Una colonnina di ricarica a Roma

Colonnine di ricarica, crescita e utilizzo in Italia. La situazione attuale a Milano e a Roma

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Qual è la diffusione della rete delle colonnine per la ricarica elettrica in Italia? Quali i dati sulla crescita e le effettive possibilità di utilizzo? Se ne occupa il mensile Quattroruote in una indagine che prende in esame a analizza lo stato dell’arte, con un focus su Milano e Roma. Dall’indagine emerge che l’Italia è un Paese sconnesso in cui le infrastrutture per la ricarica delle auto elettriche crescono troppo lentamente. Ma, soprattutto si è evidenziato quanto la burocrazia possa mettere a rischio la possibilità di utilizzo dei fondi, pur disponibili, come quelli del Pnrr. Una situazione che mina il raggiungimento di obiettivi in merito alla loro diffusione, attualmente sempre meno realistico. Numeri alla mano, alla fine di settembre (ultima rilevazione di Motus-E, associazione della filiera della mobilità elettrica), in Italia si contavano 32.776 punti di ricarica, pari a 16.700 infrastrutture (ogni colonnina ha almeno due prese), e la crescita risultava del 32% rispetto a un anno prima. Un dato di gran lunga insufficiente rispetto ai piani che prevedono, per il 2030, la necessità di almeno 50-60 mila punti di ricarica ad alta potenza (dei quali oggi se ne contano meno di 2.500 superiori a 50 kW) per i quattro milioni di auto elettriche e i due di ibride plug-in previsti per il 2030 dal Pniec (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima).

Nel dossier di Quattroruote è stato evidenziato che il 12% delle colonnine installate (dati Motus-E) risulta non funzionante perché non allacciato alla rete del distributore dell’energia o per mancanza di autorizzazioni. Inoltre, i criteri per poter indire le gare di assegnazione dei 741 milioni di euro stanziati allo scopo nel quadro del Pnrr non sono mai stati definiti, e la piattaforma per l’erogazione dei 90 milioni di euro previsti per l’installazione di colonnine nelle aziende non è mai stata attivata. Oltre tutto, le società autostradali, con l’esclusione di Autostrade per l’Italia che procede in proprio, non stanno emanando i bandi per la realizzazione d’infrastrutture nelle aree di servizio. A questo quando poco edificante si aggiunge uno scorretto comportamento da parte degli utenti della strada. A Milano, nel mese di gennaio, era risultato inutilizzabile il 30% delle colonnine, perché abusivamente occupate da auto con motore termico o da vetture elettriche non in ricarica, o perché fuori servizio. Adesso la situazione è peggiorata, con 31 colonnine sulle 54 ispezionate (pari al 57,4%) inagibile per gli stessi motivi o perché esistenti solo sulle app o, ancora, perché rese irraggiungibili dalla presenza di cantieri.

A Roma, dove nove mesi fa Quattroruote aveva registrato il 45% di punti di ricarica inagibili, il valore è salito al 49,1%, con ben 56 anomalie registrate su un totale di 114 situazioni verificate. In pratica, durante l’indagine una colonnina su due non sarebbe servita alle necessità di ricaricare un’auto elettrica o ibrida plug-in. Il malcostume non risparmia alcun quartiere, con alcune differenze: se nel centro storico gli stalli sono occupati abusivamente più da auto elettriche non in ricarica o con la ricarica terminata, nelle zone più esterne l’ostacolo più frequente è costituto da vetture con motore termico lasciate in sosta irregolare.

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Lunedì 5 Dicembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 06-12-2022 09:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2022-12-05 13:57:50
che bella foto. il benzinaio moderno non deve rimanere attaccato, può anche asciare la spina inserita nell'auto e nel frattempo fare altro