Ian James, il Team Principal della scuderia Neom McLaren

James (McLaren): «Non posso essere soddisfatto della nostra stagione, ingredienti giusti, ma non la ricetta»

di Mattia Eccheli
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LONDRA - «Abbiamo assistito ad un'altra bella stagione di Formula E, con gare sempre tirate. È un mondiale uscito in buona salute dopo la pandemia e io sono orgoglioso che McLaren ne faccia parte». Ian James, il Team Principal della scuderia Neom McLaren, tira le somme del campionato che si è appena concluso. E se il giudizio complessivo è ampiamente positivo, malgrado la sua espressione sempre sorridente, il manager è un po' più severo quando parla dei risultati della propria squadra, settima in classifica con 101 punti, comunque meglio rispetto al campionato del 2023, quando aveva chiuso ottava con 88.

«Non posso essere troppo soddisfatto – concede James – perché la McLaren non partecipa per il puro gusto di esserci. Abbiamo avuto dei grandi momenti, come la vittoria di Sam Bird a San Paolo, il podio di Jake Hughes a Shanghai e un paio di Pole, ma non bastano».

E avete contribuito al podio di Nissan nel Trofeo Costruttori, peraltro assegnato ore dopo l'arrivo...

«La Formula E è un mondiale equilibrato ed è giusto e doveroso che i commissari si prendano il tempo per raggiungere le decisioni giuste dopo aver analizzato tutto quello che c'è da esaminare. Non dubito che sarebbe meglio che i provvedimenti venissero assunti subito, ma se devo scegliere preferisco così: gare tirate e combattute e qualche minuto in più piuttosto che corse scontate in cui non ci siano decisioni da prendere».

Due titoli per Jaguar e uno per Porsche: giusto così?

«Lo sport è l'espressione della meritocrazia».

Quanto ha contato la tenuta psicologica nella gara decisiva?

«La capacità di resistere alla pressione è uno degli elementi cruciali, oltre alle doti fisiche e al talento. Pascal ha fatto un ottimo lavoro».

Jaguar aveva entrambi i piloti davanti nella gara decisiva...

«È un problema che preferisco avere piuttosto che non averlo. I piloti ce li devi portare in quella posizione».

Con la prossima stagione si corre con le Gen3 Evo: come le vedi?

«Diciamo che si schiaccia il pulsante della ripartenza. Almeno in teoria. Sono contento della collaborazione con Nissan, perché sapevo che sarebbe stata profonda. E anche se noi non abbiamo ancora fatto i test veri di propri, cominceremo il mese prossimo, so che Nissan ha investito ogni sua risorsa nello sviluppo. Sicuramente Jaguar e Porsche saranno sempre lì e anche Stellantis sarà cresciuta. Non ho dubbi che la Formula E continuerà ad essere tirata».

I valori saranno chiari fin dai test di Valencia?

«Non credo. Ma forse non basterà nemmeno la prima gara perché il campionato ci ha insegnato che quando si cambia monoposto servono sempre alcune gare di assestamento, almeno tre o quattro».

Finora un solo pilota, Jean Eric Vergne, è riuscito a vincere due volte il mondiale: come mai è così difficile confermarsi?

«Bella domanda, ma non ho una risposta. Diciamo che può dipendere anche dai mutamenti del campionato e dalle differenze delle monoposto, anche se credo che in futuro ci sarà una stabilizzazione. Faccio un esempio: Stoffel Vandoorne è un ottimo pilota e aveva vinto il mondiale nell'ottava stagione, ma con le Gen3 non si è trovato a proprio agio. Ma è un pilota da top class».

Cosa ti aspetti dal prossimo campionato?

«Che la sfida sia tesa ed equilibrata come in quello che è appena finito: a due gare dalla fine c'erano sette piloti che, almeno aritmeticamente, potevano ancora vincere il titolo. Per quanto riguarda noi, invece, mi aspetto di tornare a competere su altri livelli. Abbiamo i giusti ingredienti, ma non ancora la ricetta».

La più grande sorpresa della stagione 11?

«La stabilità della Formula E, la capacità delle squadre di adeguarsi alle caratteristiche delle auto e dei circuiti e Oliver Rowland, con la sua capacità di guadagnare posizioni anche quando sembrava “intruppato”».

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Martedì 30 Luglio 2024 - Ultimo aggiornamento: 11:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA