LE MANS – Menzione d’onore per Isotta Fraschini. Il quattordicesimo posto finale, al termine della 24 Ore di Le Mans, per la Casa della Dea alata vale quasi quanto una vittoria. La Tipo 6 LMH realizzata dalla Michelotto Engineering finora non aveva mai effettuato più di dieci ore consecutive di test. Inoltre anche la vigilia della maratona francese è stata piuttosto tribolata. Innanzitutto martedì i meccanici della Duqueine, scuderia che fa correre il prototipo meneghino, hanno montato un motore nuovo, poi il venerdì sono stati cambiati i freni appositamente per la gara.
Il risultato finale è da lasciare sbalorditi perché la vettura si è rivelata affidabile tanto da chiudere la gara con appena nove giri di scarto dalla Ferrari dei vincitori. A pesare sul bilancio è stato un drive through, per eccesso di velocità in regime di Full Course Yellow, e una riparazione per colpa di un contatto con un’altra vettura. Mentre il brivido è arrivato allo scoccare di mezzogiorno quando, al termine di un rifornimento, la Tipo 6 LMH non è ripartita al primo colpo. Portata ai box si è capito che la mancata accezione era dovuta alla presenza di aria nei condotti del carburante.
Rispedita in pista, è toccato a Jean-Karl Vernay l’onore di tagliare il tanto agognato traguardo. Il francese ha rivestito, ancora una volta, i panni del caposquadra e dello stacanovista guidando per oltre nove ore. Ma anche i due giovani compagni di squadra si sono rivelati all’altezza della situazione. Pur non avendo mai corso a Le Mans e tantomeno una 24 ore, Antonio Serravalle e Carl Wattana Bennet hanno messo in mostra una grande maturità e spirito di squadra girando su tempi non distanti da Vernay.
Anche la Tipo 6 LMH ha fatto enormi progressi. La vettura italiana, complice l’assetto più scarico, è stata costantemente tra le più veloci sul rettilineo dell’Hunaudières. Tuttavia ha pagato dazio nell’ultimo settore, quello più guidato, chiudendo il giro con un distacco di circa tre secondi sulle Hypercar più rapide. Ciò non deve scoraggiare, perché la base del prototipo realizzato dalla Michelotto Engineering è più che valida. Il prossimo gradino da compiere sarà quello di sviluppare la Tipo 6 LMH, magari sfruttando un gettone di sviluppo, per ridurre ulteriormente il distacco dalla concorrenza.
Al termine dell’impresa il Responsabile Motorsport di Isotta Fraschini Claudio Berro ha esternato tutta la sua gioia: «Quanto ottenuto a Le Mans è il coronamento del lavoro di questi anni. Dopo tre gare di sviluppo e preparazione, questo era il risultato che volevamo: una gara senza sbavature, badando a gomme e benzina e zero problemi. La Tipo 6 LMH Competizione è stata concepita da un favoloso gruppo di tecnici della Michelotto Engineering, la gestione in pista del team Duqueine è stata impeccabile e i piloti che non hanno commesso errori. Ringrazio tutti per aver permesso questo risultato unico per Isotta Fraschini».