Uno dei test del nuovo pneumatico Bridgestone Turanza T005 sulla pista prove di Castel Romano

Pneumatici del futuro: Bridgestone in prima linea. L’innovazione parte dal Digital Garage di Castel Romano

di Sergio Troise
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CASTEL ROMANO - Uno dei temi di discussione più gettonati nei discorsi di noi italiani è la cosiddetta fuga di cervelli, con relativo impoverimento delle attività nazionali di ricerca e sviluppo e la scarsa occupazione di giovani meritevoli formati nelle nostre (ottime) università. Tutto vero. Ma ci sono, per fortuna, eccezioni tutte da scoprire. Come il TCE (Centro Tecnico Europeo) di Castel Romano, alle porte della Capitale, insospettabile struttura di grandi dimensioni (si estende su un’area di 32 ettari con circa 17.000 metri quadri al coperto) che ospita impianti di progettazione e sviluppo di proprietà della Bridgestone, il colosso giapponese della gomma, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di pneumatici.

Colosso mondiale. Fondata nel 1931 da Shojiro Ishibashi (la parola Bridgestone è la traduzione in inglese del suo nome, che in lingua giapponese vuol dire ponte di pietra), la multinazionale nipponica possiede centri di ricerca anche in Giappone e Stati Uniti. Quello alle porte di Roma è il riferimento per l’Europa, strategico per l’avanzamento tecnologico, opzione ormai imprescindibile visti i profondi cambiamenti in atto nel mondo dell’automotive.

Digital Garage. Proprio in questa ottica, alla progettazione ordinaria di pneumatici d’ogni tipo e dimensione, destinati ad equipaggiare auto, moto, scooter, bus, velivoli, veicoli industriali e agricoli, è stata recentemente abbinata l’attività del Digital Garage, un incubatore digitale volto a sviluppare applicazioni e tecnologie digitali per fornire soluzioni di mobilità innovative.

Università e startup. «La mobilità sta cambiando rapidamente e Bridgestone vuole essere all’avanguardia nella digitalizzazione del settore» spiegano Emilio Tiberio (vice presidente R&D), Lorenzo Alleva (addetto alla simulazione avanzata) e Paolo Filetti, responsabile del progetto. Progetto al quale collaborano le Università Roma Tre, Sapienza, Tor Vergata, il CNR ma anche realtà emergenti come alcune startup composte da giovani di valore e piccole aziende che i vertici del TCE non esitano ad elogiare “per competenze elevatissime e tempi di realizzazione molto più rapidi rispetto ai grandi gruppi”.

Tra presente e futuro. Il progetto nasce dalla consapevolezza che tra guida autonoma ed elettrificazione l’auto si sta preparando a una rivoluzione. E se è vero che non potrà mai fare a meno dei pneumatici, è anche vero che il “punto di contatto” tra veicolo e strada non potrà rimanere uguale a se stesso. “Andiamo verso un futuro con pneumatici connessi e intelligenti, imbottiti di sensori, capaci di dialogare con il veicolo e di trovare soluzioni adeguate per affrontare tutte le difficoltà, comprese quelle in cui potrà imbattersi, ad esempio, un taxi a guida autonoma, senza autista, con passeggeri a bordo e una ruota bucata”. Sono queste le parole che si registrano nell’avveniristica struttura alle porte di Roma: un ambiente moderno, ampio e luminoso, popolato di giovani e di computer, non distante tuttavia dai capannoni dove tecnici qualificati e operai specializzati sperimentano materiali innovativi, prototipi, tecnologie e soluzioni proiettate nel futuro.

La mescola speciale. Proprio qui, nel Centro Ricerche Europeo di Castel Romano, è stata studiata, ad esempio, la mescola del neonato pneumatico Turanza T005, destinato ad auto di classe premium delle dimensioni più diverse (dalle compatte di segmento B alle grandi berline di segmento E, senza escludere Suv/crossover e sportive). E’ una mescola speciale, in grado di avvicinare sensibilmente le prestazioni sul bagnato a quelle sull’asciutto. Come? Grazie ad una formula che prevede l’impiego di silice al 90% e, soprattutto, 9 mescole: tre nella corona, una nel fianco, una nel tallone, una come riempimento del cerchietto, tre nel rivestimento del tessile.

Nanotecnologie. “Punto di partenza – spiegano i tecnici addetti alla sperimentazione - è stata la mescola realizzata con nanotecnologie, chiamata NanoProTech, con una percentuale di silice calcolata per massimizzare la stabilità sul bagnato”. Ovviamente sulle prestazioni della nuova gomma (certificata come migliore in assoluto dai test dell’istituto indipendente TUV SUD), ha inciso anche il disegno del battistrada, studiato per ottimizzare il drenaggio dell’acqua.

Tre imperativi. Le attività che vengono portate avanti dai ricercatori e progettisti a Castel Romano sono ora concentrate su tre imperativi collegati tra loro: aumentare il comfort, ridurre la resistenza al rotolamento e abbattere la rumorosità. Direte: lo fanno tutti i produttori di pneumatici, da sempre. Vero. “Ma oggi – osservano alla Bridgestone - l’esigenza di risolvere questi problemi è più pressante, in quanto andiamo incontro ad un futuro popolato di auto elettriche, silenziose e a guida autonoma, all’interno delle quali si potrà lavorare, conversare, vedere film, ascoltare musica, seguire videoconferenze… e dunque non sarà più tollerabile una rumorosità da rotolamento provocata dai pneumatici sull’asfalto. Le gomme dovranno essere confortevoli, affidabili sull’asciutto e sul bagnato, al freddo e al caldo e, soprattutto, non dovranno bucarsi”.

Sperimentazione a 360°. Ma come si arriverà a queste “gomme del futuro” delineate dai ricercatori della Bridgestone? A integrare il lavoro del TCE c’è, come detto, il Digital Garage, la struttura più giovane del complesso (è nata a metà del 2017) nella quale lavorano una trentina di unità, in prevalenza esperti di elettronica, informatica, meccatronica, che interagiscono con altre aree con l’obiettivo di introdurre una nuova via al lavoro, offrendo sostegno alla progettazione e costruzione di prodotti innovativi, attraverso inedite soluzioni digitali. Il sistema, tra l’altro, offre anche l’occasione per sperimentare diverse capacità e opportunità di business, e si arricchisce di giorno in giorno di nuovi apporti.

Efficienza e rapidità. Sul piano pratico, si passa dal processo fisico a quello virtuale, che consente di simulare vari aspetti della vita del pneumatico. In tal modo il processo guadagna efficienza e i tempi di sviluppo diventano più veloci. Un’esigenza, questa, alla quale è venuta già incontro la terza generazione del CAIS (Contact Area Information Sensing) che in casa Bridgestone utilizzano per “dialogare” con i sensori all’interno del pneumatico. “Una cosa non facile – spiegano gli ingegneri – in quanto tutto ciò che sta all’interno della ruota è difficile da collegare con l’esterno. Ma ci lavoriamo e facciamo passi avanti. L’obiettivo è aumentare la quantità e la qualità delle informazioni che il pneumatico può fornire”.

Collaudatori decisivi. Tra computer, sensori, algoritmi e altre diavolerie dell’hi-tech più avanzato è forte il timore che la “gomma del futuro” sia figlia di gelidi robot ispirati da una intelligenza artificiale sempre più illuminata e invadente. “Ma questo non avverrà mai” assicurano in casa Bridgestone, mostrando con orgoglio la forte componente umana che sovrintende ancora alla progettazione, alla sperimentazione e al collaudo. “Abbiamo da tempo macchinari che testano prototipi di ogni gomma simulando le situazioni più disparate, ma il lavoro dei collaudatori rimane decisivo per la delibera definitiva di un nuovo prodotto” assicurano al TCE. E infatti non c’è giorno che non siano affollate di auto d’ogni tipo le piste di collaudo dell’European Proving Ground di Aprilia, 144 ettari di spazio a 30 km dal TCE di Castel Romano, dove, attorno alle piste di handling, a quelle per lo slalom, l’asciutto, il bagnato, l’accelerazione, la frenata, l’acciottolato, il fuoristrada, sorge anche un magnifico ovale di 4 km. Il regno dei collaudatori.

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Lunedì 12 Marzo 2018 - Ultimo aggiornamento: 13-03-2018 19:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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