Michele Crisci, presidente Unrae

Unrae anticipa l'auto del futuro. Crisci: «Accompagnare la transizione e facilitazioni per rinnovare parco»

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VERONA - Non inquinante, condivisa e autonoma: è questo l’identikit dell’auto del futuro prossimo tracciato da Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) nel corso dell’Automotive Dealer Day in corso a Verona. Il corposo rapporto, frutto anche della collaborazione con il CNR, ha da un lato l’obiettivo di tracciare le linee guida della mobilità e dall’altro quello di sfatare luoghi comuni ormai radicati. Uno su tutti: che il diesel sia il motore più inquinante. E se Gioele Dix, nella sua introduzione all’incontro, ricorda il “red napolitan cornet” appeso allo specchietto retrovisore e la “calamit with the santin” a far bella mostra sul cruscotto come i dispositivi di sicurezza del passato, l’ Unrae pone l’accento sulla rinnovata centralità dell’automobile negli spostamenti.

«L’insediamento urbano diffuso italiano - ricorda il presidente Michele Crisci - con pochi grandi centri, e il trasporto pubblico con un indice di gradimento tra i più bassi di Europa, rendono impossibile l’inversione di tendenza in tempi brevi e medi. L’auto oggi - sottolinea - non è più vista come un mezzo obbligatoriamente privato: due terzi della popolazione, infatti, è interessata all’ibrido; 7 su 10 al car sharing».

«Tra i problemi dell’Italia, analizza Romano Valente, direttore generale dell’ Unrae, è che i nostri 37 milioni di auto formano un parco circolante tra i più anziani d’Europa: 7,6 milioni sono i mezzi ante euro 3. Ma non basta: c’è una netta divisione tra quel 44% di auto di massimo tre anni di società private e il 56% con oltre 8 anni dei privati». Conti alla mano, i ricercatori del CNR spiegano che il diesel non è il motore più inquinante, anzi: calcolando anche l’inquinamento in fase di produzione, infatti, un veicolo elettrico ha emissioni in linea con uno alimentato a benzina, mentre un diesel ibrido o un diesel di ultima generazione inquina meno degli altri.

Cosa fare dunque? La ricetta proposta è quella della transizione: far convivere per alcuni anni le auto di vecchia concezione con quelle di nuova, ibride e plug-in, favorendo - anche fiscalmente, è l’auspicio - un rinnovamento del parco, per avere entro il 2030 auto più amiche dell’ambiente. Necessarie, per questo, infrastrutture come le stazioni di ricarica, e una cabina di regia tra istituzioni e addetti del settore.

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Domenica 20 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 22-05-2018 04:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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