VIAREGGIO - Prima la pandemia, poi la guerra Russia-Ucraina, la crisi energetica, l’alta tensione Putin-Biden, i fallimenti delle banche, le questioni ambientali, le fibrillazioni internazionali sulle scelte di politica energetica… Non è decisamente un periodo facile, e in Italia tutto è reso più complicato dall’emergenza migrazioni e dalle conseguenti tensioni tra maggioranza e opposizione. Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per frenare qualsiasi forma di sviluppo. E invece c’è un insospettabile comparto che non conosce crisi, votato alla qualità, all’innovazione, al lusso, al benessere. Un’isola felice chiamata nautica. Anzi, grande nautica, quella legata alla cantieristica che produce yacht, superyacht e megayacht e ne segue poi l’evoluzione negli anni a venire, con una costante attenzione all’aftersales e al refit, due voci fondamentali a sostegno di questi successi senza soluzione di continuità.
E’ in questo scenario che da mercoledì 15 a venerdì 17 marzo si è svolta a Viareggio la 13ma edizione di YARE, l’appuntamento annuale dedicato in particolare al post vendita del comparto superyacht, organizzato da Navigo (centro servizi per l’innovazione e lo sviluppo della nautica) per mettere a confronto 350 addetti ai lavori (comandanti, rappresentanti di cantieri, fornitori, aziende) che operano su scala internazionale e, in particolare, nel distretto nautico compreso tra Viareggio e La Spezia, un’area all’interno della quale si realizza più di un quarto del fatturato italiano del settore, ovvero circa 2 miliardi di euro, con il record di 78 navi da diporto sopra i 24 metri.
“Innovazione, servizi e formazione sono le parole chiave per affrontare il futuro di medio e lungo periodo nel comparto superyacht, sia di produzione che di refit”. Con queste parole il presidente di Yare Vincenzo Poerio (Ceo di Tankoa Yachts) ha aperto i lavori del congresso, sottolineando che l’Italia riveste il ruolo di leader mondiale nel settore. “Gli ultimi dati sul comparto – ha ricordato Poerio - consolidano una crescita strutturale e nonostante gli attuali scenari economico-politici il risultato è eccezionale con un fatturato globale che ha registrato 6,1 miliardi nel 2021 e un incremento percentuale a due cifre”.
E’ stato ricordato, inoltre, che secondo i dati del Market Intelligence di The Superyacht Group (rappresentato dall’editore Martin Redmayne) i superyacht compresi nella fascia tra 30 e fino a oltre 90 metri alla fine del 2022 sono aumentati di 174 unità consegnate andando a formare una flotta complessiva di 5.902 imbarcazioni.
E ancora: nel corso dei lavori è stato sottolineato che le principali categorie del mercato restano gli yacht da 30 fino a 60 metri, con sviluppi interessanti nelle fasce di metraggio superiore e con un andamento annuale di consegne - da oggi fino al 2031 – stabilizzato in una media di 165 yacht/anno.
Più in dettaglio: altre 1.500 imbarcazioni saranno in costruzione e arriveranno entro il 2030. Il portafoglio ordini attualmente prevede infatti per i prossimi anni, fino al 2031, un ritmo di nuove consegne pari a circa 165 nuove costruzioni in media ogni anno grazie al lavoro soprattutto di 45 cantieri che attualmente dominano il mercato (anche se esistono, teoricamente) ben 700 costruttori di imbarcazioni da diporto nel mondo.
Una previsione che tiene conto anche di nuovi mercati emergenti, come quelli rappresentati da alcuni paesi come Egitto, Emirati Arabi Uniti, Grecia, Montenegro fino al Vietnam, dove si stanno sviluppando approdi turistici e richieste. E’ anche a queste nuove frontiere che si dovrà guardare.
Detto dei risultati e delle previsioni, è fuor di dubbio che l’intero comparto ha l’obbligo di salvaguardare le posizioni di privilegio fin qui raggiunte. Come? Secondo Poerio “per proseguire nel percorso di consolidamento della nostra leadership, italiana ed europea, e nella sua crescita internazionale, occorre abbinare ad estro e competenza, una capacità di coesione e di collaborazione tra le aziende di tutto il comparto per far fronte a nuove politiche industriali e a nuovi scenari interni ed esterni causati dalla guerra e dalla crisi energetica”.
Tre i focus su cui occorre lavorare: innovazione, servizi e formazione. Innovazione intesa come sviluppo di nuovi prodotti e miglioramento di quelli in essere e sostenibilità, ma anche evoluzione della gestione dei processi lavorativi e della digitalizzazione mantenendo un’anima custom made che è uno dei punti di forza dell’industria nautica italiana.
Complessivamente il numero di persone impiegate nella nautica è aumentato e il trend positivo ha caratterizzato trasversalmente tutti i comparti del settore. Ciò detto, nel corso dei lavori è stato ricordato che vi è necessità di personale altamente qualificato, e perciò occorre lavorare sulla formazione, in modo da assicurare ai giovani un futuro nel mondo del lavoro.
L’ultima sessione dello YARE è stata dedicata a innovazione e sostenibilità, temi chiave affrontati, in particolare, dai rappresentanti della Fondazione Water Revolution del progetto Yeti (Yacht Environmental Transparency Index) dedicato allo sforzo in atto per cercare di ridurre la richiesta di energia.
A conclusione dei lavori, sono stati consuntivati circa 1.600 incontri business tra i comandanti e le imprese italiane ed estere, e il direttore generale di NAVIGO, Pietro Angelini, ha potuto esprimere piena soddisfazione, sottolineando come Yare dimostri di essere “l’evento più importante al mondo nel settore del refit e aftersales, in un momento importante del mercato dove occorre guardare alla vita della barca con una strategia che punta ai prossimi 10 anni, anche in relazione alla portualità e nello sviluppo sostenibile delle imbarcazioni che vanno in mare”.
La prossima edizione dello Yare si svolgerà dal 13 al 15 marzo 2024.