Nautica, produttori di grandi yacht in allarme per i dazi Usa. Lettera aperta a Conte

Nautica, produttori di grandi yacht in allarme per i dazi Usa. Lettera aperta a Conte

di Sergio Troise
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ROMA - I dazi Usa allarmano i produttori italiani di yacht, rappresentanti nel mondo di un Made in Italy di qualità che produce grandi fatturati e assicura prestigio al Paese. La forte preoccupazione delle aziende che si riconoscono in Nautica Italiana (associazione d’imprese che rappresenta l’80% del valore della produzione cantieristica nazionale) è stata espressa in una lettera aperta che il presidente dell’associazione stessa, Lamberto Tacoli, ha scritto al premier Giuseppe Conte prima che incontrasse Donald Trump a Washington. Una lettera accorata e documentata, di cui siamo in grado di illustrare i passi salienti.

«Mi rivolgo a Lei – si legge nel testo indirizzato al presidente del Consiglio - per condividere un appello a proteggere l’export della nautica italiana, che riguarda centinaia di milioni di euro di imbarcazioni da diporto, componentistica ed accessori, prodotti da aziende italiane e commercializzati negli Usa. Purtroppo - prosegue la nota - le notizie riguardanti l’applicazione di possibili dazi, che in questo momento vedono contrapposte Usa ed Europa, hanno messo in allarme i mercati, le aziende e i distributori, da una sponda all’altra dell’oceano, turbando un delicato equilibrio che si sta ricreando dopo anni di crisi profonda».

L’apprensione manifestata dal numero 1 di Nautica Italiana si spiega con la consapevolezza che si profila il rischio, per le aziende italiane produttrici di yacht, di perdere la leadership mondiale. Non per niente Tacoli ricorda a Conte che noi italiani esportiamo mediamente il 90% della produzione e che «il mercato Usa rappresenta circa il 45% del valore di tale export».

A ulteriore sostegno della necessità di sostenere una giusta causa, nella lettera indirizzata al premier viene ricordato che in ballo «c’è un comparto che solamente in Italia genera un volume d’affari di oltre quattro miliardi di euro compreso l’indotto, che imprime un effetto volano non solo sulle coste ma sull’intero territorio nazionale, occupando, tra addetti interni ed esterni, della fornitura e della sub-fornitura, oltre 70mila unità lavorative».

«Se i dazi al momento minacciati dovessero effettivamente applicarsi anche nei confronti delle importazioni nautiche dall’Europa, ciò recherebbe un danno incalcolabile non solo all’industria nautica italiana, ma anche alla filiera Usa” aggiunge Tacoli, spiegando che “gran parte della rete distributiva commerciale e dei siti dedicati ai servizi e all’assistenza negli Stati Uniti sono gestiti da imprenditori e addetti americani».

Ricordando con soddisfazione l’interesse verso il settore che il sottosegretario Rixi ha recentemente manifestato, il presidente di Nautica Italiana conclude la sua lettera-appello a Conte osservando però che «troppo spesso la Blue Economy, e con essa la nautica, pur costituendo un asset strategico del Made in Italy, fa meno notizia rispetto ad altri settori, come ad esempio l’automotive. In tal senso – aggiunge - auspichiamo che la sensibilità del Governo abbia a cuore anche le sorti del nostro settore».

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Mercoledì 1 Agosto 2018 - Ultimo aggiornamento: 02-08-2018 19:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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