SM Tribute, lo studio di stile di DS ispirato alla Citroën "Sport Maserati" degli anni ‘70
DS aggiorna la gamma DS 3 e DS 7. Arrivano le versioni Pallas ed Étoile anche per questi modelli
Alice Powell e Marta Garcia nei Rookie Test, donne al volante lunedì a Berlino dopo gli EPrix di sabato e domenica
CITTÀ DEL MESSICO - «La Formula E è probabilmente la classe del motorsport mondiale in cui il pilota fa più la differenza». Eugenio Franzetti ha 50 anni è milanese, ha studiato all'Università di Trento e partendo dalle pubbliche relazioni ha fatto carriera prima in Psa e poi in Stellantis tanto da venire nominato a capo della divisione Ds Performance. Il manager ha una responsabilità diretta sul circuito elettrico, sul quale il marchio francese ha investito molto e nel quale ha anche vinto parecchio.
«Quella in Formula E – spiega Franzetti - è diventata una guida molto specialistica per effetto, in particolare, della rigenerazione dell'energia in frenata, un aspetto che va gestito non solo attraverso il freno, ma anche attraverso i motori elettrici che ruotano al contrario».
Che è poi l'essenza della Formula E...
«Le nuove monoposto Gen3 sono straordinarie perché più del quaranta per cento dell'energia impiegata in gara viene rigenerata durante la corsa: un meraviglioso circolo virtuoso che fa sì che bastino batterie più piccole e leggere che rendono ancora più performante la macchina e che, appunto, la guida si specializzi».
E torniamo ai piloti...
«...che diventano degli specialisti della categoria e per questo molto ambiti e molto ricercati, che sono in grado di fare la differenza».
Anche perché l'auto è uguale per tutti.
«Nelle macchine di Formula E c'è un cinquanta per cento che è comune a tutte: tra le altre cosa la parte anteriore, ossia la geometria e il triangolo delle sospensioni, il motore anteriore che agisce solo in decelerazione, l'inverter e la batteria. Poi c'è l'altro cinquanta per cento che è diverso, ossia il powertrain, sul quale noi lavoriamo da due anni, che deve portare alle prestazioni omologate, ma nella maniera in cui vogliamo noi e il software, che deve gestire le cose nel modo giusto».
L'obiettivo minimo di DS?
«Un team come il nostro, che è in Formula E della stagione due, e che fra tutti è il più vincente, non è che si possa nascondere: l'obiettivo è quello di vincere. Abbiamo fatto di tutto per riuscirci. Poi nella vita come nel motorsport ci sono tante dinamiche e tante incognite».
È un modo per mettere le mani avanti?
«Abbiamo cercato di ridurre le incognite attraverso il talento, la creatività, il grande lavoro».
Ossia?
«Puntiamo sui migliori ingegneri e sui migliori meccanici, cioè i talenti che abbiamo tenuto con noi in queste stagioni (dopo il “divorzio” da Techeetah, Ds si è accordata con Penske per l'ingaggio del personale, ndr)».
E anche altri talenti...
«Abbiano tenuto Vergne, che è l'unico pilota che ha vinto due titoli individuali, e, nel momento in cui c'è stato il cambio (Mercedes ha lasciato la Formula E alla fine dello scorso vittorioso campionato, ndr), prendere il campione del mondo in carica, che è Vandoorne».
Ai test di Valencia, però, la macchina più veloce è stata una Maserati, con il vostro powertrain...
«C'è e c'è stata una collaborazione tecnica: una parte dello sviluppo dell'hardware è stata fatta in comune. Ma su questi powertrain hanno un grande peso i software, che cambiano la risposta dell'hardware. A Valencia forse loro sono stati più bravi, qui speriamo di esserlo stati di più noi (nelle prime prove libere Vergne è stato il più veloce, ndr). In ogni caso direi che il gruppo Stellantis ha certamente quattro vetture di altissimo livello: poi ci sono anche gli altri e il livello di competizione è altissimo».
L'aspetto migliore della Formula E?
«Che è estremamente utile e propedeutica allo sviluppo della tecnologia elettrica per le vetture stradali. Il motorsport è da sempre uno straordinario laboratorio, ma nella rivoluzione elettrica in corso la Formula E ha un'importanza ancora superiore rispetto alle altre classi. È una rassegna che ha solo nove anni, ma sono già cambiate tre generazioni di auto: dalla prima che aveva 185 kW e che andava cambiata a metà gara, alla seconda con 250 kW fino a quella che debutta adesso con 350 in prova e Attack Mode e 600 kW di rigenerazione».
L'aspetto peggiore?
«Che sia ingiustamente sottovalutata da tanti, troppi addetti ai lavori».