Alberto Longo, co-fondatore della Formula E assieme al connazionale Alejandro Agag

Longo (co-fondatore FE): «A Roma si tornerà a correre in primavera. i nostri piloti mediamente migliori di quelli della F1»

di Mattia Eccheli
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MONTECARLO – A Roma sono in programma due gare, a metà luglio, una novità nel calendario della Formula E: «Già. Con le autorità politiche cittadine e nazionali abbiamo un ottimo rapporto, indipendentemente dal colore politico – spiega Alberto Longo, co-fondatore del circuito elettrico assieme al connazionale Alejandro Agag – Abbiamo un supporto pieno e lo abbiamo avuto anche in questa occasione».

La nuova collocazione nel calendario non è permanente?

«No, noi vogliamo tornare a gareggiare a Roma in primavera, come abbiamo sempre fatto».

A Berlino, Wayne Griffiths, Ceo di Cupra, non aveva nascosto di volere assolutamente la Formula E in Spagna, magari proprio a Barcellona.

«Non siamo mai stati così vicini a portare la Formula E in Spagna, ma ci sono diverse città interessate, non solo Barcellona».

Non è un peccato aver lasciato New York?

«Era sicuramente una sorta di ammiraglia, ma noi stiamo crescendo e lì mancavano gli spazi necessari per permettercelo».

Come mai Portland, dove si corre a fine giugno?

«Vi sorprenderà, lo dico già. È la città più sostenibile degli Stati Uniti e la location, a due chilometri dal cento, ci consente di gestire gli spazi come servono a noi: Portland è stata una delle sedici sedi che abbiamo preso in considerazione ed è in linea con la nostra filosofia Tradizionalmente è poi legata al mondo del motorsport: quando abbiamo aperto la prevendita, settemila biglietti sono spariti in tre ore».

Adesso si parla di Los Angeles, ma eravate già stati sia a Long Beach sia a Miami...

«A Long Beach sapevano tutto e sarebbe stato tutto facile, ma non possiamo essere, come dire, un “evento collaterale”. Abbiamo le nostre strategie. A Miami, altro posto bellissimo, ho dovuto firmare centotrentanove contratti: lo spazio pubblico non è poi così pubblico come sembra».

Nella vostra espansione globale mancano la Cina e per avere tutti i continenti serve l'Oceania.

«Tra Australia e Nuova Zelanda ci sono tre città interessate, ma non le dirò quali. Per noi però quella trasferta deve avere un senso logistico, perché sono un mucchio di ore di volo».

I doppi ePrix?

«Sono stati una reazione a quello che stava accadendo. Nel mio calendario ideale non ci sono. Ma in futuro i doppi appuntamenti saranno due gare completamente diverse».

Dove volete arrivare con la Formula E?

«Vogliamo essere la classe di riferimento delle competizioni agonistiche sostenibili. Lo siamo già, a dire il vero, ma il potenziale è quasi senza limiti. Peraltro siamo già molto più avanti di quanto ci aspettassimo quando abbiamo cominciato».

Il vostro pubblico?

«Ci piace pensare di parlare lo stesso linguaggio dei giovani. Chi segue la Formula E ha in genere almeno dieci anni in meno rispetti agli appassionati delle altre serie. E i giovanissimi crescono sapendo cos'è e cosa rappresenta un'auto elettrica e sapranno come valutarla quando ne dovranno acquistare una».

Meglio i piloti della Formula E o della Formula 1?

«Io credo che mediamente i piloti del nostro campionato siano più bravi. Poi, certo, in Formula 1 ci sono delle vere stelle, che tra l'altro secondo me farebbero bella figura anche in Formula E. Ma noi volevano conservare l'aspetto umano dello sport: deve essere una sfida tra uomini, non tra macchine»».

Però la Formula E non sembra ancora essere riuscita a convincere un costruttore americano...

«È solo questione di tempo. Ci confrontiamo regolarmente con tutti: presentiamo quello che abbiamo ottenuto e dove vogliamo andare. È solo una questione di tempo, mi creda».

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Lunedì 8 Maggio 2023 - Ultimo aggiornamento: 09-05-2023 14:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA