La urban car elettrica ZD2

ZD2, urban car elettrica con 180 km di autonomia: progetto italiano, costruzione cinese

di Sergio Troise
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MILANO - Quando si parla di auto elettriche il pensiero corre veloce a Leaf e Tesla, leader del settore a livello mondiale. Ma pochi sanno che alle spalle delle auto a zero emissioni prodotte dai giapponesi della Nissan e dagli americani di Elon Musk c’è, nella classifica delle vendite su scala mondiale, una cinesina piccola piccola: è la ZD, urban car a due posti nata da un progetto di tecnici italiani ex Fiat e ex Piaggio in collaborazione con Xindayang, colosso cinese specializzato nella costruzione di motori elettrici, motocicli, biciclette e molto altro. Oltre ad essere il quarto veicolo elettrico più venduto al mondo (75.000 unità a luglio 2017), la cinesina è la più immatricolata in Italia e nel 2016 è stata la più utilizzata in servizi di car sharing in Europa. Un boom silenzioso – è proprio il caso di dire - esploso lontano dai clamori dello star system dell’automotive.

4 città per cominciare. Giunta alla seconda generazione con la ZD2, la vetturetta è omologata come quadriciclo pesante (minicar guidabile a 16 anni con patente B1) e debutta da novembre 2017 sul mercato italiano a partire da 17.900 euro, con due anni di garanzia (4 sul power pack) e con l’ambizione di potenziare la diffusione sfruttando anche la crescita di un programma di car sharing che coinvolge per ora le città di Roma, Milano, Firenze e Modena, ma ha le potenzialità per estendersi su tutto il territorio nazionale.

Come è fatta. Il design è particolarmente curato e la minicar si presenta con un look piacevole pur rispettando le classiche misure delle microcar, e dunque con una lunghezza che non raggiunge i tre metri (2808 mm), larghezza di 1540, altezza di 1555. La vetturetta è ben curata anche negli interni, che sono rifiniti in pelle e risultano interessanti sia per l’attenzione all’ergonomia sia per le dotazioni. Non mancano fari a Led, cerchi in lega leggera, finestrini e specchietti a comando elettrico, accensione senza chiavi, aria condizionata, computer di bordo con comandi vocali, navigatore, connessione bluetooth per il telefono. Sul fronte meccanico, si fanno apprezzare il servosterzo e i quattro freni a disco, mentre a vantaggio della sicurezza l’auto dispone di cinture a tre punti e, soprattutto, di due telecamere e del sistema di allarme anticollisione. Il motore è alimentato da una batteria al litio da 15 KWH garantita per 3000 ricariche (con cavo Mennekes 2,4 kw). Il tempo richiesto per la ricarica è di 5 ore.

I vantaggi dell’EV. La ZD2 è, come detto, una minicar della categoria L7e (quadricicli pesanti): si può guidare quindi con la patente B1 dall’età di 16 anni, ma rappresenta comunque una proposta interessante anche come seconda o terza auto di famiglia, godendo di tutti i vantaggi riservati agli Electric Vehicle: accesso alle ZTL, costi di bollo e assicurazione ridotti, parcheggio gratis nelle aree di sosta comunali (strisce blu/gialle). La velocità massima dichiarata dal costruttore è di 85 km/h, l’autonomia 180 km (a velocità costante di 60 km/h), un record mondiale nella categoria delle minicar.

Aria pulita. Al vertice del programma c’è la società livornese CS Group, che da anni utilizza in sharing, noleggia e vende in Italia i veicoli elettrici prodotti dalla Xiandyang. Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo modello, svoltasi a Milano, l’amministratore delegato Emiliano Niccolai ha tenuto a sottolineare il forte contenuto ambientalista dell’iniziativa, legata a doppio filo a Share’ngo, sistema di mobilità sostenibile da tempo avviato in alcune città italiane e assai sviluppato anche in Cina e in Europa. «Polveri sottili, traffico congestionato, smog: la mobilità urbana è al limite del collasso e forse a un punto di non ritorno, ma noi crediamo di poter contribuire concretamente alla soluzione del problema con la nostra urban car e con l’incremento della mobilità attraverso il car sharing» ha dichiarato il manager spiegando la filosofia del progetto.

Strategia per l’ambiente. «La ZD2 – ha aggiunto Niccolai - porta anche nel mercato italiano un concept di auto elettrica che non esisteva, perché abbina, per la prima volta, la praticità, economicità, facilità di guida propria delle auto elettriche, a caratteristiche di comfort ed ergonomia tipiche di auto di categoria superiore. Il tutto a un prezzo accessibile che la rende appetibile anche per i giovani al di sotto dei 18 anni e come seconda auto familiare. La mobilità nelle grandi città richiede oggi proposte e soluzioni innovative: minori dimensioni, zero impatto ambientale, silenziosità, percorrenza di 180 chilometri con 2 euro di costo per la ricarica. La ZD2 è la risposta ottimale a queste esigenze».

Il retroscena. Il progetto ZD (sintesi di Zhidou, che in cinese vuol dire “seme intelligente”) è nato 8 anni fa in Italia ed è stato poi sviluppato in Cina. Primi promotori dell’iniziativa sono stati, nel 2006, l’ingegnere Alfredo Bacci, per oltre 30 anni in Fiat con esperienze in Brasile, Messico, Germania e Cina, e Ettore Chimenti, ex responsabile marketing di Piaggio. Grazie all’amicizia con il giovane imprenditore cinese Bao Wenguang (titolare di Xindayang), Bacci e Chimenti hanno varato quello che essi stessi definiscono un “progetto visionario, eticamente orientato e sostenibile”, e con Emiliano Niccolai (Ceo di CS Group) si sono lanciati nel progetto Share’ngo, innovativo servizio di car sharing totalmente elettrico concepito per rispondere ai diversi bisogni di mobilità individuale.

Progetti per il futuro. Oggi, con la ZD2 100% elettrica prodotta in Cina, il terzetto si sente forte e pronto a nuove sfide. Al punto da annunciare che entro il 2018 arriveranno anche la ZD2s e la ZD3. Il tutto – vale la pena sottolinearlo – non nasce per le “visionarie” ambizioni di un gruppo di coraggiosi tecnici/imprenditori, ma sulla base di un progetto che coinvolge università cinesi e specialisti italiani del design. Nella conferenza di presentazione del progetto è stato spiegato infatti che “sono state mobilitate le più alte competenze di ricerca disponibili con un coinvolgimento diretto dell’Università dell’Auto della Provincia dello Jiansu e dell’Università di Pechino e coinvolti specialisti della scuola torinese di design come Daniele Lavia e Marco Rossi”.


 

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Venerdì 6 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 14:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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