LUCCA - Perini Navi finisce all’asta. In corsa per entrarne in possesso Sanlorenzo Yacht e Ferretti Group. E’ questo l’epilogo di una lunga lotta per la sopravvivenza conclusasi amaramente, il 28 gennaio 2021, con il fallimento dello storico cantiere specializzato in yacht a vela di grandi dimensioni.
La decisione del giudice fallimentare è arrivata quattro giorni dopo l’udienza in cui i vertici aziendali avevano presentato un piano di ristrutturazione del debito, con il coinvolgimento del fondo di investimenti Blue Sky (lo stesso azionista del Milan). Per tentare il salvataggio era stata prospettata l’emissione di bond per 30 milioni di euro a 4 anni a un tasso del 4%, ed era stato chiesto ancora tempo per perfezionare l’operazione. Non convinto, il giudice ha decretato il fallimento e disposto l’esercizio provvisorio affidato al curatore fallimentare Franco Della santa.
La vicenda era entrata nella fase più critica sin dal maggio 2020, con il deposito della domanda di concordato in bianco da parte della proprietà Perini Navi, ovvero la famiglia Tabacchi, rappresentata da Edoardo Tabacchi, vice presidente dell’azienda, e da Lamberto Tacoli, presidente e amministratore delegato della stessa.
I circa 100 dipendenti sono in cassa integrazione, ma secondo le prime informazioni lasciate trapelare una parte delle maestranze potrebbe continuare a lavorare per ultimare le commesse in corso. Ciò detto i sindacati hanno manifestato forti preoccupazioni e hanno parlato di “una conclusione drammatica, anche se non inaspettata”. L’azienda viene accusata di “precise e gravi responsabilità per la distruzione di un’impresa che ha fatto la storia della nautica e di Viareggio a livello mondiale”. Tra i motivi più forti di preoccupazione c’è la grave esposizione debitoria (circa 100 milioni), tuttavia rappresenta un aspetto positivo la decisione del Tribunale di disporre l’esercizio provvisorio, in modo da garantire almeno una minima continuità dell’attività.
Intanto, come detto, seguono con attenzione l’evolversi della situazione Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group, e Massimo Perotti, numero uno di Sanlorenzo Yacht: il primo interessato allo stabilimenro della Spezia (ex Picchiotti), il secondo al sito produttivo di Viareggio e al marchio stesso. Un marchio – vale la pena sottolinearlo – con un passato glorioso alle spalle e una reputazione ancora forte in tutto il mondo, al di qua e al di là dell’oceano (Perini Navi è presente sul mercato statunitense con una filiale a Portsmouth, Rhode Island).
Fondatore di Perini Navi, nei primi anni 80, fu Fabio Perini, industriale nel settore dell’industria cartaria con il pallino delle invenzioni. Ispirandosi proprio ai macchinari che avvolgono la carta, inventò i reel captive winch, un sistema di verricelli automatici mossi da motori elettrici controllati elettronicamente, che permettono al cantiere di produrre, primo al mondo, barche di grandi dimensioni gestibili da un equipaggio ridotto. La prima barca prodotta è stata, nel 1983, la Felicità (oggi Clan VI), uno yacht a vela di 40 metri che, grazie ai sistemi inventati da Fabio Perini, può essere manovrata da una sola persona!
Dal 1983 ai giorni nostri sono state 61 le imbarcazioni varate dal cantiere, tutte di dimensioni importanti, tra i 40 e oltre gli 80 metri. La più grande e prestigiosa, varata nel 2006, è sicuramente il Maltese Falcon: nave a tre alberi lunga 88 metri, mentre la più famosa è il “Principessa vai via” appartenuta a Silvio Berlusconi, 42 metri di lusso, eleganza e hi-tech, poi venduta dall’ex Cavaliere al suo socio dell’epoca Ennio Doris.
Belle, eleganti, tecnologiche, costose, le barche di Perini Navi hanno conquistato la scena solcando i mari di tutto il mondo. Eppure la gestione del cantiere ha attraversato crisi gravissime, fino a culminare nel fallimento di questo infausto inizio del 2021. Già nel 2017, dopo un periodo difficile, entrò nel capitale dell’azienda con il 49,99% attraverso la Fenix srl e con un investimento di una ventina di milioni di euro, Edoardo Tabacchi, discendente di una dinastia affermatasi nel ramo occhiali e appartenente al ramo familiare uscito anni fa dal gruppo Safilo per poi concentrarsi su Salmoiraghi & Viganò (venduta nel 2016 a Luxottica). Nell’estate 2018 Tabacchi rilevò un’altra quota della società raggiungendo con il 75% il controllo dell’azienda, mentre Perini restava, attraverso la Faber Group, come azionista di minoranza con il 25%.
La svolta portò alla nomina di Lamberto Tacoli come presidente e amministratore delegato. Proveniente da Ferretti Group e animatore di un gruppo di imprenditori usciti da Ucina (l’attuale Confindustria Nautica) e poi rientrati, Tacoli puntò sull’allargamento della gamma, mirando a un fatturato ottenuto per metà dalla vela e per metà dal motore. Ma le cose sono andate male. Prima di capitolare, Tacoli ha fatto di tutto per condurre in porto la ristrutturazione del debito, ma all’ennesima richiesta di tempo il magistrato ha risposto negativamente. E Perini Navi è affondata.