
Rétromobile, Richard Mille rende omaggio alla Ferrari in Formula 1 tra continua evoluzione della tecnica e trionfi

Ferrari, rivalità fra i piloti: Hamilton e Leclerc hanno diverse visioni tecniche

Ferrari, una giornata amara che non si era mai vista in 1.100 Gran Premi

ELMS, Gianmaria Bruni torna a guidare una Ferrari del team JMW Motorsport
PARIGI – Nel cuore della Ville Lumière, tra il fascino della storia automobilistica e l’eleganza dell’orologeria di lusso, prende vita un’esposizione straordinaria dedicata alla Scuderia Ferrari e ai suoi quarant’anni di successi in Formula 1. L’evento, curato da Richard Mille in occasione della 49ª edizione di Rétromobile, celebra la leggendaria casa di Maranello attraverso un percorso che ripercorre l’evoluzione delle monoposto più iconiche, testimoni di una tradizione fatta di innovazione, passione e vittorie.
Sin dagli albori della Formula 1, la Ferrari ha rappresentato un simbolo di eccellenza e competitività. L’unico team ad aver preso parte a ogni stagione del campionato mondiale sin dal 1950, la Casa di Maranello ha attraversato momenti di gloria e periodi di crisi, scrivendo pagine memorabili nella storia del motorsport. Il viaggio proposto dalla mostra inizia dagli anni ’70, un decennio in cui Ferrari ritrova il successo grazie a vetture come la 312 B e la 312 T. La prima, dotata di un motore boxer 12 cilindri, fu protagonista nel 1970 con Jacky Ickx, mentre la seconda, con Niki Lauda al volante, riportò il titolo mondiale a Maranello nel 1975 dopo undici anni di attesa. Un’epoca segnata da una feroce competizione e dalla rivoluzione aerodinamica che culminò con la vittoria di Jody Scheckter nel 1979, grazie alla 312 T4, prima campionessa dell’era moderna della Ferrari.
Negli anni ’80, l’introduzione dei motori turbo cambiò radicalmente la Formula 1 e Ferrari rispose con la serie 126. La 126 C2 si impose nel campionato costruttori del 1982, un trionfo segnato da successi e tragedie, con i drammatici incidenti di Gilles Villeneuve e di Didier Pironi. La fine del decennio fu segnata da difficoltà tecniche e dal lutto per la scomparsa di Enzo Ferrari nel 1988. Ma la vittoria di Gerhard Berger a Monza, poche settimane dopo la morte del fondatore, rappresentò un commovente tributo alla grandezza della scuderia.
Gli anni ’90 segnarono una fase di ricostruzione per il marchio del Cavallino Rampante. Dopo tentativi falliti con Alain Prost e un lungo periodo di digiuno, la svolta iniziò dapprima con l’arrivo di Jean Todt e, nel 1996, con l’ingaggio di Michael Schumacher. Il pilota tedesco, supportato da un team tecnico d’eccezione guidato da Ross Brawn e Rory Byrne, trasformò la Ferrari in una macchina da guerra preparando il terreno per un’era di dominio assoluto coinciso con l’arrivo del nuovo millennio.
Gli inizi degli anni 2000 videro il binomio Ferrari e Schumacher riscrivere la storia della Formula 1. Dal 2000 al 2004, la scuderia di Maranello conquistò cinque titoli mondiali consecutivi, grazie a monoposto straordinarie come la F2002 e la F2004, capaci di dominare intere stagioni con una superiorità schiacciante. Il 2007 segnò l’ultimo trionfo mondiale con Kimi Räikkönen, mentre il 2008 vide la Ferrari conquistare il titolo costruttori, prima di un lungo periodo di digiuno che ancora oggi attende di essere interrotto.
La mostra di Richard Mille a Rétromobile Paris non è solo un’esposizione di auto da corsa, ma un tributo alla storia della Ferrari in Formula 1. Ogni vettura racconta un capitolo di un’epopea fatta di sfide, successi e rivoluzioni tecniche. È un viaggio attraverso il tempo che permette agli appassionati di rivivere emozioni indimenticabili, toccando con mano il fascino e la potenza di monoposto che hanno fatto sognare generazioni di tifosi.
In questo scenario, il legame tra il mondo dell’orologeria di lusso e il motorsport si fa ancora più evidente. Richard Mille, con la sua passione per la precisione e l’innovazione, ha saputo valorizzare il mito della Ferrari, creando un ponte tra due universi in cui il tempo e la velocità si fondono in una dimensione senza confini. Questa esposizione non è solo una celebrazione del passato, ma anche un’ispirazione per il futuro, un omaggio a una leggenda che continua a correre sempre verso nuovi traguardi.