L'Invictus 270FX

Invictus e Suzuki Marine: un Suv del mare. Test “estremo” tra le onde del mare di Tropea

di Sergio Troise
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TROPEA - Prendi una giornata di sole, ma con vento teso e mare molto mosso, e prova tre barche Invictus, day-cruiser adatte a un impiego balneare o alla pesca, motorizzate con fuoribordo Suzuki da 200, 250 e 350 hp. Ne viene fuori un quadro esauriente sulle qualità dinamiche e le prestazioni delle imbarcazioni costruite a Borgia, nei pressi di Catanzaro Lido, nel cantiere Aschenez titolare del marchio Invictus, e sui fuoribordo giapponesi, che in Italia stanno vivendo un momento magico grazie anche all’arrivo, da meno di un anno, del maxi motore da 350 hp (oltre 100 unità vendute in meno di nove mesi nel nostro paese) e al successo delle potenze intermedie, tra 65 e 250 hp, in cui Suzuki è leader di mercato.

La barca con le migliori prestazioni, com’è facile immaginare, si è rivelata la 270FX, primogenita della gamma FX (8,1 metri di lusso e sportività) motorizzata con il potente V6 da 4400 cc e potenza di 350 hp. Un motore, il DF 350A, che si distingue per una serie di plus come il design ricercato della calandra, la livrea accattivante, le dimensioni compatte, ma, soprattutto, per i contenuti hi-tech: può contare infatti sui vantaggi assicurati dalla propulsione a doppia elica controrotante, una peculiarità che i progettisti hanno battezzato Suzuki Dual Prop System, spiegando che potrebbe essere paragonata alla trazione integrale di un’auto.

Un’accoppiata perfetta, dunque, anche in considerazione di come il progettista Christian Grande ha definito a suo tempo il 270 FX: «Un Suv del mare». E ha aggiunto: “Abbiamo scelto un target di clientela abbastanza sofisticata, gente a cui piace la barca ben rifinita per passare la giornata a bordo, e che ama riposare in totale comodità”. A sostegno della sua tesi, la capacità dell’imbarcazione di prestarsi effettivamente a usi diversi, sfruttando anche l’infinita disponibilità di optional e le molteplici soluzioni per la configurazione del layout. Proprio come avviene in campo automobilistico su certi Suv di classe premium.

Il collegamento tra mondo dell’auto e nautica emerge anche da altre caratteristiche del motore Suzuki. Tra queste spiccano il sistema di alimentazione a combustione magra (Lean Burn System) e, in perfetto stile automobilistico, certi dispositivi come il Keyless Start System (per l’avviamento senza chiave) o il Precision Control, altra fiche elettronica mutuata dall’automotive e basata sulla tecnologia “drive by wire”, dunque in grado di sostituire il collegamento con i cavi meccanici fra manette e motore.

Tutte le qualità di questo propulsore giapponese da 350 hp sono state confermate nel test svolto al largo del porto di Tropea, dove un mare decisamente agitato anche sotto costa e un vento molto teso hanno impedito di raggiungere velocità elevate, ma hanno esaltato altri valori, come la straordinaria coppia, che regala “risposte” immediate nell’alternarsi continuo di leva-e-dai del gas, imposto dalle condizioni del mare, con onde attorno ai 2,5 metri. In queste oggettive difficoltà abbiamo verificato la capacità del motore di assicurare ripartenze immediate, quasi da fermo, con la prua alzata e le solite onde a impedire planate più morbide.

Quanto alla barca, l’Invictus 270FX ha consentito a quattro persone, anche in condizioni tanto impegnative, di tornare in porto asciutte, senza prendere uno schizzo d’acqua. Ciò lo si deve alle murate alte e alla conformazione della prua, che presenta una forma “squadrata” e zoomorfa, ispirata alla figura dello squalo martello. La sensazione di sentirsi ben protetti è ulteriormente amplificata dalla presenza di numerosi tientibene che, oltre a facilitare le operazioni di pesca (nel caso si scelga la versione “fisherman” in alternativa alla “leisure”) aumentano la sicurezza reale e percepita.

Il posto di guida è integrato alla console e ben protetto dal parabrezza. Esternamente il ponte di coperta è ampio e flessibile e forma un vero e proprio ambiente d’intrattenimento sul mare. La prua contiene un ampio storage attrezzato per ospitare i parabordi, attrezzature sportive e di emergenza, ed è proposta in configurazione libera per la massima fruibilità in caso di pesca sportiva o con un grande divano (optional) a formare un’ampia dinette. Sull’esemplare da noi provato c’era un locale spogliatoio sotto la postazione di guida, ma lo spazio è sfruttabile, a richiesta, anche per una cabina con wc, doccia ad altezza d’uomo e ripostigli.

Secondo Christian Grande, «la versatilità dell’Invictus 270FX rende la barca paragonabile a un Suv». E aggiunge: «Abbiamo scelto un target di clientela abbastanza sofisticata, gente a cui piace la barca ben rifinita per passare la giornata a bordo, e che ama riposare in totale comodità». A sostegno della sua tesi la capacità dell’imbarcazione di prestarsi effettivamente a usi diversi, sfruttando anche l’infinita disponibilità di optional e le molteplici soluzioni per la configurazione del layout.

Ciò detto, sarà bene precisare che la carena assicura una significativa larghezza al galleggiamento che può conferire buona stabilità trasversale, ma in condizioni avverse, come quelle da noi sperimentate nel mare di Tropea, è inevitabile andare incontro a scuotimenti che mettono a dura prova non tanto la resistenza dell’imbarcazione (che è solidissima e regge a qualsiasi salto sulle onde), ma quella dell’equipaggio. Ciò significa che il compromesso tra capacità di navigazione e comfort, in certe condizioni estreme penalizza inevitabilmente quest’ultimo. Risulta dunque consigliabile utilizzare questo modello della gamma Invictus preferibilmente con mare calmo, meglio ancora se nei laghi (dove peraltro le barche calabresi sono molto diffuse).

Elemento comune e apprezzabile di tutte le barche Invictus restano invece la qualità e la precisione della costruzione e, soprattutto, la raffinatezza di certi dettagli, come le scelte cromatiche, le cuscinerie e le protezioni in materiale idrorepellente realizzati artigianalmente e impreziositi da cuciture a vista, che i responsabili del cantiere definiscono “simili a quelle che rivestono gli interni di certe vetture di classe premium come le Maserati”. Per non dire del tendalino con struttura in tubi di acciaio lucidato: roba da open di lusso di grandi dimensioni.

Le medesime qualità si riscontrano anche a bordo delle Invictus più piccole, come la 240CX, che pure abbiamo avuto modo di provare nel “mare capriccioso” di Tropea. Il pregio distintivo della 240CX è la capacità di offrire in poco spazio (7,45 metri) un concentrato di dotazioni e comfort di alto livello. Il pozzetto centrale è dominato dalla seduta di guida, che presenta uno schienale utilizzabile anche come panchetta rivolta a poppa, o anche da tavolino complementare al divano a L. Il prendisole di prua è ampio e comodo e anche in questo caso, nonostante le dimensioni ridotte, sottocoperta è disponibile una cabina abbastanza accogliente, con tanto di wc e frigo.

Tutto ciò rappresenta un pregio in caso di navigazioni tranquille, con mare calmo o poco mosso. E’ invece durissimo affrontare il mare formato, in quanto la notevole concentrazione di pesi davanti impedisce alla prua di sollevarsi per attutire l’impatto con le onde, anche riducendo di molto la velocità. D’altra parte vale la pena rammentare che con una barca di 7 metri non si esce se le condizioni non sono buone.

La godibilità di certi natanti è legata indissolubilmente alle condizioni meteomarine, e alla regola non sfugge l’Invictus 240CX, barca per la quale la motorizzazione Suzuki da 250 hp appare assolutamente adeguata. Lo abbiamo verificato nelle succitate condizioni difficili, convincendoci che rappresenta la motorizzazione ideale, sicuramente consigliabile rispetto al meno potente DF200AP, che pure è possibile utilizzare. Con il Suzuki DF250AP il cantiere dichiara, tra l’altro, una velocità massima di 38 nodi e 25 di crociera.

Tra le qualità che lo hanno reso un autentico best seller della categoria, il propulsore giapponese - un V6 4.0 litri - presenta il doppio albero a camme in testa e 4 valvole per cilindro; dispone del sistema VVT di fasatura variabile, che assicura maggior coppia ai medi e bassi regimi, e iniezione elettronica sequenziale multi-point. Ma è nel piede che si sono concentrate le maggiori attenzioni progettuali, grazie a studi fluidodinamici mirati a ridisegnarne il profilo: ora offre meno resistenza all’avanzamento a tutto vantaggio di efficienza e prestazioni. Se non bastasse, il piede dispone del Selective Rotation, il sistema che permette di ruotare in entrambi i sensi di direzione, e del sistema di controllo elettronico drive-by-wire per una conduzione fluida e sempre precisa, con cambio istantaneo anche e soprattutto a bassi regimi, quando si manovra.

Sofisticato e “furbo” è infine il Suzuki DF200A, che abbiamo provato a bordo dell’Invictus 240 CX, barca di 7,45 metri che non ha molto da invidiare ai modelli più grandi in termini di finiture, dotazioni e qualità dei materiali. E’ un motore che ha tagliato i ponti con il frazionamento a 6 cilindri, avendone soltanto 4 per una cilindrata di 2,9 litri. Ciò significa migliorare il rapporto peso/potenza, incidendo anche su costi, consumi ed emissioni. Con 225 Kg il DF200A pesa il 12% meno del più leggero dei concorrenti a 6 cilindri e, quanto a tecnologia, non ha nulla da invidiare ai fratelli maggiori, visto che sfrutta la combustione magra assicurata dal Lean Burn Control (già sperimentata sui motori di maggiore potenza), così come i rilevatori di presenza d’acqua nel carburante e il controllo elettronico dell’acceleratore e del cambio marcia, grazie al Drive By Wire, il sistema di accensione senza chiave e la capacità di operare con rotazione destrorsa o sinistrorsa, senza dover intervenire sulla meccanica.

Quanto alla barca, la 240 FX misura, come detto, 7,45 metri, ma le dimensioni contenute non pregiudicano la grazia delle linee né la ricchezza che si trova a bordo: sia nella variante “Leisure” sia nella “Fishing”, offre eleganza, sportività e comodità. La zona di prua può ospitare un bel divano appoggiato alla murata o rimanere libera per chi predilge le battute di pesca.

Come sulla 270FX, console e posto guida sono studiati nei minimi particolari per essere totalmente integrati e fruibili. Inoltre anche in questo caso i relativi volumi sono sfruttabili per ricavare un piccolo locale spogliatoio sottocoperta, che è possibile equipaggiare con un wc. Per la versione fishing è anche disponibile un tendalino con struttura in tubi di acciaio lucidato e dotato di porta-canne. Provata in condizioni difficili, con mare mosso e onda alta, la barca ha retto bene, dimostrandosi forte e solida nella struttura, capace di reggere all’urto di onde “toste” e di contenere il rischio di spruzzi (non quello di bastonate al coccige…). Ciò detto, è fuor di dubbio che anche la carena della 240 FX può dare il meglio di sé con mare calmo o addirittura nella navigazione lacustre.

 

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Lunedì 30 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 31-07-2018 15:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2018-07-31 06:12:29
E quanto costa? E soprattutto, quanto consuma un fuoribordo di 250 o 350 HP? Chi si puo' permettere di comprare ed usare una barca del genere? Io avevo un modesto Mako di 19 piedi con un fuoribordo Suzuki da 140 HP, e di media consumava 40 litri di benzina all'ora a velocita di crociera.