La flotta di mezzi Mercedes e smart sulla famigerata tratta Barberino-Roncobilaccio

Da zero a cento in cinquant'anni: il “Ritorno al futuro" dei gioielli Mercedes

di Giampiero Bottino
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BOLOGNA - Un viaggio nel tempo, alla nostalgica riscoperta di come eravamo - dal punto di vista automobilistico – 50 anni fa, quando il boom economico e le utilitarie avevano motorizzato un Paese al quale nessun sogno sembrava proibito. Ma anche un altrettanto stimolante panorama dei cambiamenti che nello stesso lasso di tempo hanno radicalmente trasformato il mondo dei trasporti. Un ponte tra passato e presente che poteva essere reso credibile solo dalla casa che rivendica l’invenzione dell’auto in forza del brevetto numero 37435 con cui il mitico Carl Benz registrò, il 29 gennaio di ben 130 anni fa, la sua “automobile alimentata a gas”, ben lontano dall’immaginare che con quel documento avrebbe contribuito a ridisegnare il cammino dell’umanità.

A rendere ancora più completo – e complesso – l’evento non a caso battezzato “Ritorno al futuro” concorre il fatto che la Stella a tre punte (che esprime la volontà di essere protagonisti in terra, in cielo e in mare, mentre per modestia fu deciso di rinunciare alla quarta punta, il simbolo dello spazio pur presente in un marchio alternativo brevettato nel 1909) è presente nell’universo mondo del trasporto su gomma. Mercedes-Benz fa infatti viaggiare la gente in auto e sui bus, affidando le merci ai veicoli commerciali leggeri oltre che ai giganteschi Tir specializzati nei lunghi percorsi e nei carichi pesanti.

Per evidenziare l’evoluzione di tutta la sua produzione, il rigore tedesco si è alleato alla creatività nostrana nel predisporre una cornice coerente con la filosofia dell’evento, Mercedes-Benz Italia si è inventata una location ad hoc: l’Autostrada del Sole nella sua tratta più emblematica e problematica, quella che 52 anni fa ha attraversato l’Appennino accorciando l’Italia da Nord a Sud. In un certo senso, la spina dorsale viabilistica del Belpaese è un esempio di come anche l’infrastruttura stradale possa adeguarsi – seppure con ritmi neppure lontanamente paragonabili – all’evoluzione tecnologica dell’automobile. Dopo decenni di “stop & go” la variante di valico, inaugurata il 23 dicembre dello scorso anno, ha liberato la famigerata tratta Barberino-Roncobilaccio dallo scomodo primato delle code (non solo) estive e ha fatto del vecchio tracciato – non a caso ribattezzato “Panoramico” – una comoda e sgombra strada da assaporare senza fretta nel suo tortuoso dipanarsi tra le suggestioni – soprattutto in questo periodo di “foliage” autunnale – dell’Appenino Tosco-Emiliano.

Un terreno ideale per assaporare le atmosfere impagabili delle Mercedes d’antan, mentre i colleghi più orientati al settore del trasporto merci hanno potuto apprezzare le performance compassate e la guidabilità più impegnativa dei veicoli commerciali leggeri e dei camion per i quali il gruppo di Stoccarda godeva già mezzo secolo fa di una solida e ampiamente meritata fama, una leadership a livello mondiale. Analogo il discorso per i mezzi moderni, che sulla nuova variante (decisamente più filante ma, ovviamente, anche molto più trafficata) hanno esibito le straordinarie tecnologie di sicurezza e assistenza alla guida di cui sono dotati, arrivando ad anticipare – seppure per brevi tratti e con le dovute cautele – le sensazioni della futura guida autonoma di cui tanto si parla e di cui Mercedes punta a essere uno dei leader tecnologici.

Questo intrigante derby tra i modelli “oldtimer” e “youngtimer” protagonisti di una sorta di “Viaggiando con le stelle”, ha messo uno di fronte all’altro dei veicoli spesso leggendari nelle rispettive categorie di appartenenza. Pezzi storici come il camion LP1620 del 1966 che certamente quanto a prestazioni (i suoi 200 cavalli non gli consentivano di superare i 60 km orari), sicurezza e tecnologia non può competere con l’attuale, sofisticato Actros 1848 LS, lussuoso e comodo come una limousine e facile da guidare (quasi) come un’utilitaria, ma che è entrato nella storia per essere stato il primo camion a dire addio al “musone” per proporre l’allora rivoluzionaria cabina avanzata che oggi in Europa è la norma, e anche il primo ad alleviare la fatica del guidatore con il servosterzo opzionale.

Analogo il discorso per i veicoli commerciali leggeri, dove i modelli attuali hanno “affrontato” lo storico L319 box wagon del 1965, e soprattutto per le automobili che hanno visto la nuova Classe E berlina e wagon vincere a mani basse la sfida della tecnologia, grazie a una batteria di dispositivi di sicurezza e aiuto alla guida neppure immaginabili ai tempi delle loro rivali più “agées” come la 190 E del 1983 e la 200 E dell’anno successivo.
Peraltro queste ultime, e soprattutto la raffinata e preziosa 280 SE Coupé del 1968, si sono prese la rivincita quando il confronto si è spostato dal piano tecnologico a quello del fascino, dell’emozione, della cura artigianale dei dettagli.
 

 

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Martedì 15 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 20:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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