Perini Navi, lo storico cantiere navale specializzato in imbarcazioni a vela di grandi dimensioni

Perini Navi è salva: l’ha rilevata dal fallimento The Italian Sea Group con un’offerta di 80 milioni di euro

di Sergio Troise
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MARINA DI CARRARA - Si è conclusa con una soluzione sorprendente la vicenda del fallimento di Perini Navi, lo storico cantiere navale specializzato in imbarcazioni a vela di grandi dimensioni dichiarato fallito il 28 gennaio 2021. Dopo le due aste andate deserte, la prima con base fissata a 62,5 milioni, la seconda a 56,250, l’azienda fondata nel 1983 da Fabio Perini è stata infatti aggiudicata per 80 milioni di euro a The Italian Sea Group, colosso del settore che attraverso la propria controllata New Sail ha quasi raddoppiato la precedente offerta di 47 milioni, con la quale aveva tentato in un primo momento di convincere il curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Lucca ad abbassare le iniziali pretese.

Con The Italian Sea Group avevano tentato l’assalto allo storico cantiere toscano anche Ferretti Group e Sanlorenzo, che si erano addirittura alleati costituendo una joint venture paritetica. Aveva dimostrato un interessamento anche Palumbo Yacht, ma ben presto si era defilato. Il 22 dicembre 2021 il colpo di scena, con l’assegnazione di Perini a The Italian Sea Group. L’oggetto dell’asta comprende le proprietà mobiliari ed immobiliari dei cantieri di Viareggio e di La Spezia, il compendio immobiliare di Pisa, una nave in corso di costruzione, i marchi ed i brevetti, la partecipazione sociale (100%) in Perini Navi Usa ed i rapporti giuridici in essere con i dipendenti (un centinaio) e con i terzi.

Una nota dell’azienda spiega che l’operazione viene finanziata tramite le disponibilità di cassa, reinvestendo una significativa quota dei proventi raccolti in Ipo (Raccolta Pubblica Iniziale) all’inizio del giugno scorso, oltre che attraverso linee di credito bancarie. “Sono estremamente orgoglioso di questa operazione – ha dichiarato Giovanni Costantino, fondatore e amministratore delegato di The Italian Sea Group. Con questa operazione – ha aggiunto - abbiamo voluto spingerci oltre con l’investimento, ma siamo arrivati all’asta con l’assoluta determinazione di voler acquisire tutti gli asset in funzione della nostra ormai consolidata competenza e dei nuovi contratti, in particolare nel segmento degli yacht a vela di grandi dimensioni”.

Il numero uno del gruppo toscano (59enne imprenditore originario della Puglia e trapiantato in Toscana) ha aggiunto che i nuovi spazi produttivi “permetteranno di ampliare gli ordini per il futuro in un segmento molto dinamico, come provano anche le due recenti commesse relative agli yacht a vela siglate a dicembre. Siamo quindi confidenti di aver fatto la scelta giusta, spinti da un incoming order che ha superato le previsioni del 50%”.

The Italian Sea Group – vale la pena ricordarlo – è un operatore globale della nautica di lusso quotato in Piazza Affari da giugno 2021, che annovera tra i soci anche lo stilista Giorgio Armani. Controlla i marchi Admiral, Tecnomar e NCA Refit e recentemente è finito al centro dell’attenzione per l’accordo con Lamborghini, che ha portato al varo del Tecnomar For Lamborghini 63, motor yacht ad altissime prestazioni nato dall’incontro tra il cantiere e uno dei marchi d’eccellenza della Motor Valley dedita alle supercar.

L’acquisizione di Perini Navi consente invece al colosso carrarese di entrare in un comparto finora inesplorato, quello delle imbarcazioni a vela di grandi dimensioni e di gran lusso. Come il celeberrimo «Principessa Vaivia», yacht a vela di 42 metri appartenuto a Ennio Doris, recentemente scomparso, e a Silvio Berlusconi. «L’incontro con il mare attraverso la barca è stato casuale - raccontava Doris -. Silvio Berlusconi mi mise a disposizione il suo ketch per poter completare e seguire i lavori di ristrutturazione della villa a Porto Rotondo. Non avevo un’esperienza in fatto di barche, avevo fatto solo una crociera nel Tirreno con la famiglia, ma quando ho navigato sul Principessa Vaivia ho avuto un colpo di fulmine! Decisi di comprarla e feci la mia proposta a Berlusconi».

La crisi di Perini Navi era entrata nella fase più critica a maggio del 2020, con il deposito della domanda di concordato in bianco da parte della proprietà, ovvero la famiglia Tabacchi, rappresentata dal vicepresidente dell’azienda Edoardo Tabacchi, e da Lamberto Tacoli, presidente e amministratore delegato. Venne respinto dal Tribunale di Lucca il piano di ristrutturazione del debito, con il coinvolgimento del fondo di investimenti Blue Sky (lo stesso azionista del Milan). Per tentare il salvataggio era stata prospettata l’emissione di bond per 30 milioni di euro a 4 anni a un tasso del 4%, ed era stato chiesto ancora tempo per perfezionare l’operazione. Non convinto, il giudice decretò il fallimento e dispose l’esercizio provvisorio affidato al curatore fallimentare Franco Della Santa.

Si è giunti così all’epilogo, con la proprietà acquisita da The Italian Sea Group e la prospettiva di un rilancio sul mercato internazionale, sostenuto tra l’altro da un’immediata impennata di guadagni in Borsa, con il titolo salito del 7,6% a 6,37 euro, e i principali analisti concordi nell’approvare l’acquisizione sia dal punto di vista finanziario che strategico. Il futuro, comunque, è tutto da scrivere, mentre resterà per sempre, indelebile, la storia di un marchio che ha fatto onore al Made in Italy nel mondo, a cominciare dai primi anni 80, quando Fabio Perini, industriale nel settore dell’industria cartaria con il pallino delle invenzioni, rivoluzionò il mondo della vela con una trovata geniale, che ha scritto la storia della nautica.

Ispirandosi proprio ai macchinari che avvolgono la carta, Perini inventò infatti i reel captive winch, un sistema di verricelli automatici mossi da motori elettrici controllati elettronicamente, che permisero al cantiere di produrre, primo al mondo, barche di grandi dimensioni gestibili da un equipaggio ridotto.

La prima barca prodotta è stata, nel 1983, la Felicità (oggi Clan VI), uno yacht a vela di 40 metri che, grazie ai sistemi inventati da Fabio Perini può essere manovrata da una sola persona! Dal 1983 ai giorni nostri sono state 61 le imbarcazioni varate dal cantiere, tutte di dimensioni importanti, tra i 40 e oltre gli 80 metri. La più grande e prestigiosa, varata nel 2006, è sicuramente il Maltese Falcon: nave a tre alberi lunga 88 metri, mentre la più famosa è la succitata “Principessa Vaivia” appartenuta a Silvio Berlusconi.

Belle, eleganti, tecnologiche, costose, le barche di Perini Navi hanno conquistato la scena solcando i mari di tutto il mondo. Eppure la gestione del cantiere ha attraversato crisi gravissime, fino a culminare nel fallimento del 2021. Già nel 2017, dopo un periodo difficile, entrò nel capitale dell’azienda con il 49,99% attraverso la Fenix srl e con un investimento di una ventina di milioni di euro, Edoardo Tabacchi, discendente di una dinastia affermatasi nel ramo occhiali e appartenente al ramo familiare uscito anni fa dal gruppo Safilo per poi concentrarsi su Salmoiraghi & Viganò (venduta nel 2016 a Luxottica).

Nell’estate 2018 Tabacchi rilevò un’altra quota della società raggiungendo con il 75% il controllo dell’azienda, mentre Perini restava, attraverso la Faber Group, come azionista di minoranza con il 25%. La svolta portò alla nomina di Lamberto Tacoli come presidente e amministratore delegato. Proveniente da Ferretti Group e animatore di un gruppo di imprenditori usciti da Ucina (l’attuale Confindustria Nautica) e poi rientrati, Tacoli puntò sull’allargamento della gamma, mirando a un fatturato ottenuto per metà dalla vela e per metà dal motore. Ma le cose sono andate male. Prima di capitolare, Tacoli ha fatto di tutto per condurre in porto la ristrutturazione del debito, ma all’ennesima richiesta di tempo il magistrato rispose negativamente. E Perini Navi è fallita. Da oggi la ripartenza, nella speranza che il “buon vento” accompagni il ritorno ai fasti d’un tempo.

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Domenica 26 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 27-12-2021 15:40 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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