Nuda, elettrica e leggera. È la Nomad Ariel EV concept, prototipo ad emissioni zero basato sulla biposto del piccolo costruttore britannico specializzato in sportive essenziali e dalle prestazioni entusiasmanti in virtù del loro basso rapporto peso/potenza. Autentiche street legal che, così come le automobili normali, devono affrontare il problema delle emissioni e della sostenibilità.
E la Nomad EV svolge tale tema seguendo la tradizione della factory inaugurata a Crewekorne da Simon Saunders nel 1991 e che ha fatto parlare di sé con la Atom, biposto con il motore della Honda Civic Type-R, alla quale dal 2015 ha affiancato la Nomad che ha un’impostazione più da dune buggy ed è partita montando un motore Honda da 2,4 litri proseguendo poi con il 2,3 litri Ford derivato da quello della Mustang. Tra i progetti messi in piedi da Saunders ci sono la Dash, una e-bike in carbonio e titanio stampato 3D, e la Ace, moto con motore della Honda VFR 1200 e telaio a tubi ricurvi, specialità della Ariel.
Dal 2017 poi la Ariel – nome che compare addirittura nel 1871 come fabbrica di biciclette – sta studiando la propulsione elettrica tanto da aver realizzata nel 2022 la Hipercar, prototipo a 4 motori da 880 kW capace di accelerare da o a 100 km/h in poco più di 2 secondi. La Nomad elettrica non promette altrettanto, ma trasforma 210 kW per 896 kg in un rapporto peso/potenza di 3,14 kg/cv per uno 0-60 miglia orarie in 3,4 s. e un divertimento di guida che le potentissime ma pesantissime hypercar elettriche non possono garantire. E tutto con una lunghezza di 3,4 metri, più compatta oramai di qualsiasi auto in commercio.
Il telaio è, come da tradizione Ariel, tubolare in acciaio trattato superficialmente con un processo di fosfatazione completato da paratie in alluminio. La novità della EV è nelle carenature che servono essenzialmente a migliorare la scorrevolezza aerodinamica del 30%, ma forniscono ulteriore supporto strutturale utilizzando materiali e processi decisamente interessanti. I pannelli infatti sono in un biocomposito derivato dal lino che è più leggero del 9% rispetto alla fibra di carbonio.
Questo materiale inoltre permette di ridurre le emissioni di CO2 del 73% ed è lavorato con utensili che, a loro volta, sono prodotti con macchinari di nuovo tipo che, rispetto a quelli tradizionali per la sagomatura dei pannelli in fibre composite, consumano la metà dell’energia e la cui fabbricazione necessità di ben 5.000 kg di CO2 in meno. Infine, sia il materiale sia il macchinario sono totalmente riciclabili. I pannelli sono inoltre rinforzati con costole che contribuiscono alle caratteristiche strutturali del telaio.
Il sistema di propulsione integra il motore che gira fino a 12.000 giri/min, la trasmissione con rapporto 8,28:1 e l’inverter. È realizzato da Cascadia con componenti BorgWarner e pesa 92 kg, è anch’esso raffreddato a liquido ed è completato da un differenziale a slittamento limitato per scaricare a terra i 210 kW e i 490 Nm di coppia nel modo più efficace possibile e su ogni tipo di fondo. Va detto che la Nomad ha un angolo di attacco di 48 gradi e di uscita di 64 gradi. Il guidatore può selezionare due modalità di guida (Eco e Sport) che corrispondono ad altrettanti livelli di risposta e recupero dell’energia.
L’impianto frenante è provvisto di ABS, anch’esso regolabile su due posizioni (onroad o offroad). La batteria, composta da 12 moduli che contengono celle agli ioni di litio a sacchetto, lavora ad una tensione di 450 Volt e ha una capacità 41 KWh per un’autonomia. La ricarica può avvenire in corrente alternata o continua con tempi di meno di 25 minuti per passare dal 20% all’80%. Attenzione particolare al sistema di controllo termico, dalla potenza di ben 5 kW, in modo da raffreddare la batteria sotto sforzo o riscaldarla prima della ricarica.
La strumentazione è altrettanto essenziale con un display multifunzione e pochi comandi, dunque nella tradizione della Ariel e dell’automobilismo britannico che, prima della potenza, privilegia la leggerezza e l’esclusività. Basti dire che Ariel produce non più di 100 pezzi all’anno per veri amatori. Che poi la Nomad EV diventi un modello prodotto dipenderà da come andrà il processo di sviluppo, appena iniziato, e da quante saranno le richieste da parte di una clientela che ama questo tipo di vetture.