La Chevrolet Corvette vincitrice a Le Mans fra le GT

Corvette, il mito americano a Le Mans:
trionfa per l'ottava volta alla “24 Ore”

di Nicola Desiderio
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LE MANS - La Chevrolet Corvette torna alla vittoria di classe alla 24 Ore di Le Mans mettendo l’ottavo sigillo nella classe GTE e portando a casa un risultato davvero insperato per come si era messa la gara sin dalle qualifiche, con l’uscita di pista della vettura guidata dal veterano Jan Magnussen – 16 edizioni e 5 vittorie di classe, tutte con la Corvette con un 2° posto assoluto nel 2003 a bordo di un’Audi oltre a 3 stagioni in Formula 1 con McLaren e Stewart – alle curve Porsche durante la seconda sessione ufficiale. I muretti ai lati e l’elevatissima velocità con la quale la grande variante viene percorsa non hanno lasciato scampo alla n° 63 del team ufficiale Corvette Racing GM distruggendola a tal punto da impedirne la riparazione prima della gara e causando la fine prematura della sessione dopo 42 minuti. La n° 64 di Gavin-Milner-Taylor, arrivata dietro le Aston Martin e le Ferrari, non era stata molto brillante e anche la C7.R n° 50 del team Larbre, che vedeva la partecipazione dei due piloti italiani Roda e Ruberti insieme al danese Poulsen, era attardata sullo schieramento.

Galeotte le curve Porsche! Anche per quest’ultima le curve Porsche si sono rivelate fatali e al giro 94, dopo poco più di 7 ore e mezza di gara, un incidente ha costretto la Corvette del team francese al ritiro dopo già che nel warm-up si erano manifestati alcuni problemi. Rimaneva perciò solo quella di Gavin-Milner-Taylor che ha poi vinto nella propria categoria dopo aver fatto fuori le Aston Martin Vantage V8 – velocissime, ma fragili – e soprattutto la Ferrari 458 Italia della AF Corse guidata dal trio delle meraviglie Bruni-Vilander-Fisichella, vincitrici dei titoli e della 24 Ore di Le Mans già nel 2012 e 2014. La Rossa si è dovuta arrendere a meno di 2 ore dall’arrivo per problemi meccanici che l’hanno attardata ai box lasciando così campo libero all’americana che, seppur alle prese con problemi di freni per tutta la gara, ha fatto della regolarità la propria arma vincente. E le neppure Porsche – le 911 si intende – hanno potuto nulla contro di loro.

Una storia decisamente vincente. La C7.R è alla sua seconda partecipazione alla 24 Ore di Le Mans dove invece la Chevrolet Corvette fa presenza costante dal 1999. E con grande profitto, soprattutto negli anni 2000 dove è stata l’auto da battere con 90 vittorie e 10 campionati vinti sulle varie piste, mentre era dal 2011 con riusciva a salire sul gradino più alto del podio. L’anno scorso aveva conquistato, al suo esordio in Francia, il 2° e 5° posto tra le GTE mentre il 2015 è incominciato decisamente meglio vincendo la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring, ma senza partecipare al WEC. Il suo debutto in gara era stato a Daytona l’anno prima, quello di fronte al pubblico al Salone di Ginevra, accanto alla Z06 di serie e dalla quale deriva. Entrambe sono costruite a Bowling Green, nello stato americano del Kentucky e a poca distanza c’è il tracciato del National Corvette Museum, dove sono riprodotte la prima variante sull’Hunadieres, la curva del Mulsanne e – ironia della sorte – le curve Porsche dove 2 su 3 Corvette hanno infranto le loro rispettive gare.

Small block, un albero a camme e 2 valvole. Sulla C7.R da competizione infatti la scritta Z06 campeggia sugli sfoghi dietro i passaruota anteriori e quest’ultima ha beneficiato di molte delle esperienze maturate con le C5-R e C6.R sui campi di gara, soprattutto per l’aerodinamica e le sospensioni. Il telaio della C7, di serie come quella da gara, è invece totalmente nuovo, tutto in alluminio. Il V8 6,2 litri con compressore volumetrico della Z06 da oltre 630 cv è più potente del 5,5 litri aspirato di serie, limiti imposti dal regolamento. L’unità da corsa e il cambio sequenziale derivano anzi sono gli stessi della precedente C6.R, ma con l’adozione dell’iniezione diretta che ha consentito di avere una migliore risposta e tagliare i consumi del 3%, un vantaggio che in gara vale 50 secondi e che ha permesso di controbilanciare i 10 litri in più di serbatoio concessi all’Aston Martin dal regolamento. La potenza rimane intorno ai 500 cv e la coppia si attesta sui 650 Nm. La distribuzione è sempre rigorosamente ad albero a camme centrale che aziona, attraverso aste e bilanceri, due valvole per cilindro, ma senza il variatore di fase, vietato dal regolamento. Gli scarichi, al contrario delle Corvette di serie, sono laterali.

Dietro ha un occhio che fa per 32. Altro fattore importante per le prestazioni è la naturale leggerezza della Corvette che ha permesso ai tecnici americani di giocare di più con le zavorre e ottenere un perfetto equilibrio delle masse sui due assali. La maggiore rigidità del telaio (+40%) ha inoltre permesso di adottare una taratura più soffice delle sospensioni con benefici per il consumo delle gomme, la facilità di guida, il comfort e la sicurezza, aspetti non secondari in una gara di durata dove i piloti possono passare al volante anche il doppio di quello che fanno i loro colleghi di Formula 1. La C7.R anzi contiene alcune vere chicche in merito. È infatti l’unica auto presente alla 24 Ore di Le Mans dotata di radar posteriore di derivazione aeronautica militare, del tutto simile a quello che equipaggia i caccia per segnalare la presenza di un velivolo nemico in coda. Sulla Corvette C7.R identifica fino a 32 oggetti diversi in movimento entro 85 metri dalla coda segnalandone l’esatta distanza dalla vettura su uno schermo in plancia dove viene anche mostrata visivamente la situazione.

Abitacolo e sedile climatizzati. Una tecnologia davvero utile per controllare gli avversari e, allo stesso tempo, mantenere massima la concentrazione alla guida. A questo contribuiscono altre due particolarità: il climatizzatore, che il guidatore può regolare su 10 posizioni diverse attraverso una manopola e la cui azione non interessa solo l’abitacolo, ma il sedile così che il pilota ha sempre la schiena fresca limitando la sudorazione, un altro aspetto fondamentale per mantenere sempre massima l’efficienza fisica del pilota. La vittoria della Chevrolet Corvette C7.R è avvenuta grazie anche a questi particolari, decisamente inconsueti su un’auto da gara e che la Corvette in listino neppure propone. Una vittoria che vale ancora di più perché ottenuta con due piloti americani su tre (Tommy Milner e Jordan Taylor) insieme al britannico Oliver Gavin che ha raggiunto la sua quinta Le Mans, anche lui tenendo in mano solo e solanto un volante con una croce e due bandiere a scacchi sul piantone.

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Lunedì 29 Giugno 2015 - Ultimo aggiornamento: 15-02-2016 17:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA