore tecnico di TMG. Nessuno dei 9 piloti ha mai vinto in Loira. La TS050 numero 7 sarà guidata da Mike Conway (GBR), Kamui Kobayashi (JAP) e Stéphane Sarrazin (FRA), la numero 9 da Yuji Kunimoto (JAP), Nicholas Lapierre (FRA) e José Maria Lopez (ARG) mentre la numero 8, che ha vinto a Silverstone e Spa, sarà affidata a Sébastien Buemi (CH), Anthony Davidson (GBR) e Kazui Nakajima (JAP). L’unico modo per guarire davvero è vincere.
 

 

 

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Venerdì 16 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 18:51 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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