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Quando un’auto stradale incontra un’auto da corsa, l’auto stradale è spacciata. Clint Eastwood e Gian Maria Volontè non erano piloti e, del resto, non lo siamo neppure noi. Ma quando l’ACI ci ha proposto di partecipare alla Coppa Carotti, una delle cronoscalate più belle e difficili della tradizione motoristica nazionale e internazionale, non abbiamo esitato neppure un attimo. Non siamo andati a sfidare il cronometro, ma abbiamo partecipato nella categoria Tribute, riservata ad auto stradali ad alto tasso di prestazioni e spettacolarità e, per onorarne lo spirito, abbiamo scelto la Lamborghini Huracàn STO Sono tre lettere che stanno che per Super Trofeo Omologata, come dire: viaggio nel mondo delle competizioni e ritorno.
Supertrofeo è infatti il monomarca di Lamborghini dal quale la Huracàn da corsa – quella che ha anche vinto Daytona, Sebring e al Nürburgring più decine di titoli nazionali e internazionali… – è tornata nel mondo delle stradali con la versione “definitiva”. E non solo nel senso che è la più cattiva ed estrema delle Huracàn, ma anche perché è l’ultimo modello con motore unicamente termico della storia della Lamborghini. Tra qualche giorno infatti andrà in pensione lasciando lo spazio ad un’erede ibrida plug-in che mette insieme tre motori elettrici con un V8 biturbo capace di raggiungere 10.000 giri/min per una santarbara di cavalli e una santagata (bolognese) di emozioni. Iscritta alla gara (quella vera) c’è anche una Huracàn del team A.C. Racing Technology che, sotto la livrea color oro, è pari pari alla STO che guidiamo: alettoni, minigonne, prese ed estrattori per trasformare aria e velocità in aderenza; cofani e ruote che si smontano e si aprono come quelli di una vera auto da corsa. E poi tanta fibra di carbonio verniciata in Blu Le Mans con arancio a macchie e a scacchi. A sorpresa, c’è anche un’altra Huracàn. Niente arancio, ma due tonalità di blu: una per la livrea e l’altra è per i lampeggianti. Ebbene sì, è quella della Polizia Stradale, ma sta lì solo per fare presenza perché oggi l’unico divieto è quello di andare piano e l’unico codice che vale è quello d’onore della disfida. Per questo non v’è nulla da temere, neppure per la nostra STO. È lei che rapisce lo sguardo di tutti, è con lei che tutti vogliono farsi foto e chiacchiere. È da lei che vogliono sentire il suo selvaggio vagito quando si preme il pulsante start e le sue narici in titanio sbuffano rabbia umida e taurina. Fa caldo, ma l’aria è così frizzante. Noi però non siamo qui per sfidare il cronometro perché certe cose non si misurano con l’orologio.
Ed il nostro ha solo 10 numeri: 1-6-5-10-2-7-3-8-4-9. È l’ordine di scoppio del V10 di 5,2 litri da 640 cv che, con mille 1.339 kg da portarsi dietro, fanno un rapporto peso/potenza di 2.09 kg/cv. È lui che, insieme al cambio doppia frizione a 7 rapporti, sta nel cofano della Huracàn dal 2014 ed è sempre lui che ci sta alle spalle quando è il momento di partire. In alcuni versioni c’è la trazione integrale, ma su questa STO i cavalli sono tutti dedicati alle ruote posteriori. Giù il piede destro e il Toro carica con il suo urlo che ribolle nella valle. Prima, seconda, terza fino agli 8.500 giri della scala rossa e poi i primi due curvoni mentre la strada si impenna verso l’alto tra alberi, cappellini e panini alla porchetta. Sulle curve veloci, è la deportanza a dare una bella mano, su quelle più strette ci pensano il differenziale autobloccante e le quattro ruote sterzanti. Ma che cosa può rallentare l’urlo disperato di questa Huracàn STO mentre tutti, ma proprio tutti quelli assiepati sui tornanti la salutano come se fosse la vincitrice? Freni semplicemente eccezionali. Sono i CCM-R di Brembo derivati dalla Formula 1: smaltiscono il quadruplo del calore dei normali carboceramici, sono più resistenti del 60% e sono più potenti del 25%. Hanno un mordente pazzesco e il pedale è come quello di un’auto da competizione: corsa brevissima e modulabilità affidata al piede destro del pilota.
Difficile dire quando si può sollevare dall’acceleratore e appoggiarlo sul pedale a fianco, ma ogni volta che si ritarda la STO sembra dirti “posso fare di più”. Ma tu hai già da pensare a come e quanto girare il volante e a quando potrai rimettere di fronte a questo Toro il drappo rosso che lo faccia impazzire di rabbia e rimetta sull’attenti la peluria dei tifosi. Quante volte avranno visto un’auto sportiva così bella e vistosa? Eppure la memoria sarà sempre cieca fino a quanto il cuore avrà sussulti come questi. E così, mentre ci regaliamo la gioia di salire su un percorso che ha incoronato campioni, l’ultima Lambo che ha il solo fuoco dentro sbraita sollevando sguardi e braccia intorno a sé. Il Toro è lì solo per loro, il Toro è la gioia di chi ama le automobili e le corse.