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SPA-FRANCORCHAMPS - Quando i piloti erano globe trotter che correvano con ogni tipo di vettura nascevano i miti dell’automobilismo. Questo vuol diventare Fernando Alonso conquistando la cosiddetta Triple Crown sommando ai due titoli iridati di Formula 1 la 500 Miglia di Indianapolis e la 24 Ore di Le Mans. Finora solo l’inglese Graham Hill ci è riuscito negli anni ’70 e l’asso di Oviedo vuole eguagliarlo.
Tutte le settimane cambia tipo di competizione. Ha bisogno di approcci mentali differenti?
«No, prendo ogni gara così come la vita normale, in modo molto competitivo. Quando torno a casa, gioco a ping pong per distruggere il mio avversario oppure a calcio cercando di dare il massimo contributo alla mia squadra. È la stessa differenza che c’è tra correre in Formula 1 o in una gara di durata. Con le monoposto, entri in vettura, abbassi la visiera e corri contro tutti. Nell’Endurance non è questione di prestazione pura, perché è tutto così imprevedibile, ma di massimizzare e rendere costanti le prestazioni per tutte le auto con tutti i piloti e arrivare alla fine condividendo i rischi, i sacrifici e i meriti con i tuoi compagni».
Come cambia lo stile guida tra una F1 e una LMP1?
«È completamente differente perché con la LMP1 non puoi attaccare ogni curva, ma devi ottimizzare la frenata e la velocità di percorrenza oltre a tenere conto del traffico, delle auto più lente nella notte e delle continue variazioni di prestazioni della vettura nell’arco della gara».
Che differenze ci sono tra l’ibrido della F1 e del WEC?
«Il sistema ibrido è concettualmente simile, ma la LMP1 è ancora più sofisticata per l’elettronica e il controllo di trazione che in Formula 1 sono vietati. Le 4 ruote motrici poi ti tirano fuori dalle curve dandoti una sensazione incredibile di potenza».
Come si trova con i suoi compagni del team Toyota Gazoo e come è il metodo di lavoro?
«Ci sono da studiare e condividere moltissime informazioni che mi arrivano a tutte le ore del giorno e della notte. E dovrò trovare del tempo anche per prepararmi alla 500 Miglia di Indianapolis! Il rapporto con i compagni è completamente diverso perché con loro condivido la stessa vettura e ogni granello di asfalto percorso. Nel team comunque si lavora bene e c’è un grande spirito».
Ha provato Le Mans solo al simulatore. Qual è la curva che le piace di più?
«Penso che le Porsche siano le curve più impegnative, ma anche la Indianapolis mi piace e non vedo l’ora di affrontarle tutte dal vero».
Quando si è innamorato della 24 Ore di Le Mans?
«Il mio amico Antonio Garcia (vincitore a Le Mans 3 volte nella classe GT) mi aveva parlato di questa gara, di quanto fosse speciale. Poi, nel 2014 sono andato a dare il via, ho visto l’atmosfera, il calore della gente, le macchine e sono stato conquistato. Da allora ho provato a correre a Le Mans e nel 2015 ci sono andato vicinissimo portandomi un grosso ripianto per tanto tempo, perché al mio posto andò Nico Hulkenberg che vinse al primo tentativo. Ci ho riprovato anche i due anni successivi ed ero quasi rassegnato, ma poi è arrivata la possibilità e l’ho presa».
Meglio vincere il campionato o Le Mans?
«Vincere Le Mans. E poi c’è la 500 Miglia di Indianapolis. Mi sto già preparando e seguendo il lavoro del mio team. Per ora, non posso raggiungerli, ma non vedo l’ora di provare».