MILANO - Sarà Albert Watson a firmare l'edizione 2019 del Calendario Pirelli. A comunicarlo è stato lo stesso autore, che ha orgogliosamente annunciato sui suoi profili social l'assunzione dell'incarico, forse cogliendo di sorpresa la stessa Pirelli, indotta a confermare la notizia – spiegandone la genesi – con un anticipo inconsueto rispetto alla presentazione abitualmente in programma nella seconda metà di novembre.
Giunto all'edizione numero 46 (nato nel 1964, nel 1975 ha subito un'interruzione di 9 anni), il mitico «The Cal» realizzato da Watson sarà svelato in un luogo e in una data ancora top secret, così come il massimo riserbo ne copre i contenuti. Anche se l'immagine scelta dallo stesso autore, ritratto sul set del calendario in compagnia di una delle co-protagoniste – una bellissima femmina di alano di nome Jona – lascia presagire l'intenzione di continuare sulla strada della documentazione della vita reale imboccata nel 2016 con l'addio alle algide bellezze senza (o con pochi) veli.
Scozzese di Edimburgo, dove è nato 76 anni fa, Watson ha studiato disegno grafico e Dundee, e poi specializzandosi in cinema e televisione al Royal College of Art di Londra. Cieco di un occhio dalla nascita, intensifica la pratica della fotografia come hobby soprattutto dopo il trasferimento con la moglie Elizabeth a Los Angeles. Nello stesso anno entra in modo del tutto casuale, grazie all'incontro con un art director della Max Factor che gli offre un incarico di prova nel mondo della fotografia professionale. Da lì inizia un'escalation che lo porta a collaborare con le più prestigiose riviste di moda, inaugurando con Alfred Hitchcock la lunga lista delle celebrità da lui immortalate.
Inizia la spola tra Los Angeles e New York, che nel 1975 gli frutta un prestigioso Grammy award, seguito l'anno successivo dal trasferimento nella Grande Mela e dal primo incarico per Vogue, per le cui edizioni di vari Paesi ha realizzato oltre 100 copertine, accompagnate da scatti pubblicati su altre prestigiose testate, da Rolling Stone a Time, e da campagne pubblicitarie realizzate per aziende del calibro di Chanel, Prada, Revlon a Levi's.
Impossibile contare i manifesti da lui firmati per i film di Hollywood, gli spot televisivi affidati alla sua direzione, i premi fotografici vinti in carriera e le mostre importanti – sia personali sia collettive – alle quali ha partecipato. Un curriculum eccezionale, completato da sei libri pubblicati tra il 1994 e il 2017 e dal riconoscimento forse più prestigioso: le insegne dell'Obe, l'Ordine dell'Impero britannico che la regina Elisabetta gli ha conferito nel 2015 come riconoscimento per il contributo di una vita dedicata all'arte della fotografia.