Ha vinto tutto quello c'era da vincere. Se un uomo merita il titolo di leggenda della motonautica, questo era Renato Molinari, scomparso ieri all'età di 78 anni. Nessuno può vantare un palmares come il suo: diciotto titoli mondiali, tredici europei, quattro nazionali nelle classi più prestigiose, ai quali vanno aggiunte le grandi classiche, la 24 ore di Rouen e la 6 ore di Parigi (vinte quattro volte ciascuna), la Pavia-Venezia (tre vittorie) con il record della corsa, la 9 ore di Parker, il Trofeo Duca di York a Bristol e la Centomiglia del Lario. Ha stabilito undici record mondiali e tra le sue vittorie figurano tre campionati mondiali di Formula 1, quelli con la partenza in griglia e il semaforo verde, a immagine e somiglianza delle auto, una formula che proprio lui aveva ideato e portato per la prima volta nel 1981 a Como.
Da tempo Molinari aveva lasciato il suo lago, l'odore di legno, colla e benzina nel quale era cresciuto, per un buen retiro sulle colline del Monferrato. Ma sentiva sempre il richiamo degli scafi e delle corse: pochi anni fa, era il 2017, aveva accettato l'incarico di consulente per il team Victory di Dubai, che lo aveva voluto perché Renato Molinari, oltre che un pilota eccezionale, era il numero uno in fatto di eliche. «Non ne ho mai sbagliata una - diceva - Da quando corro, e di titoli mondiali credo di averne vinti abbastanza, mi sono sempre fatto le eliche in casa. Andavo a prendere la fusione e poi le elaboravo modificandole seconda delle caratteristiche del circuito o della gara». D'altra parte Renato Molinari tra legno, eliche, colle, motori e odore di benzina c'era nato. Classe 1946, era figlio di Angelo, che a Nesso, sul lago di Como, disegnava e costruiva motoscafi, e correva pure.
Inevitabile che il «Renatino» iniziasse presto: nel 1964, a 18 anni, disputò la prima gara in una carriera senza eguali. Figlio del lago di Como, come altri campioni della motonautica quali Tullio Abbate e Guido Cappellini. Nel 2018 Molinari aveva ricevuto dal Coni il Collare d'Oro al Merito Sportivo, massima onorificenza dello sport italiano, mentre tre anni prima, nel 2015, gli era stata dedicata una piastrella tra i grandi dello Sport nel Walk of Fame al Foro Italico. E oggi il presidente del Coni Giovanni Malagò si è unito al cordoglio della famiglia, " interpretando i sentimenti dell'intero movimento sportivo».