Luca Filippi

Filippi e Mortara in pista, i piloti tricolori in cerca di gloria all'E-Prix di Roma

di Cristiano Chiavegato
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Fra i 20 piloti che disputano il Mondiale di FE, due italiani. Il che non è poco perché il movimento tricolore da tempo non vanta tanti protagonisti fra le categorie di vertice. La presenza di Luca Filippi e Edoardo Mortara, quindi, è motivo d’orgoglio, di speranza e d’interesse per il pubblico che affollerà il circuito della Capitale. E anche d’emozione per due corridori che hanno comunque alle spalle, pur essendo ancora giovani, un bagaglio d’esperienza e risultati non indifferenti. Luca, piemontese di Savigliano (Cn), corre per il team cinese NIO, compagno di squadra dell’inglese Oliver Turvey, mentre Edoardo, nato a Ginevra in Svizzera, ma naturalizzato italiano, difende i colori della monegasca Venturi con il tedesco Maro Engel.

Filippi, 32 anni, è partito dai kart gareggiando praticamente in quasi tutte le categorie sino alla F1 e alla Indy. Ma è stato anche collaudatore per la Pirelli ed ha partecipato alla progettazione delle gomme per il futuro.
Ha, quindi, una competenza tecnica particolare per raccontare come sono fatte e soprattutto come si guidano queste monoposto. «Bisogna tenere conto - spiega - che sono vetture abbastanza pesanti. Il blocco delle batterie è vicino ai 300 kg, molto se si considera che motore e serbatoio pieno delle F1 supera di poco i 200. Con il pilota a bordo non si può scendere sotto gli 880 kg, con una potenza massima di 270 cv. Ma è un capolavoro ingegneristico. Gli pneumatici Michelin sono molto più stretti e, per una scelta mirata, sono simili a quelli delle auto stradali, intagliati, con cerchi da 18 pollici. Comunque hanno una migliore penetrazione aerodinamica».

Al volante la monoposto risulta difficile da gestire proprio per le sue caratteristiche. «La prima differenza dalle auto con motore termico o power unit - racconta Filippi - è che parti e non senti rumori. Addirittura prima della partenza l’unico che si avverte è quello della visiera a strappo che stacchi dal casco. Poi ci sono solo il sibilo della trasmissione e il forte fruscio del vento. La gara è impegnativa. Per guadagnare posizioni subito ci sono molte sportellate. Poi, in coerenza con la filosofia della formula, bisogna gestire i consumi. In ogni giro, sul volante hai tre rotori da 10 posizioni con sottoposizioni, due levette con 6 posizioni e un’altra decina di pulsanti. Con tutto questo sei impegnato in ogni momento per gestire il software che amministra i consumi. Ma è molto stimolante e divertente. Anche perché il livello dei piloti è molto alto e la competizione serrata». Edoardo Mortara, trentunenne, è uno fra i più eclettici. Campione della F3 Euroseries, vincitore del GP di Macao di F3 (è l’unico che è riuscito ad imporsi due volte), protagonista in GP2 e nel DTM tedesco, ha studiato a fondo il tracciato del GP romano.

«Si presenta come un circuito molto impegnativo -. Ci sono molte curve, diverse a 90 gradi. Abbiamo fatto delle prove al simulatore e posso assicurare che non mancherà lo spettacolo. Siamo un po’ preoccupati per eventuali dossi, ma ci siamo preparati. Sono convinto, vista la configurazione della pista, che la partenza sarà eccitante, anche piuttosto insidiosa. Non è consuetudine trovare subito un tornante così angusto dopo il via. Ma sarà anche un’opportunità per effettuare subito qualche sorpasso. Non mancheranno anche i tratti veloci e le chicanes. Saranno decisivi l’assetto della macchina e l’uso delle gomme. Da non sottovalutare lo sforzo fisico. La città è bellissima e merita il nostro impegno per dare una grande spettacolo».

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Domenica 15 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 16:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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