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Gli anni 80 della F1 si aprono con due novità rilevanti. Niki Lauda dopo le due stagioni con la Brabham Alfa e due lustri di battaglie ha deciso di staccare la spina e dedicarsi alla sua compagnia aerea. Si è anche sciolto il legame tra Brabham e Alfa. La scuderia di Bernie Ecclestone torna ai motori Ford Cosworth DFV, e punta tutto su Nelson Piquet, destinando la seconda vettura a un pilota con la valigia, l’argentino Ricardo Zunino, rimpiazzato in corso d’opera dal messicano Hector Rebaque.
L’Alfa Romeo ha ingaggiato Patrick Depailler e rinnovato la fiducia, ben riposta, a Bruno Giacomelli. Il pilota francese è reduce dall’incidente con il deltaplano che l’ha bloccato nella seconda parte della stagione precedente, subito dopo aver vinto il Gran Premio di Montecarlo con la Ligier. Purtroppo Patrick perde la vita durante un test privato a Hockenheim uscendo di strada alla Ostkurve.
Il campionato articolato su un calendario di 14 gare si risolverà con il duello tra Alan Jones che guida una Williams in grande crescita già dal 1979 e Nelson Piquet subito a proprio agio nei panni di erede di Lauda.Alla fine la spunterà la concretezza dell’australiano che porta a casa il titolo grazie a cinque vittorie, tre secondi e due terzi posti, mentre “Nelson do Brasil”, che tre volte passa per primo sotto la bandiera a scacchi, deve contentarsi del titolo di vice campione. La supremazia della Williams è certificata dal terzo posto di Carlos Reutemann, che ancora una volta ha soffiato il volante buono a Clay Regazzoni. “Lole” va a segno a Montecarlo ed è terzo nella classifica finale, Clay ingaggiato dalla piccola scuderia inglese Ensign conclude drammaticamente la sua carriera a Long Beach quando, a causa della rottura dei freni finisce contro la Brabham di Zunino, parcheggiata lungo il percorso.
Stagione molto vivace, il 1980 vede ben sette vincitori diversi. Oltre i tre già citati, Arnoux e Jabouille regalano tre successi alla Renault turbo, capace di grandi prestazioni ma ancora carente di affidabilità, mentre gli altri due “galletti” di Francia Jacques Laffite e Didier Pironi confermano il trend positivo della Ligier ancora equipaggiata con il motore Cosworth, in Germania e in Belgio.
Da segnalare che per la prima volta da tempi immemorabili due italiani entrano nella top ten. Elio De Angelis e Riccardo Patrese sono i migliori della nuova generazione, il romano approdato alla Lotus chiude al settimo posto, “Riccardo Cuor di Leone” con la Arrows è nono.
Non pervenuta …la Ferrari. La 312T5 è una lontanissima parente della monoposto campione del mondo la stagione precedente, anche perché a Maranello stanno lavorando sul turbo. Jody Scheckter, ormai pago, a fine stagione molla tutto. Per fortuna c’è Gilles Villeneuve che si batte oltre ogni oltre limite! Per fortuna, per il pilota canadese arriva presto la nuova 126C che debutta nelle prove del Gran Premio d’Italia, assegnato eccezionalmente a Imola, sul finire della stagione, e sarà poi disponibile nel 1981, quando in Ferrari arriva anche Didier Pironi.
Il mondiale, dopo le virulente polemiche nate già l’anno prima sui temi del motore turbo e delle minigonne, tra Federazione Internazionale e Asso Costruttori guidata da Bernie Ecclestone che sta prendendo sempre più potere, risolte finalmente con il primo Patto della Concordia, inizia a metà marzo con il Gran Premio Usa West a Long Beach, sul circuito che transita davanti alla Queen Mary. Gara spettacolare che vede la pole di un italiano, non accadeva dal 1966! Riccardo Patrese con la Arrows gommata Pirelli, che guida la corsa per 25 giri prima di ritirarsi e lasciare la vittoria alla Williams del campione del mondo Alan Jones. Carlos Reutemann secondo in USA dietro il compagno di squadra va a segno in Brasile, ed è di nuovo secondo a Baires in casa sua dove emerge Nelson Piquet che poi vince di nuovo a Imola nella prima edizione del Gran Premio di San Marino. Reutemann gli risponde in Belgio, a Zolder dove ne succedono di tutti i colori, con il coinvolgimento di due meccanici, incidente fatale quello di Giovanni Amadeo della Osella. Tra alti e bassi Piquet e Reutemann si contenderanno il titolo fino al termine della stagione. Vincerà il brasiliano della Brabham sull’argentino della Williams staccato di un punto, praticamente il rocambolesco sesto posto di Piquet a Monza, classificato sesto malgrado il ritiro all’ultimo giro quando anche De Cesaris che lo precede finisce out.
Seguono in classifica compresi in appena sei punti, Alan Jones che a fine stagione seguirà l’esempio di Scheckter, anche se poi ci riproverà ma senza convinzione, il solito Jacques Laffite, un pilota probabilmente sottovalutato nella storia della F1, e Alain Prost sbarcato alla Renault e subito tre volte primo, tra l’altro anche sul traguardo di Monza.
Il campionato al quale hanno partecipato ben 17 team e 36 piloti si conclude sul circuito ricavato nei piazzali nel Caesar Palace a Las Vegas, dopo la rinuncia di Watkins Glen, con il bel terzo posto di Bruno Giacomelli con l’Alfa Romeo che chiude 15° nella classifica mondiale. Il migliore degli italiani è ancora Elio De Angelis ottavo, a punti Patrese 11° e De Cesaris 18°
Ma la stagione passa alla storia, ancora una volta per le imprese straordinarie di Gilles Villeneuve. La nuova Ferrari non ha ancora l’affidabilità per puntare a un campionato, ci vorranno diverse corse per scegliere il turbocompressore KKK, dopo aver provato anche il sofisticato Comprex della Brown Boveri.
Per Gilles non è un problema, il canadese è un “animale da gara” e quando si presentano le condizioni… A Montecarlo, circuito non certo favorevole al turbo, preserva la vettura e nel finale “brucia” Alan Jones. A Jarama è ancora più entusiasmante. Passato in testa dopo 14 giri tiene a bada fino alla fine un trenino di cinque vetture, nell’ordine Laffite con la Ligier, Watson con la McLaren, Reutemann con la Williams, De Angelis e Mansell con le Lotus. A ogni giro sembra che debba cedere, invece dà fondo a tutta la cavalleria del turbo sul lungo rettilineo dei box, poi nel toboga di curve che segue riesce a tenere a bada, ma sempre in maniera corretta gli inseguitori. Vince con 211 millesimi su Laffite, e il resto del pacchetto è compreso in un secondo! E’ l’impresa più grande di Gilles, che in Canada ne fa un’altra delle sue, piazzandosi terzo dopo aver girato a lungo con l’alettone anteriore divelto finito quasi davanti al posto di guida prima di volare via.
Nell’82 però le premesse per aprire un nuovo ciclo Ferrari ci sono tutte. La 126 C2 sta crescendo e Villeneuve è dichiaratamente il pilota più veloce, la squadra sembra granitica, ma così non è, perché Didier Pironi, personaggio abbastanza introverso, dopo un anno impalpabile non rinuncia alle sue ambizioni e presto si crea quella frattura che porterà all’anno horribilis della Ferrari.
Le prime tre gare passano lisce, Ferrari ha ancora qualche problema, Prost non scherza con la Renault, e poi c’è un gradito ritorno con il “nuovo” Lauda. Sistemati gli affari della sua compagnia, l’austriaco sposa il progetto a lungo termine della McLaren, che è ora guidata da Ron Dennis. E’ un Niki diverso, sorridente, disponibile, con una buona dose di humor, ma sempre fortissimo al volante anche contro i “giovani leoni” che mette in fila a Long Beach.
Ed eccoci a Imola, che suo malgrado è quell’anno la madre di tutti i casini. Si comincia con il maxi sciopero dei team inglesi al culmine delle polemiche con la FIA già feroci in Sud Africa in merito alle condizioni legali per il rilascio della superlicenza, e in Brasile per le squalifiche di Piquet e Rosberg causa i rabbocchi di liquidi per rientrare nei pesi minimi dopo la gara.
In griglia si schierano quattordici vetture. La corsa si riduce presto al duello Ferrari Renault, presto risolto a favore delle “rosse”. A Villeneuve e Pironi non resta che dare un po’ di spettacolo a beneficio del pubblico, per poi rispettare le posizioni. Gilles segue alla lettera gli accordi e si trova davanti quando dal box esce il cartello SLOW, che significa mantenere le posizioni. Pironi finge di non vederlo, sorpassa il canadese, si scatena un duello fratricida e il biondino finisce per “vincere” la gara. Gilles si sente tradito, ingoia il rospo, ma qualcosa si è rotto e quello là diventa il nemico più acerrimo. Il buon Forghieri, quel giorno assente, non riesce a mettere pace.
A Zolder, due settimane dopo, il patatrack. Verso la fine delle prove Pironi è davanti. Villeneuve non ci sta, vuole tornare in pista nonostante il parere contrario di Forghieri. Alla fine Mauro gli dice: vai, fai solo un tentativo e poi rientra. Gilles esce come una belva ferita, ma al primo tentativo non migliora, e prosegue… Da quel momento una sorta di maledizione si abbatte sulla Ferrari.
Pironi rimasto leader della squadra costruisce il suo sogno: è secondo a Montecarlo, terzo a Detroit – fuori dai punti a Montreal a casa di Gilles…- primo a Zandvoort, secondo a Brands Hatch, terzo al Paul Ricard. Mancano cinque corse alla fine e ha il mondiale in tasca, ma Hockenheim in prova finisce contro la Renault di Prost avvolta da una nuvola d’acqua. Addio mondiale, addio carriera. Morirà cinque anni dopo, sempre nell’acqua durante una gara offshore all’Isola di Wight.
Ma non basta. A Hockenheim ha vinto Tambay che è ora alla guida della seconda Ferrari 126C2. Conti alla mano “Patrick il bello” può farcela a riportare il titolo a Maranello, anche se nel successivo Gran Premio d’Austria è solo quarto. Ma proprio alla vigilia del Gran Premio di Svizzera che si corre a Digione (nella Confederazione non si può gareggiare su pista) è bloccato da un infortunio alla spalla. Niente da fare pure per lui! Il titolo va incredibilmente a Keke Rosberg, primo a Digione con la Williams che firma l’ultimo centro del motore Cosworth. Tambay tornerà in tempo a Monza per raccogliere il tributo d’affetto degli sportivi italiani assieme a Piedone Andretti che ha risposto presente all’invito di Ferrari, insieme al vincitore Renè Arnoux, prossimo ferrarista.