FERRARA - In giro per l’Italia si sapeva che alla Motorizzazione civile di Ferrara era possibile comprare revisioni per camion e rimorchi, con poche centinaia di euro. Secondo la Polizia Stradale e la Guardia di Finanza, che hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare, era un sistema attivo e collaudato da anni: veicoli che in condizioni normali non avrebbero mai superato le verifiche ottenevano invece un esito positivo dietro pagamento di ‘mazzettè, fino a 350 euro per pratica. In carcere, all’esito dell’operazione ‘Ghost Inspections’ sono finiti i funzionari Cesare Franchi e Edoardo Caselli e con loro il titolare di un’agenzia di pratiche auto della città, Alessandro Barca, che avrebbe fatto da intermediario. Ai domiciliari, invece, quattro imprenditori: due della provincia di Ferrara, uno di quella di Bologna e uno della provincia di Rovigo, attivi nel settore trasporto merci. Sono 216 le persone indagate per corruzione, falso ideologico e abuso di ufficio, a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità.
Oltre agli arresti gli investigatori, coordinati dal pm Andrea Maggioni, hanno sequestrato in oltre trenta province (Ascoli Piceno, Benevento, Bologna, Brescia, Caserta, Cremona, Cosenza, Catania, Forlì-Cesena, Foggia, Firenze, Isernia, Crotone, Messina, Milano, Mantova, Modena, Massa Carrara, Napoli, Novara, Piacenza, Padova, Pisa, Parma, Pavia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Rimini, Rovigo, Salerno, Siena e Verona) le carte di circolazione di circa 350 automezzi, più quelle di altri 270 ritenuti irregolari e attualmente in circolazione. Su questi andranno fatte verifiche e tutti saranno sottoposti a revisione straordinarie. Diversi di questi veicoli, per chi ha fatto le indagini, non sono sicuri, con conseguente rischio per la pubblica incolumità. È emerso infatti che l’ok arrivava anche in presenza di inefficienze meccaniche o elettriche. Gli accertamenti si sono avvalsi di controlli in strada, ma anche di intercettazioni telefoniche e ambientali e della visione delle immagini delle telecamere installate nella sede della Motorizzazione civile, che hanno ripreso e consegnato agli atti gli scambi delle ‘bustarellè tra gli indagati, nascoste tra i documenti.
L’ascolto delle conversazioni ha permesso di ricostruire come i funzionari compiacenti venivano identificati come «il sole» e «mano divina», e per questo si cercava di dirottare verso di loro ogni revisione, provando invece ad evitare altri tecnici, riconosciuti come «pignoli». O addirittura «pericolosi», per la buona riuscita degli affari illeciti, come nel caso di un collaudatore corretto. Il Gip Vartan Giacomelli, parlando di un «sistema collaudato, certamente in essere da lungo tempo, verosimilmente da anni», ha accolto le richieste della Procura per diversi capi di imputazione, ma ne ha anche respinti per ulteriori dieci indagati, non ravvisando esigenze cautelari, e per altri sette, per la mancanza degli indizi di colpevolezza. Contro questa bocciatura parziale del quadro accusatorio i pm depositeranno ricorso al Riesame.