Il molo Luise a Napoli

Porti chiusi, diportisti bloccati, disdette. Luise: «Crisi grave, il dopo-Covid sarà peggio del dopo-2008»

di Sergio Troise
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NAPOLI - Causa Coronavirus i porti turistici non sono accessibili ai diportisti: a parte qualche rara eccezione (come nel Lazio) per ora non è consentito salire a bordo della propria barca, che sia uno yacht o un natante non più lungo di 10 metri. Impossibile dunque eseguire lavoretti di ordinaria manutenzione, men che mai sono consentite uscite dal porto: paradossalmente non lo si può fare né da soli né tantomeno in compagnia di altri. Dunque non è possibile armare una vela, provare un motore, fare una regata, andare a pesca. Bloccato anche il charter.

Vero è che dal 27 aprile è stata concessa la riapertura dei cantieri per preparare la ripresa delle produzioni dal 4 maggio, ma vista dalla parte dei diportisti la nautica è tuttora ferma. E ferma è di conseguenza l’attività dei porti, che in regime normale avrebbero già aperto la stagione prima di Pasqua e messo in moto la macchina del turismo nautico, ovvero uno dei “motori” più forti dell’economia costiera, con aperture costanti verso l’estero.

Sulla questione è scesa in campo Assonautica (13.000 iscritti e 60.000 simpatizzanti, più gli operatori della piccola e media impresa impegnati nell’indotto) scrivendo una lettera accorata al premier Conte, nella quale si legge: “Nei porti abbiamo bisogno al più presto della presenza degli utenti finali della filiera nautica, senza i quali se si protrae il blocco per altri dieci giorni, la sopravvivenza stessa del comparto verrebbe ulteriormente messa a rischio”. Assonautica ha affrontato anche il problema del divieto di spostamento tra regioni, ricordando che “è necessaria una deroga in quanto alcune migliaia di diportisti risiedono fuori regione rispetto al luogo di ormeggio delle imbarcazioni”.

Dei problemi sul tappeto abbiamo parlato con Massimo Luise, di Luise Group, partner di BWA Yachting (colosso presente in 28 Paesi), specializzato nella portualità turistica e nei servizi legati alla grande nautica di lusso: in Italia gestisce approdi e attività di agenzia marittima a Napoli, Castellammare di Stabia, Amalfi, Capri, Ischia/Lacco Ameno, Ostia, Venezia, Liguria, Toscana, Puglia, Sicilia, Sardegna, accogliendo yacht e armatori del calibro di Mark Zuckerberg, Roman Abramovich, Tom Cruise, Mariah Carey, ma anche, nella sede storica di Napoli, semplici proprietari di gozzi e gommoni. La sua visione dei problemi è dunque a 360 gradi.

Che cosa pensa, Luise, delle limitazioni imposte ai diportisti?
“Non giudico i provvedimenti presi a livello nazionale e regionale, però dico che tra operatori, armatori e diportisti c’è disorientamento. Ci vorrebbe maggiore chiarezza e maggiore uniformità. Per esempio nel Lazio una ordinanza di Zingaretti ha consentito l’accesso ai porti e gli armatori possono già salire a bordo della propria barca. In Liguria sono fioccati gli appelli a Toti, in Campania non s’è capito se si può fare o meno. L’ordinanza non è chiara. Darei per scontato che se dal 4 maggio posso uscire in macchina, posso uscire anche in barca sia pure evitando assembramenti”.

Ma quante persone potranno salire a bordo?
“Sicuramente si dovranno rispettare le misure sul distanziamento sociale e dunque non credo che sarà possibile imbarcare il numero di persone previsto dall’omologazione della barca, soprattutto per i gommoni. Comunque direi che la regola più giusta da seguire è quella del buonsenso. E i buoni marinai, in genere, ne hanno. Del resto è opinione diffusa che uno dei luoghi più sicuri, in tempi di coronavirus, sia proprio la barca”.

Al Molo Luise di Napoli, dove la vostra attività ha la sede storica nel porto di Mergellina, approdano molti yacht e super yacht provenienti dall’estero. Che cosa prevede per la stagione 2020?
“Purtroppo per noi operatori si profila una stagione catastrofica, come per gli hotel di lusso che vivono di turismo. Il turismo internazionale, ovvero l’ormeggio e i servizi assicurati a yacht, super yacht e mega yacht, rappresenta tra l’80 e il 90 per cento del nostro fatturato. E per ora è tutto fermo. Ne abbiamo parlato in una conferenza da remoto con il presidente dell’Autorità Portuale di Napoli, Spirito, spiegandogli che ci aspettiamo un sostegno per poter onorare gli impegni economici legati all’utilizzo di un bene demaniale”.

E i diportisti italiani come hanno reagito alla situazione?
“E’ un problema anche questo, in quanto tra gli stanziali che ci lasciano la barca tutto l’anno molti vengono da fuori regione. Ma per ora gli spostamenti da una regione all’altra non sono consentiti e dunque i proprietari non possono usufruire del bene barca, né che sia uno yacht né che sia un gozzo. E tutto ciò scontenta loro, ma anche noi. E’ come se un hotel perdesse sia i clienti stranieri sia i nazionali. Certo, nella nostra sede storica di Mergellina abbiamo i diportisti di casa, i napoletani. Ma per noi rappresentano una parte minima del fatturato. E comunque sono fermi. Questo stop prolungato – tiene a sottolineare Luise - rappresenta un grave danno anche per i miei colleghi che gestiscono altri ormeggi destinati a imbarcazioni più piccole. Nelle città di mare come Napoli il blocco della nautica è un problema serio, ma sottovalutato. C’è un indotto che fa girare milioni di euro, e ci sono famiglie con l’acqua alla gola. Penso non solo ai gestori degli ormeggi, ma anche a carpentieri, elettricisti, tappezzieri, maestranze varie”.

Prima o poi però la pandemia finirà. Non crede che il settore potrà riprendersi?
“Tutte le crisi hanno un dopo e sicuramente verranno tempi migliori. Però la nautica ha già pagato prezzi altissimi alla precedente crisi del 2008, aggravata dagli sciagurati provvedimenti del governo Monti. Molti cantieri hanno chiuso e molti diportisti hanno rinunciato alla barca. Prima della pandemia, è vero, si erano registrati segnali di ripresa, forse meglio definirla pallida ripresina, però è fuor di dubbio che la nautica è un comparto che può proliferare soltanto nel contesto di un’economia forte. E da questo punto di vista l’Italia è messa male. Paghiamo anni di disattenzione al valore della nautica e del turismo nautico, e in un contesto così grave, con un calo del Pil previsto a meno 8%, non so proprio dove andremo a finire”.

 

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Mercoledì 29 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-05-2020 14:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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