Sono oltre dodici le chat che la Procura di Milano ritiene «rilevanti»: richieste inoltrate da Vincenzo Onorato per interventi pubblici a favore di Moby, dalla proroga di convenzioni al contenzioso civile con Tirrenia in amministrazione controllata. Moby è travolta dai debiti, qualsiasi aiuto può rappresentare la salvezza. E così l’armatore si rivolge all’amico di sempre, Beppe Grillo, il quale a sua volta gira i messaggi ai politici M5s che, da prima del 2018 al 2020, occupavano ruoli chiave. Parlamentari, una decina, ma soprattutto ministri: l’ex titolare dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli e l’allora ministro dello Sviluppo economico (oggi alle Politiche agricole) Stefano Patuanelli. Nessuno di loro è indagato, lo sono invece per traffico di influenze illecite Onorato e Grillo, i cui primi messaggi con i desiderata dell’armatore sarebbero stati trasmessi ai politici del Movimento prima della firma dei contratti di pubblicità da 120 mila euro annui stipulati tra la compagnia e la società del fondatore del partito (validi per il 2018 e il 2019) e sarebbero proseguiti anche dopo.
I messaggi
Per Toninelli e Patuanelli, considerati i dicasteri che dirigevano, Onorato era un cliente fisso. È il Mise, ad aprile 2020, ad autorizzare i commissari straordinari di Tirrenia a sottoscrivere l’accordo con la Cin del gruppo Moby.
I contratti
A innescare l’inchiesta sul traffico di influenze illecite è stata la consulenza contabile depositata nel procedimento civile sul concordato preventivo della società Cin dal pm Roberto Fontana, titolare di un’indagine per bancarotta del Gruppo Onorato. Sono emersi i versamenti dell’armatore a diversi partiti e anche le due consulenze a favore della Casaleggio Associati (600 mila euro annui per tre anni) e della Beppegrillo srl. La Procura sta analizzando nel dettaglio il contratto, che ha come oggetto un banner pubblicitario «che può essere modificato» non più di due volte al mese» e prevede l’inserimento di «contenuti redazionali», uno al mese, sul marchio Moby con un limite di estensione di «2000 vocaboli». Nulla di più sui contenuti o gli obiettivi da raggiungere per ritenere soddisfacente la collaborazione, una vaghezza che porta i magistrati a ipotizzare un tentativo di condizionamento delle politiche del governo a favore di Moby in cambio di contratti «generici e costosi» incassati dal fondatore del Movimento. E la concomitanza tra la durata del contratto e quella del governo Conte rafforza i sospetti.