«Non sono ammesse divisioni. Io qui ci metto la faccia». A poco più di un mese e mezzo dalle elezioni europee e ad una manciata di giorni dall'ufficializzazione della sua candidatura, Giorgia Meloni serra i ranghi della maggioranza. Lo fa in due faccia a faccia tenuti all'inizio della scorsa settimana e passati sotto traccia a palazzo Chigi. Incontri in cui ha affrontato i temi che, ad oggi, gli danno qualche pensiero: per il governo il rapporto tra Forza Italia e Lega, i balneari, invece, per il partito.
Martedì scorso Meloni ha quindi ricevuto Antonio Tajani e Matteo Salvini per ristabilire un minimo di serenità tra i due, profondamente divisi dalle rispettive necessità elettorali legate all'autonomia.
E cioè che, più o meno con gli stessi tempi, si porti in cdm sia la separazione delle carriere dei magistrati che il sorteggio dei membri togati del Csm. Garanzia che Meloni ha offerto a Tajani, dando il via libera per il suo approdo in Consiglio questo martedì (il Cdm è convocato alle 17.30, ma in mattinata è prevista una «riunione di rifinitura» al ministero della Giustizia) o il 30, quando i ministri sono già stati pre-allertati per un’ulteriore riunione a palazzo Chigi. Nello scambio utile ad evitare che i toni divenissero eccessivamente roventi all'interno della maggioranza, Salvini - che ha lamentato di essere stato troppe volte ostracizzato dall'asse creatosi tra il ministro degli Esteri e la premier - ha inoltre ottenuto che il suo ministero fosse riammesso al Cisr. Cioè al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica che ha la delega sulle migrazioni.
I BALNEARI
Una strategia della pacificazione che Meloni, subito dopo il faccia a faccia, ha riproposto anche sui balneari quando al tavolo con Tajani e Salvini si sono aggiunti il ministro Raffaele Fitto, l'eurodeputato Carlo Fidanza, il capo dei senatori di FI Maurizio Gasparri e il deputato leghista pugliese Salvatore Di Mattina.
A loro la premier ha chiesto di «trovare una soluzione comune» per evitare che il caos che va configurandosi sulle concessioni (con i Comuni che stanno procedendo con i bandi impugnando la legge che nel Milleproroghe gli consentirebbe di non andare a gara per il timore di essere perseguiti per aver disapplicato una norma Ue) finisca con l’impattare sul voto. Una qualche soluzione, magari una mappatura “congiunta” con Bruxelles, che però sia lontana dai reciproci opportunismi politici anche perché Sergio Mattarella è stato chiaro sul fatto che non concederà nulla sul tema. A Bruxelles per ora resta convocato un tavolo tecnico che, fintanto prosegue la trattativa, tiene bloccata la procedura d’infrazione che se arrivasse alla Corte di giustizia europea (e potrebbe farlo un paio di settimane prima delle urne) sarebbe una sorta di salto nel buio. Il temporeggiamento però, se consente di guardare con fiducia verso una nuova e più favorevole Commissione, rischia di rendere bollente l’estate delle spiagge italiane. Quelle dei balneari del resto, sono preferenze su cui Meloni conta eccome.