Pascal Wehrlein è il grande protagonista di questo scorcio iniziale del nono campionato della Formula E

Wehrlein (Porsche): «Sorpreso anch'io del nostro dominio a Diriyah, è faticoso guidare la Gen3. Hughes una sorpresa»

di Mattia Eccheli
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STOCCARDA – In tre qualifiche la peggior posizione in griglia è stata il nono posto del primo dei due ePrix di Diriyah, mentre in gara è stata la seconda piazza all'esordio stagionale a Città del Messico. Assieme a Jake Dennis (Avalanche Andretti), Pascal Wehrlein è il grande protagonista di questo scorcio iniziale del nono campionato della Formula E, il primo con le monoposto Gen3. Dopo due successi consecutivi, solo altri quattro piloti prima di lui ci sono riusciti nel circuito elettrico, il tedesco della Tag Heuer Porsche (che fornisce anche le vetture alla scuderia americana) parla volentieri con i giornalisti.

Dopo questi risultati è possibile ipotizzare che ai test di Valencia vi state “nascosti”?

«No, no... Quello era un appuntamento ufficiale e noi abbiamo svolto il nostro programma, ma le prestazioni non ci avevano soddisfatto. Solo al primo giorno eravamo vicini ai primi come tempi. Dopo i test abbiamo lavorato molto e siamo riusciti a trovare le soluzioni opportune».

Quindi?

«Quindi per questo è ancora più bello cominciare così la stagione. So quello che c'è dietro: il lavoro della squadra e mio. È incoraggiante sapere che possiamo fare bene anche partendo più dietro».

Ma preferibilmente sarebbe meglio partire davanti...

«Nelle qualifiche ci sono squadre, diciamo un paio, che stanno facendo bene, meglio di noi. Noi dobbiamo migliorare. Lavorando anche solo sul set-up si può fare molto e due decimi fanno la differenza: l'altro giorno ero diciassettesimo nelle libere e poi quinto in qualifica».

Pensi al titolo?

«Vincerei volentieri il campionato. Ma la stagione è lunga e quelli dietro di noi non stanno certo a dormire. Sono diventato più adulto: ci sono stati anni in cui non era inusuale che io arrivassi primo, ma ce ne sono stati anche di quelli in cui le cose non sono andate bene. Anche con Porsche abbiamo avuto dei momenti difficili. Adesso sono più misurato e il modo in cui ho esultato a Riad significa che ho imparato a dare il giusto valore a una vittoria. Sono più misurato, ma sempre ambizioso».

Se a Valencia non vi siete nascosti, è una sorpresa che Wehrlein e Porsche siano così forti?

«Che potessimo andare forti in Messico, dove da anni facciamo bene, ce lo aspettavamo noi e anche gli altri. Scoprire di andare così anche in Arabia è stato invece un po' sorprendente».

Nonostante la maggior potenza delle Gen3 i tempi sul giro sono più alti rispetto alle Gen2.

«Quel tracciato è stato completamente riasfaltato. Un paio di settimane fa è stato asfaltato di nuovo un tratto. Insomma: non credo che possa essere indicativo perché ci sono stati molti cambiamenti, al di là delle monoposto e delle gomme. Ma se prendiamo i tempi di Valencia, pista che è rimasta invariata, siamo stati più veloci. È vero comunque che le Gen3 hanno meno carico aerodinamico».

Dopo tre gare confermi che guidare le nuovo monoposto è più faticoso?

«Assolutamente. Tra l'altro non hanno il servosterzo e con le curve che dobbiamo affrontare è un bell'impegno, anche fisico. Diciamo che non mi dispiacerebbe se venisse adottato in futuro».

Non ti dispiacerebbe nemmeno un doppio treno di gomme, vero?

«Hankook, che è il nuovo fornitore di pneumatici, ha fatto un gran lavoro. Sono soddisfatto di quello che ho a disposizione. Credo che non sarebbe male se potessimo avere sia le slick e sia gomme per il bagnato, perché anche se queste si usurano meno, in caso di acqua stagnante nel finale rischiamo di avere problemi».

Le monoposto sono le stesse, quindi la differenza la fa il pilota?

«Il pilota deve saper correre in maniera tatticamente intelligente. In Formula E se non sai rigenerare l'energia non finisci la gara. Faccio un esempio. L'altro giorno avrei potuto superare anche al secondo giro, ma ho preferito restare in scia per risparmiare energia. Poi, quando Rast ha allungato, dopo dieci giri, gli sono andato dietro perché sapevo di poterlo fare. In altre classi non avrei ragionato allo stesso modo: avrei superato subito. E basta».

Due Jake, Dennis e Hughes (Neom McLaren), si sono distinti in questo avvio: sorpreso?

«Non è che Dennis sia proprio una sorpresa, visto che era già nel circuito. Hughes invece sì. È uno in gamba, è forte in qualifica e in quanto debuttante se la sta cavando bene anche rispetto al suo compagno di squadra (René Rast, ndr)».

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Martedì 31 Gennaio 2023 - Ultimo aggiornamento: 01-02-2023 08:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA