La Ferrari di Phill Hill

70 anni di Formula1, a cavallo dei motori millecinque. Dominio degli “squali rossi” Ferrari di Hill e Von Trips

di Franco Carmignani
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Come spesso è capitato nella sua storia, Ferrari si è fatto trovare come il più pronto al cambio di regolamento della F1 entrato in vigore dal primo gennaio 1961. Un stacco netto, con l'adozione dei motori 1,5 litri. Propulsori aspirati, di cilindrata compresa tra 1300 cc e 1500 cc, non previsti invece motori sovralimentati. Nel pacchetto figurano l’avviamento automatico, un peso minimo di 450 kg, l’impiego di benzina a 100 ottani, il doppio circuito frenante, il roll-bar.

Il nuovo regolamento annunciato già nel 1958, viene aspramente criticato dai costruttori inglesi che stavano dominando con la Cooper. Ferrari e Porsche invece approfittano delle corse della F2 che anticipa le future F1, per mettere a punto le nuove vetture. E' in questa fase che la casa di Maranello realizza la prima monoposto con motore posteriore e sarà proprio la 156 - 1.5 - 6 cilindri - a presentarsi come favorita al via della nuova stagione 1961. A Maranello c'è un nuovo progettista, Carlo Chiti, toscano e vulcanico come Lampredi, è il “papà” del V6, addirittura con due diverse inclinazioni, 65° e 120°quest'ultima oltre a un profilo più basso ha qualche CV in più (192 a 9.500 giri/min) , l'alimentazione è a carburatori, mentre il telaio è il classico traliccio tubolare in acciaio. Caratterische sono le forme della carrozzeria, con il muso a squalo e la coda rastremata, con una chiusura a “grata”. I piloti sono quelli che hanno corso con il Cavallino Rampante nel '60, i due americani Phil Hill e Ritchie Ginther, grande collaudatore, scoperto proprio da “Filippo”che lo volle con sé a una Carrera Messicana, e il barone tedesco Wolfgang Von Trips che aveva portato avanti lo sviluppo della vettura a partire dalla F2. In qualche Gran Premio ci sarà una quarta 156.

Debuttante in F1, Porsche ha derivato la sua monoposto 718/2 dalla sport RSK. Il motore è un quattro cilindri boxer, ovvero due a due a 180°da 165 CV, raffreddato ad aria e il telaio tubolare. I piloti del team di Stoccarda sono l'altro yankee Dan Gurney, che prima è transitato prima dalle parti di Modena e lo svedese Jo Bonnier, vittorioso due anni prima con la BRM 2.5 in quel di Zandvoort.

Gli inglesi, dopo una lunga querelle con la Federazione, ripiegano sul modesto quattro cilindri 1.5 della Coventry Climax con 150 CV scarsi. Bisogna sopperire con il pilota, è il teorema caro a...Stirling Moss che il 14 maggio 1961 a Montecarlo nella gara d'esordio della Formula 1 da un litro e mezzo, con la Lotus 18 della scuderia di Rob Walker priva delle parti inferiori della carrozzeria per raffreddarsi mette in fila le tre Ferrari di Ginther, Hill e von Trips.

Il vero potenziale della Ferrari appare netto a Zandvoort in Olanda con la doppietta Von Trips-Phil Hill, e il poker di Spa, Hill-Von Trips, Ginther e Olivier Gendebien, plurivincitore di Le Mans con una 156 nell'inconsueta livrea gialla (il colore nazionale belga) affittata dalla ENB (Equipe Nationale Belge).

A Reims al volante della quarta Ferrari c’è per prima volta dopo tre anni, un pilota italiano, Giancarlo Baghetti che ha “conquistato” la 156 V6 65° assegnata da Ferrari alla FISA (la federazione delle scuderie) per rilanciare l'automobilismo tricolore. Sembra tuttavia che sia la grande giornata delle Porsche, in testa alla gara nelle battute finali con Dan Gurney. A difendere le chances del Cavallino Rampante dopo i ritiri dei tre piloti titolari è rimasto solo il deb milanese che con incredibile freddezza brucia l’ex marine con una classica volata in rimonta.

Baghetti ha già vinto in Italia due gare non valide per il mondiale, a Siracusa e Napoli. Stampa e tifosi si esaltano di fronte a un nuovo “Varzi”, che si perderà nel giro di un paio d’anni. 
Segue la tripletta delle 156 ufficiali nel Gran Premio di Gran Bretagna che si corre ad Aintree, vicino al celebre ippodromo dove corrono i cavalli della Regina, poi ecco di nuovo Moss che dispone del nuovo telaio Lotus 21. Al Nurburgring sulla pista dei maestri, il re senza corona disputa la sua gara più bella dove sa gestire il variare delle condizioni meteo, pioggia, asciutto e ancora pioggia, memorabile anche perché rimarrà la sua ultima vittoria in un Gran Premio iridato.

Si decide tutto a Monza sul circuito completo con il contestato anello di velocità, tra Von Trips e Phil Hill separati da quattro punti. Ferrari schiera ben cinque “squali” rossi, le tre abituali, oltre a Baghetti e a Ricardo Rodriguez. Ma la festa è destinata a trasformarsi in una terribile tragedia che porta via il Barone tedesco e quattordici spettatori. Phil Hill alla fine non può festeggiare, travolto nelle lacrime, dal macigno dell’accaduto.

Dell’incidente che si è innescato alla staccata della Parabolica con la collisione tra la Ferrari numero 4 e la Lotus di Clark, verrà a lungo ritenuto responsabile il pilota scozzese, che a Monza troverà negli anni seguenti un clima ostile. Un ricostruzione più recente sostiene che sia Rodriguez l’autore della manovra che ha innescato il caos.

Di quella giornata c’è un ricordo da parte di Gaudenzio Fantuzzi, allora adolescente, figlio del celebre carrozziere, un vero artista, Medardo che ha lavorato per Maserati e Ferrari.

“Wolfgang Von Trips nel 1960 fece realizzare a mio padre una Formula Junior, mi sembra con la collaborazione di Colotti. Ci sono delle foto, nel libro che è stato pubblicato dalla madre di Von Trips dopo che è scomparso, di Taffy abbracciato con mio padre mentre costruiscono questa Junior TCA. La collaudò lui stesso in Autodromo.

Al Gran Premio d’Italia del 1961 capitai con mio padre all’entrata dell’Autodromo. Lì abbiamo visto arrivare Von Trips con una 1800 Familiare. Si ferma, parla con mio padre, che era con in macchina con il suo gruppo di amici, e gli dice: “Prendo tuo figlio in macchina con me e lo porto nel paddock”. Così sono salito nella 1800 Familiare e sono entrato ai box. Aveva una macchina fotografica Kodak Retinet e mi disse “Fotografa la partenza”. Io, lusingato, presi questa macchina e dopo qualche ora mi portai sulla partenza e ho fatto diverse foto. Dopo un paio di giri l’incidente… Di lui mi è rimasto questo ricordo e la macchina fotografica che ho tuttora. Fu una giornata molto triste, a un certo punto non passava più nessuno, si sentivano via via delle voci. Mio padre era andato alla seconda di Lesmo, che era il suo punto preferito. E di queste cose purtroppo ne sono successe tante…”

C’è poi il mistero della rosa bianca. L’autodromo è chiuso dopo i fatti del 10 settembre. Per giorni, però, il custode ritrovà sul ciglio della pista all’altezza della zona dell’incidente una rosa accompagnata da un biglietto. Non è tempo di gossip esasperato, ma si pensa a una possibile love story segreta. Finalmente si scoprirà che non è così, ma il gesto gentile di una ragzza profondamente colpita dalla scomparsa così crudele di un altro gentiluomo delle piste.
La prima stagione del 1500 si chiude in sordina negli USA con il primo successo della Lotus 21 ufficiale di Innes Ireland.

Passano pochi mesi e il dominio Ferrari pare un lontano ricordo. Nel 1962 c’è infatti la massiccia reazione dei costruttori inglesi grazie al nuovo motore Climax FWMV, V8 con testa in alluminio a 16 valvole con quattro alberi a camme e accensione transistorizzata Lucas.

Il Climax V8 capace di 186 CV equipaggia Lotus, Cooper, Lola, Brabham, e i due team privati UDT-Laystall e Rob Walker, per i quali Ferrari conia il famoso termine di “garagisti”assemblatori e non costruttori, status che invece appartie alla BRM. La scuderia all-british ai box della quale campeggiano due personaggi tipici come Louis Stanley e sua moglie Mrs Owen, sorella del proprietario, dispone di un nuovo sofisticato V8 16 valvole che adotta per primo un sistema di iniezione indiretta Lucas, da circa 185 CV. Tra le altre caratteristiche spiccano gli scarichi a canna d’organo, presto sostituiti dai più classici 4 in uno.

Otto cilindri pure per la nuova Porsche 804 che conserva gli schemi più cari della disposizione a cilindri contrapposti e raffreddamento ad aria con una potenza massima di 178 CV a 9.200 giri min. Con questa vettura Dan Gurney ottiene a Rouen nel Gran Premio di Francia l’unica vittoria Porsche-Porsche in F1, prima che la Casa di Stoccarda decida di abbandonare il progetto Grand Prix a fine anno. Al Gran Premio di Germania appare invece la BT3, la prima F1 di Jack Brabham e Ron Tauranac (la sigla deriva dalle iniziali dei due). Brabham, dopo essere stato il primo “aussie” campione del mondo e il primo con una monoposto a motore posteriore, Climax V8 diventa il primo pilota-costruttore moderno. Ma il top è rappresentato dalla Lotus 25 con la quale Colin Chapman realizza la monoposto più vincente di questa formula partendo dal primo telaio monoscocca. Il costruttore inglese è di scuola aeronautica, come molti altri suoi colleghi, riprende questa tecnica avio, sagomando intorno a Jim Clark seduto in posizione semisdraiata su un bancone l’involucro scatolato in fogli di alluminio. La Lotus è decisamente in anticipo sulla concorrenza.

Il Campionato Piloti 1962, che parte senza Stirling Moss fermato dall’incidente di Goodwood in una gara non valida per il torneo iridato, si risolverà in un lungo duello tra la BRM e Lotus, interrotto unicamente dall’exploit della Porsche a Rouen e dalla vittoria a Montecarlo della rediviva Cooper, la T60 Climax V8 di Bruce McLaren. Tutto si risolve il 29 dicembre a East London in Sud Africa quando la Lotus, che durante la stagione ha manifestato una certa fragilità, tradisce Clark in testa fino a 19 giri dalla fine. Graham Hill che arriva da una dura gavetta in Lotus! e’ il primo campione del mondo inglese con una vettura “all british”. Baffetti curati alla David Niven, nessuna parentela con il campione Dotato di grande humor e personalità, Hill corre con un casco blu con otto fregi bianchi, ispirati ai remi dell’”otto” del London Rowing Club di canottaggio di cui ha fatto parte, è l’unico nella storia ad aver realizzato il “triplete” vincendo il mondiale di F1, la 500 Miglia di Indianapolis e la 24 Ore di Le Mans. Anche la moglie Bette diventerà un presenza simpatica ai box, arrampicata su un trespolo a predere tutti i tempi, il figlio Damon, a sua volta ha vinto il titolo F1 nel 1996, ed è l’unico esempio di padre e figlio iridati nella massima serie. Per Sir Alfred Owen, proprietario della British Racing Motors, è arrivato finalmente il successo dopo i tanti sforzi profusi negli ultimi due lustri a partire dalla famosa BRM V16.

E la Ferrari? non va oltre un secondo posto del Campione del mondo statunitense a Montecarlo, dove si esalta lo stesso Bandini.Il famoso licenziamento dei “ribelli” tra i quali Chiti, Bizzarrini e Tavoni, si è fatto sentire, anche se ha comportato la promozione di un giovane ingegnere, tale Mauro Forghieri….

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Lunedì 25 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 26-05-2020 16:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA