Lo studio è stato presentato al Mauto di Torino da Giancarlo Albiero (responsabile ANFIA-Motorsport), con l'assessore regionale al bilancio Andrea Tronzano, il vicepresidente di Sabelt Massimiliano Marsiaj e il professor Emilio Paolucci

La filiera del Motorsport: 2 miliardi di fatturato e 8mila addetti. Studio Anfia con il Politecnico di Torino

di Piero Bianco
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La filiera industriale del motorsport comprende in Italia oltre 170 aziende che alimentano progettazione, ricerca e produzione, più tutti gli eventi e le competizioni a livello amatoriale e professionistico. E' un patrimonio unico (nel mondo solo l'Inghilterra può vantare analoga passione e competenza) che fattura ogni anno più di 2 miliardi, dà lavoro a 7-8mila addetti e diventa catalizzatore di competitività e innovazione tecnologica. Un inedito studio realizzato da ANFIA (l'associazione che raggruppa i players italiani dell'industria automobilistica) in collaborazione con il Politecnico di Torino propone una fotografia aggiornata del comparto, un'analisi che finora mancava, e ne traccia possibili prospettive di sviluppo futuro a partire dalla necessità di una maggiore apertura verso l’esterno in termini di capitale, management e internazionalizzazione.

Lo studio è stato presentato al Mauto di Torino da Giancarlo Albiero (responsabile ANFIA-Motorsport che ha una trentina di associati), con l'assessore regionale al bilancio Andrea Tronzano, il coordinatore della sezione Motorsport e vicepresidente di Sabelt Massimiliano Marsiaj e il professor Emilio Paolucci, ordinario del Dipartimento di Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino, l'eccellenza universitaria a cui ANFIA ha commissionato lo studio.

Nell'introduzione è stato presentato un video dedicato ai brand storici italiani del motorsport, in particolare dieci marchi – alcuni oggi scomparsi - che hanno reso famosa l’Italia sulle piste di tutto il mondo (nomi iconici come Abarth, Bieffe, Boeri, Borrani, Carello, Cast Helmets, Martini e Rossi, Nardi, Osbe, Savara). L'obiettivo era naturalmente inquadrare un settore che affonda le sue radici in una robusta tradizione, fatta di innovazioni tecnologiche ed eccellenze produttive.

“Parliamo di un comparto di fama internazionale – ha osservato Marsiaj – che può vantare molti brand di richiamo, ma ci siamo resi conto che è ancora poco studiato e forse anche poco valorizzato per quanto riguarda le dinamiche produttive, di posizionamento sul mercato, di sviluppo ed evoluzione del business anche nei rapporti con altri settori industriali, a partire dalle ampie potenzialità di trasferimento tecnologico. Abbiamo quindi cercato di definirne dimensioni, confini, livello di specializzazione tecnologica e ruolo nei processi di innovazione".

"Alle imprese – ha aggiunto – chiediamo di uscire dalla propria nicchia e di aprirsi verso l’esterno a molteplici livelli, compresi quelli del capitale e dell’internazionalizzazione; i policy maker, partendo dalla conoscenza e comprensione del comparto, sono chiamati a intervenire con politiche di innovazione, di incentivazione delle aggregazioni e di globalizzazione”.

Intanto la "fotografia" del settore è stata scattata dall'indagine svoltasi nei primi sei mesi dell'anno con un panel di esperti, la raccolta di dati attraverso la somministrazione di questionari alle imprese e la loro elaborazione, nonché l’analisi dei dati di bilancio. Sono state individuate sul territorio 171 imprese focalizzate sulla produzione e progettazione per il motorsport, di cui il 68% piccole, il 20% medie e il 12% grandi. I primi tre distretti geografici per concentrazione di imprese sono Emilia Romagna (26,9%), Lombardia (21%) e Piemonte (19,3%).

Grazie alle elevate performance di prodotto e all’ottima reputazione di cui godono i suoi brand, questo settore dà un contributo rilevante all’economia italiana, sostenendo la competitività e i livelli tecnologici e di accesso ai mercati internazionali. Il settore è tuttavia soggetto ad una situazione di natura ipercompetitiva, che rende temporanei i vantaggi derivanti dai processi di innovazione e costringe le imprese a continue innovazioni per mantenere il livello di competitività. Un contesto difficile da sostenere nel lungo periodo, soprattutto per le aziende meno grandi e più specializzate, costrette a continui investimenti in capitale e conoscenze. "Anche per questo – hanno concluso gli esperti dell'Anfia – servono certezze a livello di regolamenti sportivi e un supporto concreto regionale e nazionale a sostegno delle filiere locali".

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Giovedì 1 Dicembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 02-12-2022 10:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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