Dakar 2025 nel segno di Sanders (Ktm), l'australiano vince anche la seconda tappa. Iveco comanda la classifica Truck
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GENOVA - Prendi un piccolo gommone di 5 metri, un fuoribordo “senza patente” con 3 cilindri e 40 hp, e un manipolo di coraggiosi gommonauti; aggiungici la “benedizione” (leggi patrocinio) di Ucina, l’associazione delle imprese nautiche che da sempre promuove lo sviluppo del settore e la cultura del mare, e l’impresa è servita. Un’impresa avventurosa, rivelatasi più che mai piena d’insidie, che gli appassionati del Club del Gommone di Milano hanno portato a termine nel migliore dei modi, completando in 33 giorni di navigazione la “Gibilterraingommone”, ovvero la traversata Genova-Gibilterra-Genova a bordo di un piccolo battello pneumatico fornito da Zar e motorizzato con il fuoribordo Suzuki DF40A. Sono state 2.414,2 le miglia di navigazione percorse, per una media di 73,16 miglia al giorno. 1.437 i litri di benzina utilizzati, per un consumo medio di 1,68 litri/miglio.
Già protagonisti di altre traversate impegnative, i gommonauti del club di Milano hanno portato a compimento l’impresa superando notevoli difficoltà: lungo la rotta hanno incontrato infatti onde alte fino a tre metri e mezzo, venti forti e piogge battenti. I momenti peggiori – hanno raccontato i protagonisti dell’impresa – sono stati vissuti nel Golfo del Leone, verso le Colonne d’Ercole, e poi anche tra Valencia e Barcellona, e verso Genova, quando la meta era ormai vicina ma il mare non prometteva niente di buono.
Portare a termine il raid, dunque, ha richiesto il meglio da parte degli 11 equipaggi avvicendatisi a bordo. Ma fondamentale è stato, ovviamente, anche il ruolo del battello e del motore utilizzati. Nel primo caso si tratta del piccolo Italo, lo ZARmini RIB 16, già protagonista lo scorso anno del “Giro d’Italia in gommone”: è un battello pneumatico di piccole dimensioni (5 metri) costruito in alluminio e con un tessuto a 5 strati di alta qualità da 1.100 dtex gommato in PVC. Viste le dimensioni ridotte è ideale come tender da tenere a bordo di grandi yacht, tuttavia può portare fino a 10 persone. Tra le qualità di spicco, anche la leggerezza, che fa il paio con i 102 kg del motore Suzuki DF40A con cui ha portato a termine il raid Genova-Gibilterra e ritorno.
Il fuoribordo giapponese ha confermato una volta di più le qualità emerse in altre circostanze simili. Su tutte, la capacità di tenere costantemente regimi di rotazione alti e dunque medie elevate anche in condizioni molto impegnative. Con tre cilindri e una cubatura di 941 cc, il “piccolo” Suzuki porta in dote un sistema di distribuzione con doppio albero a camme in testa (DOHC), azionato da una catena in luogo di una “normale” cinghia. Tale soluzione garantisce un’affidabilità oltre la norma, perché il rischio di rottura è di fatto annullato e, soprattutto, toglie pensieri al diportista perché anche di fronte a un uso particolarmente prolungato del fuoribordo, il sistema non necessita di alcun intervento di manutenzione.
Ma a fare la differenza c’è anche il Lean Burn, interpretazione del concetto di combustione magra fornita da Suzuki, grazie al quale a velocità costante, e dunque in crociera, si ottiene un notevole abbattimento dei consumi. Con la supervisione di un’elettronica particolarmente efficiente, il sistema è in grado di analizzare in maniera puntuale l’effettivo bisogno di carburante dell’unità termica in funzione delle condizioni di lavoro del motore, cioè potenza erogata, carico e coppia.