Ormai, nel rapporto tra Pd e M5S, si guarda al dopo Europee. Fino ad allora, lotta dura senza paura di Conte contro Schlein. Anche perché secondo i sondaggi la durezza del leader stellato (vedi il caso Bari) sta premiando. L'ultimo report Euromedia, che condensa l'insieme delle previsioni pre-elettorali dei vari istituti, dice i dem avranno un solo scranno in più degli stellati tra Bruxelles e Strasburgo e che la distanza tra i due partiti va assottigliandosi: il Pd con il 19,3 (e 16 eletti) e M5S con il 17,5 (e 15 seggi). Un testa a testa. E Conte, da qui al 9 giugno, farà di tutto (fino al possibile ritiro del suo assessore dalla giunta pugliese di Michele Emiliano) per tentare il sorpasso.
Per ora, così si racconta al Nazareno, il leader stellato ha promesso ad alcuni maggiorenti dem - a cominciare da Dario Franceschini - che dopo la competizione spietata alle Europee farà il patto di non belligeranza con Schlein e per la costruzione del «campo giusto» con il quale avviarsi al voto politico del 2027 e vincere contro la destra.
IL VENTO
«Abbiamo il vento in poppa», è la convinzione di Giuseppi. E in casa Schlein la preoccupazione è forte. Perché lui, il competitor stellato, ha deciso il format della sua campagna per il sorpasso o almeno per il pareggio ed è molto orientata a rubare i voti al Pd: oltre alla legalità e al recupero dei temi anti-politici. Conte spingerà - ieri ha già cominciato presentando il libro di Pasquale Tridico, ex presidente Inps e capolista M5S al Sud - sul precariato, sui giovani «impossibilitati a una vita lavorativa dignitosa», per non dire dell'insistenza sul pacifismo che in questi tempi funziona. I dem, in questa fase e su questi temi, sembrano essere in modalità affannosa rincorsa.
Conte vuole avere, come dicono i suoi critici ma anche i suoi amici, la botte piena e la moglie ubriaca. Da un lato tenersi le mani libere per attaccare il Pd ogni volta che vuole da qui a giugno, dall'altra avere la certezza che il suo atteggiamento non abbia alcuna ripercussione sul rapporto di Schlein con M5S. La sfida che Conte ha lanciato è molto minacciosa e magari - ma non sembra questo l'orientamento schleineriano - potrebbe essere compensata da una riapertura di dialogo del Nazareno verso l'area centrista di Calenda e di Renzi o meglio: o di Renzi o di Calenda, vista la guerra in corso tra i due.
Il fatto è che Conte ha come chiodo fisso Palazzo Chigi. Quando la sera rincasa da via di Campo Marzio e si fa un giro per il centro (per poi arrivare nella sua abitazione a Fontanella Borghese) guarda la luce accesa nel piano nobile del palazzo del governo e, narrano i suoi amici, certamente rimpiange quando quella luce l'accendeva e la spegneva lui ed era la sua. La sua ossessione si chiama Chigi. E come eventuale premier si reputa di gran lunga più attrezzato della rivale Elly. «Ho guidato l'Italia nella fase più drammatica, quella del Covid, e l'ho saputo fare», ripete continuamente. E i suoi gli fanno il coro: «Il 209 miliardi di euro del Pnrr chi li ha conquistati per l'Italia? Il Caro Leader!».