La felicità nel box Ds

FE, ai box della Ds per seguire il debutto del PitBoost. Poi la gioia per la vittoria di Günther

di Mattia Eccheli
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JEDDAH – La gioia esplode all'uscita dalla curva che immette sul rettilineo del Croniche Circuit. È in quel momento che gli schermi dei box della Ds Penske confermano quello che tutti speravano e che negli ultimi concitati minuti sembrava potersi concretizzare: il sorpasso di Maximilian Günther a spese di Oliver Rowland, il pilota della Nissan che fino a pochi giri prima viaggiava con quasi 5 secondi di vantaggio sugli inseguitori. Nel finale, con il tedesco, il poleman di giornata lanciato al suo inseguimento, il britannico è stato costretto ad alzare il piede dall'acceleratore per salvaguardare l'energia, mentre la guida bavarese ha potuto andare al massimo.

Eugenio Franzetti, il direttore della divisione Ds Performance, è il primo ad esultare ad alta voce. Poi comincia la serie di abbracci con Jay Penske a congratularsi con il suo team, con Phil Charles, il team principal che arriva dalla Formula 1, e con Nicolas Mauduit, il Chief Technical Officer, ma non solo. Fino a quel momento nel garage franco americano con una forte cadenza spagnola regnava la stessa atmosfera che ci si può immaginare per un conclave: ordinatissima e silenziosissima.

Il Messaggero ha scelto di seguire la prima gara con il PitBoost dai box anche per misurare la tensione (agonistica), oltre che per “verificarne” il funzionamento. La ricarica obbligatoria che vale il 10% dell'energia (4 kWh in 30 secondi, 34 di sosta totali) ha funzionato alla perfezione. Un meccanico ha atteso la monoposto – il primo a rientrare è stato proprio Günther – e l'ha collegata al dispositivo. I led applicati sull'alettone posteriore hanno cominciato a lampeggiare sempre più velocemente, fino a quando hanno smesso: fine del rifornimento. La scena si è ripetuta qualche giro più tardi con Jean Eric Vergne, pure lui “parcheggiato” nello stesso punto davanti al garage.

Per il resto, ai box si sentono solo conversazioni tra piloti e inegneri, che a Jeddah vengono seguite anche da alcuni amici (italiani) del bicampione del mondo francese, mentre una giovane osservatrice della Fia accerta e che non vengano commesse infrazioni, che semmai trascrive su un grande blocco per gli appunti, che all'apparenza è rimasto intonso. Günther ha continuato a chiedere e scambiare informazioni fino a poco prima del traguardo: il momento di entrare per la rigenerazione, l'attivazione dell'Attack Mode (la potenza aggiuntiva), la posizione, l'energia residua e, soprattutto, codici alfanumerici destinati al suo ingegnere di corsa («segui Rowland», gli ha ripetuto più volte). Forse la gara l'ha vinta anche grazie alla sua meticolosità nel preparare l'unico attacco, quello che ha deciso la corsa: non a caso lo chiamano anche “l'ingegnere”. 

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Sabato 15 Febbraio 2025 - Ultimo aggiornamento: 10:37 | © RIPRODUZIONE RISERVATA