I festeggiamenti di Sebastian Vettel sul podio

Vettel bis, Ferrari da sogno in Bahrain. Successo col brivido del tedesco che cambia
strategia in corsa

di Giorgio Ursicino
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SAKHIR - Un capolavoro, una gara che più perfetta non si può. Dopo il trionfo di Melbourne due settimane fa, Sebastian Vettel con la Ferrari vince anche il Gran Premio del Bahrain a Sakhir e parte per Shanghai, dove domenica si disputerà la terza gara dell’anno, a punteggio pieno in testa alla classifica. Una partenza del genere non si ricorda a Maranello dai tempi mitici di Michael Schumacher quando il tedesco vinse cinque Mondiali di fila. Per i ragazzi del Cavallino è un’iniezione di fiducia enorme e fieno in cascina fondamentale per tentare finalmente l’affondo sulla Mercedes e riportare il titolo in Italia dopo undici anni. Un successo di squadra indubbiamente. La conferma che la SF70H è un’eccellente monoposto anche se non c’è ancora certezza che sia la migliore in assoluto. Come già avvenuto in Australia, però, gran parte del merito del gradino più alto del podio va attribuito al «tedesco del sud Italia» come con affetto lo ha dipinto lo scorso anno il presidente Sergio Marchionne.

Quanto fatto da Sebastian, un’impresa che poteva risultare difficile anche al miglior Hamilton, è infatti perfettamente in linea con il carattere e il temperamento del pilota, un fenomeno che ha vinto il suo primo gran premio con la Toro Rosso sulla pista di Monza allagata quando aveva da poco festeggiato vent’anni e ha messo il suo quarto titolo iridato in bacheca quando aveva appena 26 primavere. Se è sotto pressione o deve lottare nel gruppone può diventare nervoso e perdere lucidità; se riesce ad andare in testa è invece un martello quasi perfetto, un driver che riesce a tirare fuori dal suo bolide fino all’ultima goccia di energia. Sebastian ha iniziato a costruire il trionfo con un giro da leone in Q3 che gli ha consentito di prendere il via dalla pole a fianco del compagno Raikkonen che fino a quel momento era stato più rapido.

Quando si è spento il semaforo Vettel si è avviato alla grande prendendo un po’ di margine su Bottas che aveva scavalcato Kimi. C’era da sfruttare il vantaggio di non avere alle costole Lewis pa dalla nona posizione. È apparso subito evidente che il campione del mondo in carica, partito con le gomme gialle soft più dure delle rosse supersoft montate da tutti gli altri nella top ten, avrebbe tentato la strategia dell’unica sosta anche perché, al pari del compagno Bottas, aveva a disposizione un treno nuovo di medie bianche. Nei piani Mercedes c’era odore di doppietta perché al pit stop montavano le medie anche al finlandese, mentre Sebastian dalle supersoft passava alle soft (non aveva medie nuove).

A quel punto tutti erano convinti che la Rossa di testa avrebbe dovuto effettuare un secondo stop, in primis quelli della Mercedes che, con questa certezza, hanno ritardato a mandare all’attacco i loro piloti sicuri che il loro ritmo era sufficiente per fare primo e secondo. Ecco che alla Ferrari è scattato il piano B. Un piano un po’ folle che, grazie alla superba guida di Sebastian, è andato in porto. Vettel ha fatto ben 39 giri con le soft e nel finale aveva difficoltà in trazione, ma è riuscito a tenere dietro Bottas che ormai si era incollato all’alettone.

I ferraristi hanno festeggiato con moderazione poiché hanno perso la seconda macchina, quella di Kimi, con un drammatico incidente ai box che è costato la frattura di tibia e perone ad uno dei meccanici addetti al cambio gomme. Se Toto Wolff a Melbourne si era lamentato di un baco nel software, qualcosa non ha funzionato nel semaforo Ferrari che dà via libera ai piloti dopo il cambio gomme. La ruota posteriore sinistra non era ancora uscita dalla sua sede e si è accesa la luce verde. Raikkonen è ripartito investendo il meccanico prima di fermarsi in corsia box. Giornata nera per le Red Bull, ancora un errore di Verstappen (il terzo in due gare), Ricciardo subito ritirato per problemi elettrici. La sorpresa del Golfo è stata la Toro Rosso-Honda magnificamente guidata da Gasly che ha conquistato un formidabile quarto posto. Bene la Haas-Ferrari di Magnussen quinta e, soprattutto, l’Alfa Romeo Sauber di Ericsson (nona) anche lei spinta dalla power unit di Maranello

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Lunedì 9 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 10-04-2018 13:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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