Diporto nautico

Liberi di navigare, ma non troppo: ecco le linee guida del MIT per la ripresa del diportismo nautico

di Sergio Troise
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ROMA - Liberi ma non troppo. E’ questa la situazione che si prospetta all’indomani della fine del lockdown e della pubblicazione delle linee guida emanate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in materia di diportismo nautico. In pratica è stato ufficializzato il via libera alle uscite in mare con imbarcazioni proprie o prese a noleggio, ma nel rigoroso rispetto del divieto di uscire dalle acque regionali (fino al 3 giugno) e delle misure sul distanziamento sociale imposte per prevenire nuovi contagi.

Anche in barca, come nelle unità abitative, la misura primaria resta dunque il mantenimento della distanza di un metro, a meno che le persone presenti a bordo non vivano sotto lo stesso tetto. Anche i congiunti, se non conviventi, devono rispettare il distanziamento sociale di una persona per ogni metro lineare dell’imbarcazione. Nel caso di cabinati, è ovviamente consentito alloggiare nella stessa cabina a persone che abitualmente vivono nella stessa casa, ma per tutti è obbligatorio l’utilizzo di dispositivi di protezione individuali durante le operazioni di ormeggio, disormeggio, bunkeraggio ed eventuale assistenza in porto. Possibile imbarcare amici/ospiti a bordo? Sì, ma anche in questo caso a condizione che vengano rispettate le regole generali sul distanziamento sociale e sulle misure di prevenzione interpersonali. Non mancheranno, di conseguenza, casi di riduzione della portata massima rispetto a quanto previsto dall’omologazione della barca.

Fin qui la normativa varata per il diporto privato. Un po’ più complessa la situazione per il charter, frutto di un compromesso che ha tenuto conto delle aspettative degli operatori (180 di loro si sono incontrati nei giorni scorsi con l’addetto alle relazioni istituzionali di Confindustria Nautica, Roberto Neglia) e dei paletti imposti dal ministero: per il noleggio è prevista infatti la sanificazione dell’unità ad ogni utilizzo più quella periodica per i locali in cui vive l’equipaggio. E’ inoltre obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale durante le operazioni di ormeggio, disormeggio, bunkeraggio ed eventuale rimorchio da parte di mezzi nautici dei porti.

Per quanto riguarda il personale imbarcato (skipper, marinai, eventuali hostess e steward) è previsto l’obbligo di sottoporsi (prima dell’imbarco e periodicamente) al test di positività al Covid-19, il cui esito dovrà essere custodito a bordo. Ogni giorno, inoltre, l’equipaggio dovrà sottoporsi a misurazione obbligatoria della temperatura. In questo caso è vietato l’accesso a bordo di persone estranee. Come dire: se in una baia s’incontra una barca di amici, non sarà possibile invitarli a bordo per un aperitivo o per fare un bagno insieme. Vietato, per ora, anche l’approdo di imbarcazioni provenienti dall’estero, in genere le più grandi e lussuose, quelle che assicurano i migliori fatturati ai porti, ai fornitori di servizi e al territorio costiero.

Tutto giusto? Tutto in linea con quanto si aspettava il popolo dei diportisti finalmente pronti a godersi il mare dopo la clausura imposta dalla pandemia? Secondo Confindustria Nautica c’è ancora da lavorare per migliorare ulteriormente la situazione: “Dopo aver ottenuto la ripresa delle attività di produzione già dal 27 aprile, una settimana prima della riapertura dell’industria, e delle reti di vendita il 5 maggio – ha dichiarato il presidente Saverio Cecchi - ora può ripartire anche la navigazione, ancora però nell’ambito delle regole generali di spostamento. Fino al 3 giugno, infatti, permane il divieto generale di muoversi fra diverse regioni e di ricevere barche provenienti dall’estero, divieti che saranno liberalizzati da quella data. Nel frattempo continuiamo a lavorare per migliorare la normativa.”

Soddisfatti, ma non del tutto, anche gli operatori di Afina, l’Associazione Filiera Italiana della Nautica, il cui presidente, Gennaro Amato, ha osservato: “Al momento queste linee guida del ministero guidato dall’onorevole Paola De Micheli ci lasciano soddisfatti, in quanto interpretano con intelligenza e praticità quanto sino ad oggi era stato ignorato, ovvero che quanto si poteva fare in casa propria, in auto e da oggi in pubblico, non si potesse fare in barca. Ciò detto, rimane troppo restrittiva la navigazione confinata nelle regioni, dobbiamo continuare a migliorare questi aspetti perché il mare, da sempre, congiunge i popoli ed ora non può dividerli. Se non si allargano gli spazi di navigazione non si favorisce neanche il turismo nautico, che è una voce fondamentale per la ripresa economica del Paese”.

Legata allo sviluppo del turismo nautico è ovviamente l’organizzazione di porti e marine, strutture pure sottoposte alle linee guida appena emanate dal MIT. I gestori di tali strutture devono dotarsi di appositi cartelli, in italiano e in inglese, per dare informazioni sulle misure comportamentali da rispettare: dovrà essere ben chiara a tutti la normativa sulla limitazione degli spostamenti, sul divieto di assembramento, sul rispetto del distanziamento sociale e sull’uso dei dispositivi di protezione individuale; inoltre dovrà essere a cura dei gestori dei porti anche l’installazione di dispenser di igienizzante sui pontili.

Se non bastasse, le disposizioni riguardano anche la regolamentazione della balneazione, la normativa aggiornata (e molto restrittiva) sulla gestione dei centri diving, delle attività subacquee, ricreative e sportive. Per gli interessati, tutti i dettagli sono illustrati sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla voce ”Fase 2bis: linee guida Mit per il trasporto nautico e la balneazione”.

 

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Lunedì 18 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 20:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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