Audi E-tron GT RS, alla guida della granturismo elettrica superpotente tra Milano e Genova
Audi Q6 E-Tron, com’è e come va il nuovo suv elettrico tutto prestazioni e tecnologia
Audi e-tron GT calza pneumatici Bridgestone Potenza Sport A. Le “scarpette” con il 55% di materiali riciclati e rinnovabili
CITTÀ DEL MESSICO – Florian Modlinger, un ingegnere bavarese di 41 anni originario di un comune poco fuori Monaco chiamato da Porsche per dirigere il programma della Formula E, è uno che ai box è abituato a vincere. Con Maserati ha conquistato il mondiale piloti e marche nel Gt1, con Audi e Mattias Ekström i titoli iridati nel Rallycross, nel Dtm ha fatto il pieno ottenendo sia con Bmw sia con la casa dei Quattro Anelli i tre allori nella stesso campionato e nella quarta stagione del mondale elettrico, sempre con Audi, ha strappato anche il successo fra i team. «Ecco – confessa sorridendo – per me hanno generalmente più valore i titoli a squadre, ma mi manca quello piloti e quindi voglio vincere anche quello».
Con un curriculum così ha una sola possibilità: vincere!
«Se è per quello io voglio sempre vincere. In ambito sportivo l'obiettivo è quello ed è anche la ragione per cui sono qui. Con Porsche, lo dico chiaramente, voglio vincere il campionato mondiale».
La ricetta?
«Una macchina veloce, una “infrastruttura” molto buona, un costruttore in grado di sviluppare una macchina estremamente valida, una squadra forte che sappia tirare fuori dall'auto il massimo e senza errori e, naturalmente, due ottimi piloti che sappiano fare altrettanto dalla vettura che viene messa loro a disposizione».
Mi pare che gli ingredienti Porsche li abbia...
«Porsche ha tutto quello che serve e adesso dobbiamo riuscire a ottimizzare ogni dettaglio per riuscire a essere davanti e raggiungere l'obiettivo. In ogni caso dobbiamo lavorare gara dopo gara: siamo ancora all'inizio della curva dell'apprendimento e per questo possiamo ancora compiere grandi passi in avanti e il rapporto di forze può cambiare di corsa in corsa».
La ricetta c'è, gli ingredienti pure: se non funziona cosa succede con il cuoco?
«È uno sport di squadra, ma io mi assumo le responsabilità del progetto e il mio compito è quello di metterlo sui binari giusti».
Ai test di Valencia, qualcuno si è “nascosto”?
«Per le sue caratteristiche il tracciato di Valencia non è di quelli tipici della Formula E, non lo era in passato e per me continua a non esserlo. Inoltre a Valencia le squadre avevano pochissimi pezzi di ricambio a disposizione e può darsi che qualche pilota sia stato più prudente di quanto avrebbe voluto per conservare la macchina, ma si è visto chiaramente che quattro auto della concorrenza sono andate molto forte. Dove stiamo lo capiremo però solo dopo questo fine settimana. Per questo, prima che me lo chieda, è anche difficile fare una previsione».
Cosa considererebbe una delusione, dopo la gara di oggi?
«Sarebbe una delusione non portare entrambe le auto al traguardo, lo dico in molto chiaro. E non portare a casa punti».
Una bella responsabilità: l'anno scorso Porsche qui ha vinto...
«Non solo una vittoria, ma una doppietta (Pascal Wehrlein davanti a André Lotterer, quest'anno passato alla Avalanche Andretti, scuderia alla quale Porsche fornisce la monoposto, ndr): una cosa sensazionale, ma questo ci motiva ancora di più. Però adesso abbiamo una nuova monoposto: partiamo tutti da zero. Abbiamo bisogno di un fine settimana senza errori e vedremo dove siamo».
La cosa più intrigante dell'avventura che comincia in Messico?
«Tanto per cominciare esserci: arrivare e poi ripartire. La cosa più adrenalinica è la qualifica, con la tensione della fase degli scontri diretti, che assieme alla gara è la cosa che mi diverte di più».