La Aston Martin DBR4 di Shelby al British Gp nel 1959

Aston Martin in F1, una storia gloriosa alle spalle che riprenderà dopo sessant'anni

di Franco Carmignani
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Dell’operazione di acquisizione dell’Aston Martin da parte del gruppo Stroll si è già parlato diffusamente, così come del fatto che questo sarà il nome della Racing Point che ha appena vinto il suo primo Gran Premio in F1, a partire dal 2021, quando al volante ci saranno Lance Stroll e Sebastian Vettel. Da questo punto di vista, l’operazione ha comunque il merito di riportare nella griglia della F1 (nelle GT è già presente e vincente da qualche anno) uno dei marchi più prestigiosi della storia del motorsport.

Aston Martin è stata fondata 107 anni fa da Lionel Martin e Robert Bamford nel 1913 in una piccola officina londinese. All'inizio degli "anni '20 ruggenti" Martin è stato presentato a un giovane pilota da corsa, il conte Louis Zborowski, il ricco figlio di un conte polacco e di un'ereditiera.

Zborowski aveva a disposizione ampie risorse e decise di sostenere il progetto di Martin che puntava a costruire macchine da corsa. Si parla di circa 10.000 sterline - una piccola fortuna all'epoca -  per la costruzione di una vettura dotata di un inedito motore quattro cilindri a doppia camme in testa a 16 valvole di  1.486 cc,  in grado di erogare circa 55 CV a 4.200 giri/min. Quell’Aston Martin Grand Prix del 1922 pesava 750 kg, aveva una velocità massima di quasi 140 km/h, e due posti, uno per il pilota, l’altro per il meccanico di guida che era un membro essenziale dell’equipaggio, anche perché parte del suo lavoro era quello di pressurizzare il serbatoio del carburante tramite una pompa a mano.

L’origine del motore 1,5 è legata a una sorta di “caso”. Clive Gallop, amico e collega del Conte Zborowski, conosceva l'ingegnere della Peugeot Marcel Gremillion, allievo del grande progettista di motori Ernest Henry, passato alla Ballot. Gremillion convinse Henry a fargli avere i dettagli del motore da 3,0 litri Ballot in cambio di una sostanziosa somma in denaro. Henry non fece altro che strappare i suoi disegni a metà, che Gremillion adattò poi al 16 valvole a camme singola della Bamford & Martin 16 valvole. L’esordio avvenne al Gran Premio di Francia per vetture di 2.0 litri il 15 luglio a Strasburgo con Zborowski e Clive Gallop alla guida. Dopo il duplice ritiro dovuto a problemi di gioventù, arrivarono i primi incoraggianti risultati, tra cui un secondo posto al Grand Prix de Penya Rhin del 1922, disputato sul circuito di Villafranca, bissato l’anno seguente e il terzo posto al Grand Prix de Boulogne, sempre nel 1923.

La prematura scomparsa di Zborowski nel 1924, che si schiantò contro un albero a Monza, segnò l'inizio della fine della prima fase della storia Aston Martin. Dopo la guerra compare un altro personaggio di spicco: John Ratcliffe Stewart Horsfall, "Jock" come era ampiamente conosciuto. Di famiglia benestante, Jock ha acquistato la sua prima Aston Martin nel 1934, a soli 24 anni. Agente di borsa di successo, Horsfall entrò rapidamente a far parte della "famiglia" Aston Martin e aiutò il marchio in modo significativo nello sviluppo e nei test.

Durante la guerra prestò servizio presso l'MI5 e tra i suoi vari compiti c'era quello di guidare gli ufficiali e gli agenti dell'MI5, agenti doppiogiochisti, e di catturare le spie nemiche, nonostante fosse astigmatico e gravemente miope, ma contrario a portare gli occhiali per correggere la sua vista. Celebre il suo ruolo di pilota nell'Operazione Mincemeat per far credere ai comandi tedeschi che nel 1943 l’invasione degli alleati sarebbe avvenuta in uno scacchiere ben diverso dalla Sicilia nel 1943. Questa operazione segreta si ritiene sia stata ispirata da un promemoria scritto nel 1939 dal Contrammiraglio John Godfrey, Direttore della Divisione Intelligence della Royal Navy, e dal suo assistente personale, il tenente comandante Ian Fleming (sì, l’autore di 007, l’agente segreto di sua Maestà, al volante di un’Aston Martin!).

Tornato ai suoi interessi Jock va a vincere il Gran Premio Automobilistico del Belgio 1946, che si è svolto il 16 giugno su tracciato stradale temporaneo a Bruxelles con un’Aston Martin vecchia di dieci anni. Il risultato più famoso l’ottenne alla 24 Ore di Spa del 1949 con una Aston Martin Speed Model iscritta privatamente: quarto assoluto dopo aver guidato ininterrottamente per tutta la gara senza mai cedere il volante al suo coequipier Paul Frère. Quattro settimane più tardi, purtroppo, Horsfall perse la vita in un incidente in gara a Silverstone.

Ma gli anni cinquanta saranno leggendari per la casa inglese, ora di proprietà di Sir David Brown, al pari del brand Lagonda. Aston Martin si propone come una rivale agguerrita di Ferrari sia con la clientela stradale alla propone vetture sportive di lusso tipicamente “british” di gran fascino, sia in pista. Dal 1955 Aston Martin sfida le migliori case concorrenti al top del motorsport, nelle corse di durata e anche in F1.

La scalata al vertice si concretizza trionfalmente nel 1959, quando la DBR 1 (la sigla sta per David Brown Racing) dopo aver vinto per il terzo anno consecutivo la 1000 km del Nurburgring, sbanca alla 24 Ore di Le Mans con Carrol Shelby e Roy Salvadori. Poi grazie al successo al Tourist Trophy con Stirling Moss, associato a Jack Fairman e Carrol Shelby, fa suo il campionato mondiale sport prototipi.

In F1 le cose vanno meno bene sia con l’iniziale DP155 che con la DBR4 che porta ancora avanti la soluzione del motore anteriore, quando si sta affermando il concetto del posizionamento alle spalle del pilota. Succede così che nel 1960 Aston Martin abbandoni la F1.

Ora dopo sessant’anni si ricomincia e su basi ben diverse…

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Mercoledì 16 Dicembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 17-12-2020 17:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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