Toyota, che aveva dominato la stagione 2014, ha ammesso la delusione per i risultati dello scorso anno rilanciando con un impegno a lunga scadenza (il team giapponese ha addirittura ipotizzato un terzo equipaggio a Le Mans nel 2017) con un'auto che non ha

Le Mans, dalla pista alla strada: cresce l'interesse dei costruttori per il Mondiale Endurance

di Giorgio Ursicino
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LE CASTELLET - Dalla pista alla strada, correre per sviluppare la tecnologia. Mentre la Formula 1 vive momenti agitati fra regole troppo ballerine e ancora incertezze sul futuro di Monza, il Mondiale Endurance sembra aver trovato la formula magica. Sul circuito provenzale del Paul Ricard a Le Castellet è andato in onda il tradizionale “prologo” della stagione, il primo appuntamento dove le nuove vetture si sfidano l'una contro l'altra a pochi giorni dalla prima gara del Campionato e a meno di tre mesi dalla mitica 24 Ore di Le Mans.


E la categoria appare in grande forma grazie ad un inedito regolamento che rende tutti felici: scelte tecniche completamente libere e una quantità di “energia” (carburante) uguale per tutti che ognuno può utilizzare come meglio crede. Le auto, sia i prototipi che le gran turismo, sono bellissime, le corse emozionanti e, spesso, dal risultato incerto, i costruttori attratti dalla possibilità di mettere alla prova soluzioni tecniche innovative da utilizzare rapidamente nella produzione di serie.


Nella LMP1, la classe regina, si sfidano Audi, Porsche e Toyota che lottano per la vittoria assoluta; nelle GT quest'anno Ford scende in pista contro gli abituali protagonisti, i brand più prestigiosi del pianeta come Aston Martin, Corvette, Ferrari e Porsche. Al Le Castellet le sorprese non sono certo mancate e le astronavi 2016 hanno mostrato le loro meraviglie.


La cosa più impressionante resta l'equilibrio delle prestazioni raggiunto partendo da soluzioni tecniche completamente diverse, denominatore comune il recupero di energia che diventa di anno in anno più corposo incrementando le performance e riducendo i consumi (e quindi le emissioni). Una “formula efficienza” in piena regola che non toglie nulla allo spettacolo (a quanto pare si può). La regina sul trono è la Porsche, campionessa in carica sia della 24 Ore che del Mondiale (Piloti e Costruttori). La casa di Stoccarda fra le varie opzioni disponibili ha scelto forse la migliore e per certi versi è stata seguita dai rivali di Audi e Toyota.

Le vetture di questi due costruttori completamente nuove hanno infatti abbandonato i precedenti sistemi di accumulo dell'energia recuperata adottando per la prima volta le batterie al litio proprio come avviene sulle maggior parte auto in vendita negli showroom. La Porsche ha sviluppato la 919 Hybrid che resta l'auto con il motore termico più piccolo (un V4 due litri benzina) e l'unica che recupera energia anche dal turbocompressore come fanno le Formula 1. Molto agguerrite le sfidanti che non hanno certo nascosto le loro ambizioni investendo su bolidi molto avanzati.

Toyota, che aveva dominato la stagione 2014, ha ammesso la delusione per i risultati dello scorso anno rilanciando con un impegno a lunga scadenza (il team giapponese ha addirittura ipotizzato un terzo equipaggio a Le Mans nel 2017) con un'auto che non ha quasi nulla in comune con la precedente TS40. La TS50 è realizzata in Toyota Motorsport a Colonia, la powertrain ibrida arriva dal Giappone dove l'equipe guidata da Hisatake Murata ha sviluppato nel centro tecnico di Higashi-Fuji un pacchetto da favola. In molti si aspettavano un 4 cilindri termico, invece gli ingegneri orientali hanno puntato su un più importante V6 (proprio come le F1) di 2.400 cc di cilindrata dotato di due turbocompressori.


Come avviene per le avversarie i cavalli dichiarati sono oltre 500 ai quali si aggiungono gli altri 500 (quindi la potenza totale supera i 1.000 cv come sogna di fare la F1 nel 2017) garantiti dai due propulsori elettrici (l'anteriore realizzato dalla Aisin, il posteriore dalla Denso). La Toyota ha dichiarato senza nascondersi che l'obiettivo è tornare sul gradino più alto del podio e di vincere per la prima volta la 24 Ore (è arrivata quattro volte seconda). Un bersaglio a cui punta anche l'Audi che nel terzo millennio ha vinto Le Mans per ben 13 volte. La nuova R18 (della vecchia sembra sia rimasto solo il nome...) ha il motore a gasolio, ma dal punto di vista aerodinamico è quella che più somiglia ad una monoposto di F1. È proprio il caso di dire che ne vedremo delle belle.
 

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Domenica 24 Aprile 2016 - Ultimo aggiornamento: 21:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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