L'Azimut Grande Trideck, un ammiraglia di 38 metri

Per Natale Azimut si regala un’ammiraglia di 38 metri: è il Grande Trideck, primo yacht a tre ponti del cantiere

di Sergio Troise
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AVIGLIANA - Il gruppo Azimut-Benetti ha ormai superato il muro dei 100 metri con navi da diporto che stanno conquistando la parte più alta ed esclusiva del mercato nautico, quello riservato a magnati, sceicchi, finanzieri e super società di charter sparsi negli angoli più esclusivi del pianeta. Ma il discorso delle maxi misure riguarda in particolare il marchio Benetti, mentre ad Azimut – com’è noto – è affidato un ruolo diverso, finora confinato nel limite massimo dei 35 metri. Per Natale 2020, però, la componente “umana” del Gruppo controllato dalla famiglia Vitelli si regalerà una nuova ammiraglia con marchio Azimut: è il Grande Trideck, yacht di 38,2 metri (x7,9), il più grande mai costruito dal cantiere e il primo con tre ponti (da cui il nome Trideck). Una novità assoluta, che andrà in acqua all’inizio del 2021 e sarà poi consegnato, non appena terminati i collaudi, al fortunato armatore che l’ha già ordinato.

Ad accrescere la reputazione del marchio Azimut è arrivata, intanto, la vittoria ai Boat Builder Awards for Business Achievement 2020, la manifestazione annuale volta a premiare i risultati delle aziende del mondo della nautica che si sono distinte a livello mondiale per iniziative di successo: un premio particolarmente importante nell’anno condizionato dall’emergenza coronavirus, al quale si è sommata, tra l’altro, una menzione d’onore per la categoria Community Support Initiative. Insomma, il modo migliore per chiudere l’anno e guardare al 2022 con una buona dose di fiducia.

Una nota diffusa da Azimut sottolinea che “il Grande Trideck è il simbolo della capacità d’innovazione progettuale, stilistica e costruttiva del cantiere” e illustra le caratteristiche fondamentali del progetto, specificando che è frutto della collaborazione con alcuni consulenti esterni del calibro di Alberto Mancini (per il design degli esterni), di Achille Salvagni (interior design), e dello studio P.l.a.n.a di Pierluigi Ausonio per le linee d’acqua.

Il risultato, a giudicare dalle anticipazioni fornite dal cantiere e dai primi rendering diffusi, è uno yacht caratterizzato da un layout innovativo, con soluzioni inedite sia per la vita all’aperto sia all’interno. “Lo sforzo comune – spiegano in casa Azimut - è stato mirato a realizzare qualcosa di originale, per un armatore contemporaneo che cerca un contatto costante con l’ambiente esterno e pensa alla barca come a un luogo di convivialità”. A dire il vero, niente di nuovo sotto il sole: molti yacht di ultima generazione mirano ad esaltare questi valori, puntando in particolare sulla flessibilità degli spazi, su informalità e dinamismo.

Ciò detto, non mancano spunti di autentica originalità: basti dire che Alberto Mancini ha impostato il design partendo dall’inserimento di un ponte intermedio sfalsato a poppa che permette all’imbarcazione nuovi e più ampi spazi all’aperto, capaci di differenziarsi dagli standard usuali per la loro funzione peculiare. L’idea centrale da cui sembra svilupparsi il progetto sta nell’accoglienza a bordo attraverso la passerella centrale collegata al mezzo ponte leggermente rialzato a poppa rispetto al ponte principale. Ed è proprio questo ponte rialzato che, a cascata, consente la creazione di tre nuove aree specifiche, denominate sea view terrace, beach club e private patio.

La Sea View Terrace è un palco aperto sul mare, un’area a sbalzo che precede il pozzetto tradizionale, rialzata rispetto alla superficie dell’acqua e concepita come un vero salotto sul mare senza chiusure laterali. Con un po’ di enfasi i progettisti sostengono che “grazie ad un gioco di pieni e vuoti sembra staccarsi dalle murate laterali e galleggiare sospeso sull’acqua”. Il ponte rialzato a poppa, inoltre, permette di avere un enorme beach club a tutta altezza, che sul Trideck si configura come una vera lounge a livello del mare (anche perché tender e toys trovano posto in un garage separato a proravia). Durante le soste in rada lo specchio di poppa basculante si aprirà e aumenterà la superficie a disposizione: con un’ampiezza di oltre 30 metri quadri affacciati a pelo d’acqua, il beach club si rivelerà dunque un’area attrezzata e personalizzabile negli arredi. La poppa, tra l’altro, è protesa verso il mare così come le fiancate, grazie a un gioco di pieni e vuoti che consente di percepire tutto lo spazio come aperto.

Il progetto di Mancini svela inoltre una terza inedita area esterna, protetta e riservata: sul ponte principale, pochi gradini sotto la succitata terrazza sul mare, c’è il patio privato. Il pozzetto è stato infatti concepito proprio come un patio, un luogo all’aperto ma al tempo stesso di grande privacy, riparato anche dalla brezza grazie alle vetrate laterali.

Sul ponte superiore, a tutto baglio, c’è un’altra grande zona flessibile nell’arredo e separata da una vetrata dalla zona dining esterna che, quando aperta, crea un’unica immensa area dining/lounge. Il Sun Deck, infine, offre un bar a prua, una vasca idromassaggio custom circondata da prendisole e un arredo freestanding.

Non è tutto: un altro aspetto non trascurabile va colto nella sportività, che pure sul Trideck emerge, come in altri lavori di Mancini per Azimut, anche se in questo caso l’insieme è più vicino alle linee dinamiche di un’ammiraglia moderna ed elegante. È evidente la pulizia dei tratti, dalle grandi vetrate che creano una superficie continua fino a poppa al parabrezza inclinato che si conclude con un frangivento verticale a testa nuda sul sundeck. Con orgoglio in cantiere viene sottolineata anche l’attenzione ai dettagli che contribuisce a dare una sensazione di dinamismo non facile su uno yacht di tali dimensioni: tra le chicche – vale la pena sottolinearlo – spicca una nervatura che parte da poppa all’altezza degli scarichi e continua fino a prua, movimenta e dà tensione alla murata, mentre scarichi e passacavi diventano elementi di design.

E veniamo agli interni. Achille Salvagni ha sposato in pieno la causa del cantiere: offrire una proposta che ridefinisse il ruolo dello spazio, dando nuove ragioni funzionali alle varie aree della barca. In questa ottica il Grande Trideck presenta interni ampliati in altezza e in larghezza e perfettamente integrati con le aree all’esterno, per diventare un’estensione gli uni delle altre. Se non bastasse, gli ambienti sono stati impreziositi da un lavoro mirato sul décor, con alternanze dei materiali, ricercatezza dei loro accostamenti e scelte di colori e finiture in grado di assicurare una qualità di alto livello. In linea con il trend in voga ormai da tempo sugli yacht di nuova generazione sono stati utilizzati materiali nobili, che si rifanno alla tradizione della marineria, in modo da sottolineare al meglio la capacità di un avanzamento concettuale che non rinneghi il linguaggio storico della nautica ma lo esalti in chiave contemporanea. Insomma, il classico mix di classico e moderno, con un occhio all’innovazione e uno all’heritage.

Tutto ciò premesso, da un punto di vista del layout sorprendono anche gli interni: sul ponte principale, dal patio privato si accede al salone interno, dove scompare la tradizionale zona pranzo formale, trasformando questo ponte in un luogo di convivialità e informalità. A tal proposito in casa Azimut tengono a far notare che “l’ardita scansione degli spazi in questa configurazione è uno degli elementi che collocano di diritto il Trideck nel mondo dei megayacht”.

L’area dining formale è sul ponte superiore, disegnato come un unico grande ambiente votato alla socialità. La cucina principale è invece sul ponte principale, mentre sul ponte superiore c’è quella di servizio. Un secondo layout alternativo vede la cucina di servizio sostituita da una sesta cabina VIP, a cui si aggiungono le quattro cabine ospiti a centro barca sul ponte inferiore, e l’armatoriale sul principale. Per ora non sono state fornite anticipazioni sull’interno delle cabine, ma è facile immaginare che si tratterà di ambienti spaziosi, confortevoli e lussuosi, in linea con il resto dello yacht.

L’ottimizzazione dei volumi interni – questo è certo - è in qualche modo legata anche alla struttura della barca: la prua – vale la pena sottolinearlo – è tagliata a doppia inclinazione, soluzione che consente di ottimizzare i volumi interni. La carena disegnata da Pierluigi Ausonio con il centro Ricerche e Sviluppo di Azimut è la D2P (Displacement to Planing): si avvale dei software proprietari di CFD, analisi FEM e delle prove in vasca e – secondo le informazioni fornite dal cantiere – grazie al doppio spigolo dello scafo è possibile ottenere una minore resistenza ai regimi di crociera e una maggiore stabilità in dislocamento.

Due le opzioni di motorizzazione, da 2400 o 2600 hp, con velocità massime stimate in 23 e 24 nodi. Quanto ai materiali, tutta la sovrastruttura della barca è laminata in carbonio con l’aggiunta di resina vinilestere ed epossidica. In questo modo si ottiene una significativa riduzione del peso complessivo e la combinazione tra carena D2P e sovrastruttura in carbonio produce un sensibile miglioramento delle performance, con maggiore velocità e autonomia, ma senza incidere sui consumi.

Azimut non ha fornito anticipazioni sul prezzo della nuova ammiraglia. Ma è chiaro che si tratta di un prodotto di assoluta élite, che andrà a collocarsi al vertice della gamma, con costi che difficilmente potranno collocarsi al di sotto dei 7/8 milioni di euro.

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Sabato 12 Dicembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 13-12-2020 10:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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