NAPOLI - Innovare nel rispetto della tradizione non è impresa semplice. E non lo è soprattutto se l’azienda coinvolta ha una storia di oltre 60 anni alle spalle ed è chiamata a modernizzarsi senza tradire le proprie radici. In casa Fiart, il cantiere di Baia alle porte di Napoli, hanno deciso di provarci. Dapprima con cautela, poi con operazioni sempre più ardite, per certi aspetti rivoluzionarie, e tuttavia tenendo sempre un occhio vigile sulla tradizione e sui valori del fondatore, l’indimenticabile Ruggiero Di Luggo, l’illuminato imprenditore che nel 1960, con la piccola Conchita, introdusse, primo in Europa, la vetroresina in sostituzione del legno.
Da allora lo storico cantiere ha sfornato 150 modelli e venduto migliaia di unità di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, dai 3,5 metri della Conchita ai 60 piedi dello yacht multispace Cetera (marchio di proprietà Fiart nato dalla collaborazione con Francesco Guida). Negli ultimi dieci mesi è cambiata buona parte del management, sono stati fatti investimenti per oltre tre milioni di euro, ammodernate le strutture, aumentata la manodopera (+40%), è stata potenziata la rete di vendita in Italia, in Europa e in Medio Oriente. Soprattutto, sono stati presentati, a ritmo incalzante, tre nuovi modelli, e importanti novità sono in dirittura d’arrivo: il pubblico potrà vederle ai prossimi saloni di Cannes e Genova, in programma a settembre.
Se non bastasse, è stata annunciata la creazione di una Fiart Academy, una iniziativa mirata a rendere sempre più solido il legame con il territorio. L’obiettivo – è stato spiegato - è formare e introdurre nel mondo del lavoro giovani della Campania, cercando di privilegiare soprattutto i figli dei dipendenti. “Intendiamo formare carpentieri, elettricisti, marinai, vogliamo scoprire talenti e dare la possibilità di lavorare in Fiart o anche in altre aziende controllate dal nostro gruppo” ha detto Di Luggo, prima di spostare l’attenzione sul rinnovamento della gamma Fiart.
L’ultimo arrivato è il Seawalker 39, un bel walkaround di 12,61 metri ft, varato il 26 luglio in occasione di un evento kolossal organizzato dall’azienda per testimoniare ai dealers italiani e stranieri, ai clienti, alla stampa, la rivoluzione in atto. Subito dopo aver sollevato il grande velo che ne celava le forme, si è svolta la cerimonia del varo, che ha visto nel ruolo di madrina Annalaura Di Luggo, la figlia del fondatore di recente nominata presidente dell’azienda. Suo fratello Giancarlo continua invece a ricoprire il ruolo di amministratore delegato, ma con un piglio e una voglia di esporsi in antitesi con il low profile del passato.
“Cogliere il cambiamento e il momento in cui affrontarlo è la nostra sfida per i prossimi anni” ha detto il Ceo dell’azienda, sottolineando con un po’ di emozione che il lavoro va avanti “forti dell’eredità di nostro padre Ruggiero e dell’amore che ci ha trasmesso per questo lavoro”. In perfetta sintonia si è espressa, nel nuovo ruolo di presidente, la sorella Annalaura, la quale ha parlato dell’importanza di “guardare sempre con occhi nuovi anche a ciò che ci circonda, imparando a valorizzarlo”.
L’unico membro della famiglia uscito di scena è Ernesto De Bartolomeis (nipote del fondatore). Il suo ruolo è stato occupato, già da alcuni mesi, da Simone Lorenzano (ex Perini e Ferretti Group); Giulio Bertani è il direttore commerciale, mentre il caprese Marco Vertecchi ricopre il ruolo di managing director (lui stesso si definisce il mental coach motivatore di tutto il gruppo dirigente).
Responsabile della progettazione è ancora Massimo Simeone, al quale è delegato anche il compito di gestire le relazioni con consulenti esterni. Tra questi si è da poco inserito Stefano Pastrovich, il noto architetto italo-monegasco che ha confidato di aver accettato la collaborazione con Fiart “perché è nata una love story, s’è creata un’alchimia, un’intesa fondata sul posizionamento dell’uomo al centro dei progetti”. Primo frutto di questa intesa sarà uno yacht di 17 metri, denominato P54, di cui è stato ultimato per ora soltanto un modellino in scala che verrà presentato a Cannes, ma entro la fine del 2022 la barca dovrebbe essere in acqua. “E sarà qualcosa di rivoluzionario” assicura Pastrovich.
Intanto è stata varata, come detto, la prima unità del nuovo Seawalker 39, che abbiamo avuto la possibilità di provare subito dopo la cerimonia del varo. Dal breve test abbiamo ricavato una certezza: su una struttura a sandwich in vtr realizzata in infusione sottovuoto è stato realizzato un walkaround caratterizzato da un design all’avanguardia, da soluzioni ingegneristiche che ne esaltano la qualità complessiva e da una cura dei dettagli che ne impreziosiscono l’immagine e la fruibilità.
Lungo 12,61 metri ft, largo 3,86, il nuovo Seawalker può essere configurato nell’allestimento a 2 o 4 posti letto. La scelta dipenderà dalle esigenze dell’armatore. Stesso discorso per la motorizzazione, che prevede una soluzione entry level con motori a benzina e cinque opzioni con i diesel Volvo Penta nelle potenze di 270, 300, 320, 400 e 440 cavalli. In futuro, poi, arriverà anche una versione fuoribordo, motorizzabile con due o anche tre motori. Quale che sia la scelta, il Seawalker 39 sembra davvero la barca ideale per navigazioni di medio raggio, brevi crociere o weekend di assoluto relax.
Nonostante l’appartenenza alla famiglia Seawalker (nata nel 2013 con il 33) la nuova barca si discosta molto dalla capostipite, che adottava la motorizzazione entrobordo, e presentava dunque una carena ben diversa. Una scelta un po’ controcorrente, motivata certamente da valutazioni commerciali legate anche ai costi, ma il progettista Massimo Simeone è convinto della bontà della soluzione. E spiega: “Con i piedi poppieri di ultima generazione e le nuove eliche in solido acciaio sono stati superati i problemi di affidabilità di un tempo, si possono ridurre i consumi adottando motori di potenza non eccessiva, si guadagna in equilibrio dinamico, la barca non cavita e il rendimento è eccellente in tutte le condizioni di navigazione. Se non bastasse – tiene a sottolineare Simeone – ho avuto maggiore libertà nel disegnare una carena in grado di tenere la prua quanto più possibile alta sull’acqua, in modo da avere minore superficie bagnata, anche in virata”.
In effetti nel test svolto nelle acque del golfo di Pozzuoli, tra la base nautica Fiart e Capo Miseno, abbiamo avuto prova di una straordinaria manovrabilità della barca, capace di virate molto strette e di assicurare un equilibrio dinamico che regala sicurezza e comfort. Certo, nel corso della prova il mare era praticamente piatto e a stento siamo riusciti a cavalcare le piccole onde da noi prodotte. Tuttavia il feeling con l’imbarcazione è stato immediato, e la percezione ricavata è stata di trovarsi a bordo di una barca comoda, sicura, affidabile e molto ben bilanciata. In proposito Simeone ha tenuto a sottolineare che “la distribuzione dei pesi è stata attuata con cura maniacale, al punto da aver deciso di trasformare il serbatoio dell’acqua in un elemento strutturale”.
Dotato di due motori Volvo Penta da 320 cavalli ciascuno, l’esemplare numero 1 del Seawalker 39 da noi provato (con 5 persone a bordo) ha raggiunto senza problemi la velocità massima di 35 nodi. L’andatura di crociera si attesta attorno ai 26/27 nodi, e in questo caso la strumentazione (Garmin) indica 3000 giri, con consumo di 80 litri/h. Si sale a 124 litri navigando a manetta, con i motori a 3500 giri e velocità di 34,8 nodi. Da notare che se si vuole costeggiare ad andature tranquille la barca ha un comportamento apprezzabilissimo anche in regime dislocante: con i motori a un regime di 1500 giri e velocità di 9/9,5 nodi, si abbatte il consumo ad appena 16 litri/h. A 2000 giri, poi, si passa in semiplanata, navigando a 11,8 nodi e consumando 40 litri/h.
Apprezzabili la silenziosità, la protezione del parabrezza e l’ergonomia della postazione di comando, che si avvale di due sedili di straordinaria comodità e, sul fronte della manovrabilità e del controllo, dell’irrinunciabile joystick e di un grande cruscotto mutuato da quello del Seawalker 43.
Il prendisole di prua è molto ampio, mentre il pozzetto alle spalle della postazione di comando è allestibile in base a gusti e necessità del momento, grazie al “trasformismo” di tavolo e cuscinerie. C’è davvero tanto spazio e non si avverte la necessità delle tanto diffuse murate apribili. A poppa, poi, il valore aggiunto è costituito dalla plancetta con comando idraulico per l’immersione/emersione (utile anche per movimentare un piccolo tender) e da una scaletta fornita in varie configurazioni (a richiesta del cliente).
Sottocoperta il layout prevede un open space illuminato da una maxi finestratura, reso ben accessibile dall’altezza di quasi 2 metri davanti e 1,70 dietro, e dalla scelta di non dividere con porte e paratie l’intera area interna. Di base, dunque, ci sono una zona notte a prua, con letto matrimoniale, e un salottino con divani a L verso poppa, sotto alla postazione di comando. A richiesta quest’area può diventare una seconda zona notte, con due letti affiancati. Abbondano ripostigli e cassetti, impreziositi da eleganti maniglie in pelle. L’illuminazione è a Led; la cucina rientra tra gli optional, mentre di serie c’è un frigo, non troppo grande ma raddoppiato da un altro sistemato all’esterno. Il bagno è ben spazioso, con vano doccia separato. Un valore aggiunto, quest’ultimo, che sarà presente anche sul più piccolo Seawalker 35, altra novità in cantiere, che verrà presentata in anteprima a Cannes.
Il listino del nuovo Seawalker 39 parte da 310.000 euro (più IVA e più optional). Ma in un futuro non troppo lontano arriverà anche una versione più economica, motorizzabile con due o tre fuoribordo.