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MILANO - È una presenza articolata in due tappe quella della coreana Hyundai che, nella cornice dell'Opificio 31 allo stesso nome dell'area Tortona, «culla» storica del Fuorisalone che caratterizza la Settimana del Design milanese, si mostra al pubblico con la spettacolare scenografia luminosa firmata da Carlo Bernardini, viterbese di nascita ma milanese di adozione, visto che nel capoluogo lombardo vive e lavora come docente di Installazioni Multimediali all'Accademia di Brera.
Nel percorso esperienziale – arricchito anche della possibilità di un intrigante «tuffo» nella realtà virtuale – che testimonia della maestrìa dell'autore nell'impiego artistico delle fibre ottiche e nella raffigurazione scenica del rapporto spazio-luce, la Hyundai è presente con due varianti del suo modello più recente, il Suv compatto Kona. Per due giorni presente come parte integrante dell'allestimento non a caso battezzato «Energy Zone by Hyundai», nella versione al 100% elettrica, primo modello a batterie della sua categoria accreditato di un'autonomia di 482 km con una potenza di 204 cv.
Nella seconda parte della Settimana milanese al centro della scena sale invece la versione standard del medesimo Suv disponibile con motori turbo a benzina 3 cilindri 1.0 e 4 cilindri 1.6 con trazione integrale da 120 e 177 cv rispettivamente, mentre è ormai in arrivo il turbodiesel 1.6 declinato dei livelli di potenza di 115 e 136 cv. Un «cambio della guardia» nel segno della coerenza, visto che la Kona ha proprio nel design distintivo uno dei suoi punti di forza, al quale non è estraneo un pizzico (abbondante) di italianità.
La rappresenta al meglio Nicola Danza, 48 anni, nativo di Bitonto ma residente a Milano fin dall'infanzia, figura di spicco dello Hyundai design center di Francoforte, dove come come responsabile degli esterni ha firmato il «vestito» della nuova Santa Fe. È anche l'«ufficiale di collegamento» con l'altro partner del brand coreano nell'avventura milanese: lo Ied (Istituto europeo di design) di Torino che espone Kite, la concept car disegnata dagli studenti del Master in Transportation design, originale ipotesi di «fun car» elettrica a due posti ispirata al mondo delle dune buggy e capace di trasformarsi in moto d'acqua monoposto.
Con Danza abbiamo parlato della collaborazione con gli studenti dello Ied che per lui – formatosi sugli stessi banchi – rappresenta una specie di ritorno alle origini. «I ragazzi sono stati bravissimi, per la rapidità nello sviluppare le idee in tempi brevissimi, visto che il progetto partito a novembre doveva essere pronto ai primi di marzo per il Salone di Ginevra. Ma anche per la qualità delle proposte e per la maturità con cui hanno accettato di integrare le loro soluzioni con quelle degli altri, in modo da arrivare al risultato migliore».
La Kona EV al centro dell'installazione ci ha indotto a chiedergli se per il design l'auto elettrica costituisce più un problema o un'opportunità. «L'unico problema è rappresentato dalla conoscenze di una tecnologia nuova. Per il resto, ci sono solo opportunità, a cominciare dalla grande libertà nel posizionare i vari componenti del powertrain che nel caso delle alimentazioni convenzionali pongono al progettista numerosi vincoli: una libertà che può avere riflessi importanti sulla personalità stilistica delle vetture».
Infine per quanto riguarda le differenze estetiche rispetto alle «gemelle» a motore termico, Nicola Danza dice che sono affidate a un gran numero di dettagli spesso nascosti, anche se la più evidente è la sparizione della griglia che consente di migliorare il Cx, peraltro sostituita da un trattamento che ribadisce la «corporate identity» della vettura. Tra le tante differenze invisibili c'è per esempio il sottoscocca, studiato per ottimizzare l'efficienza che per le auto elettriche è una priorità assoluta. «E poi – conclude – bisogna rispettare la tradizione Hyundai che prevede di ripensare ogni modello aggiuntivo con cambiamenti anche leggeri ma significativi rispetto al resto della gamma».