Una Porsche Cayenne Turbo GT minivan per la famiglia Zuckerberg
Porsche presenta la Taycan Cup. All'Experience Center di Franciacorta svelato il nuovo campionato monomarca elettrico
FE, il 7 novembre a Valencia mezza giornata di test riservata solo alle donne pilota
STOCCARDA – Sabato in India a 31 anni e mezzo Antonio Felix Da Costa diventa il quinto pilota di Formula E ad aver preso parte a 100 EPrix. Nell'ultima gara della scorsa stagione il primo era stato Lucas Di Grassi, oggi in Mahindra. Il brasiliano era stato poi seguito da altri tre senatori: il bi-campione del mondo Jean-Eric Vergne (Ds Penske), da un altro vincitore del titolo, Sébastien Buemi (adesso alla Envsion), e da Sam Bird (Jaguar Tcs). Anche il portoghese ingaggiato dalla Tag Heuer Porsche si è già aggiudicato un campionato del mondo a zero emissioni e circa la propria carriera ha pochi dubbi:
«La decisione di entrare in Formula E è stata la migliore della mia vita».
Con la nuova squadra ha finora un settimo posto quale miglior piazzamento, perché nei due EPrix sauditi è rimasto fuori dalla Top 10. Nato a Cascais, Da Costa celebra la centesima presenza in Asia, lo stesso continente dove la sua avventura elettrica era cominciata nel 2014, in Malesia, a Putrajaya, secondo appuntamento della stagione inaugurale. Finora ha vinto 7 prove, la prima già al terzo assalto (quarta gara della Formula E in assoluto), a Buenos Aires, per un totale di 15 podi e 578 punti.
Quale è stata la tua vittoria più bella?
«Ricordo volentieri tutti i successi, ma direi che sono stati speciali i due di Berlino, quando per via della pandemia abbiamo corso lì sei gare. Era il 2020 e quell'anno vinsi il titolo con 71 punti di vantaggio».
In qualche modo, almeno all'inizio, la Formula E era sembrata un ripiego per te...
«Il mio sogno era la Formula 1 e come collaudatore della Red Bull avevo già un piede nel campionato. Immaginarmi la partecipazione ad un campionato completamente elettrico mi sembrava quasi assurdo. Onestamente ammetto che il mio umore all'epoca non era dei migliori».
Però?
«Però la Formula E ed io siamo diventati presto amici e, in un mondo cambiato, ho cominciato considerare in modo diverso gli obiettivi del campionato e le sue potenzialità. Per me è stata ed è ancora una entusiasmante sfida dimostrare su strada che le auto elettriche non sono monotone, ma veloci ed efficienti. Non ci è voluto molto per convincermi dello straordinario futuro che ha questa serie».
Soddisfatto della decisione, insomma?
«Dal punto di vista sportivo, entrare in Formula E è stata la miglior decisione della mia vita: oggi posso affermarlo con la coscienza a posto».
Come mai?
«La Formula E si è sviluppata in un modo incredibile. E questo vale per i piloti, per le scuderie, per i tracciati e per i tifosi. È stato molto bello vedere come, di stagione in stagione, l'interesse per il campionato è cresciuto dovunque nel mondo. È fantastico rendersi conto di dove siamo arrivati, dopo soli nove anni: non mi aspettavo che le cose sarebbero andate così in fretta e anche così bene».
Hai corso le prime cinque stagioni con la americana Andretti, poi tre con la Ds Techeetah, prima di venire ingaggiato dalla Tag Heuer Porsche: cosa significa per te?
«L'ho già detto: è sempre stato un mio sogno correre per Porsche ed entrare a far parte della storia di questo marchio. Sono stato battuto così spesso da una Porsche in carriera che so che Porsche fa di tutto per vincere: è nel suo Dna. Lo straordinario avvio di stagione con tre vittorie delle 99X Electric (la prima di Jake Dennis della Avalanche Andretti, scuderia cliente di Porsche, e le altre due di Pascal Wehrlein, pilota della squadra ufficiale, ndr) conferma la mia valutazione».
Per te, però, il campionato non è cominciato altrettanto bene...
«Non è stato un avvio ottimale. Ma assieme agli ingegneri sto lavorando duramente per capire quali siano le prossime mosse da fare per vincere. Magari già nella centesima gara: sarebbe perfetto».